I riflettori non si spengono sulla storia di Andrea Manganaro, il vicequestore della Polizia di Stato, dirigente del commissariato di Leonforte per quasi nove anni, scomparso il 4 ottobre del 2003 in un tragico incidente di caccia. Impossibile non lasciarsi coinvolgere emotivamente dalla storia così ricca di epos, prodiga di suggestioni: il poliziotto intrepido, la caccia ai criminali, il rischio, il destino e un gruppo di colleghi – Stefano Genovese, ispettore capo, morto di recente, Mario Patania, ispettore capo, Sebastiano De Salvo, ispettore capo, Stefania Montò, attualmente dirigente Polmare di Messina -, che lo hanno supportato a loro volta, rischiando vita, carriera e famiglia. Non solo.
Le sofferenze di non essere creduti e la capacità di vincere in tribunale senza calcoli e tattiche, lasciando indietro la malasorte quando la strada saliva. Chi potrà dimenticare le catture di personaggi di spicco della malavita messinese come Jano Ferrara e Gioacchino Nunnari? Comprensibile qualche eccesso di entusiasmo, qualche giudizio sopra il rigo. Mantenendo la necessaria freddezza critica i paragoni con certi giganti dell’investigazione siciliana non sembrano troppo generosi, ma semmai rispecchiano l’abilità da “sbirro” di Manganaro e la bravura nello scegliersi i compagni d’avventura.
Perché in un gioco di squadra un “capo” deve essere attento a valorizzare i talenti di cui dispone: nel dare la caccia ai criminali nulla è così drammatico come i duelli per strada nel mettere le manette ai polsi di un ricercato, le fughe, gli appostamenti, la sfida pura sfrondata da ogni intervento esterno, ogni gioco di squadra, ogni trucco. Genovese, Patania, De Salvo e la Montò sono stati per lui un supporto fondamentale per entrare nelle case dei cosiddetti “picciotti” per stanare le prede.
Vent’anni dopo la sua tragica morte per ricordare la sua figura domani si svolgerà, “Diamo un calcio alla mafia“, facendo uno slogan di quello che è sempre stato l’obiettivo professionale di Manganaro. L’evento è organizzato dalla Pro Loco. La cittadina di Leonforte lo ricorderà con una cerimonia laica a scuola, nell’Istituto secondario di primo grado Giovanni Verga Dante Alighieri. Un incontro a scuola, con i pensieri dell’amico fraterno di Manganaro, il pediatra Paolo Mineo, e del professore Salvo La Porta, che fu sindaco nel periodo antecedente all’avvento di Manganaro e che in quegli anni divenne a sua volta amico del funzionario di polizia.
A parlare, oltre all’attuale dirigente del commissariato di via Borzì, il commissario capo Giuseppe Travagliante, sarà il presidente della Pro Loco. Josè Trovato, all’epoca giovane cronista di nera del Giornale di Sicilia, che conobbe e lavorò con Manganaro. “Ho impressa nel cuore l’immagine dell’attività del dottore Manganaro, che a Leonforte incontravi ovunque in quegli anni – afferma Trovato -. Era in mezzo alla strada, parlava con la gente, scopriva le storie più brutte e riusciva spesso a faceva sentire forte la presenza della Polizia di Stato alla gente. Condusse brillanti inchieste contro Cosa Nostra e mandò in galera padrini e picciotti di gruppi malavitosi che in quegli anni stavano cercando di organizzarsi, sotto l’egida del boss di Enna Gaetano Leonardo. E le sue indagini di quel tempo formarono una squadra di Pg che oggi rappresenta uno dei fiori all’occhiello della Questura di Enna. Per capire bene il concetto, basterebbe chiedere a qualunque investigatore o qualunque magistrato che abbia lavorato con questi ragazzi, nel frattempo diventati esperti poliziotti”.
E per non smettere di sognare che un mondo migliore è possibile – nonostante tutto – ecco una partitella di pallone tra i ragazzi delle scuole. E nel pomeriggio, nel campo Ambiente Sport di via dei Cento Comuni d’Italia a Leonforte, si sfideranno invece squadre composte da Polizia di Stato, Arma dei carabinieri, Guardia di Finanza, Magistrati, Polizia penitenziaria, Vigili del fuoco e Comune di Leonforte. Perché lo sport è una delle vie maestre lungo le quali ci si consola e ci dà speranze per superare ogni paura.
Ma al di là della retorica a noi spettatori di questa storia non resta che fare i conti con la fine prematura di un un uomo perché, come succede spesso, uno non si dà pace con il destino che non è mai giusto con i buoni. E così è necessario che i riflettori restino accesi sulla storia di Andrea Manganaro, il vicequestore della Polizia di Stato, dirigente del commissariato di Leonforte per quasi nove anni, scomparso il 4 ottobre del 2003. Cosa abbiamo imparato dalla sua vita? Ogni tanto la verità salta fuori, come fa il sole, quando sbuca la nebbia!