I giornali in particolare quelli di “destra” hanno sottolineato l’importante discorso del Nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Global Citizen Awards 2024 di New York, nel ricevere da Elon Musk il premio, la nostra premier in 13 minuti ha fatto un autorevole discorso, parlando anche di oikofobia: quella tendenza a disprezzare ciò che è occidentale. “Certo, è solo un discorso, sono parole. Da qui a trasformarle in azioni, in decisioni e legislazione, ce ne vuole. Ma aver le idee chiare è certamente il primo, indispensabile passo”. Ha scritto Federico Punzi su atlanticoquotidiano. (Occidente e conservatorismo: a New York il miglior discorso di Giorgia Meloni, 25.9.24)
Non solo, ci sono diverse e difficili sfide da affrontare nel nostro Paese, a cominciare da quelle economiche, tuttavia, servono anche questi convincimenti espressi dalla nostra premier. Tra l’altro è importante quello che ha detto in un programma tv l’attuale direttore editoriale de Il Secolo d’Italia, Italo Bocchino. “Una grande nazione come l’Italia, che ha un ruolo centrale geopoliticamente perché è un pontile nel Mediterraneo, deve avere buoni rapporti con gli Stati Uniti, con il presidente dell’Unione europea e con l’uomo più ricco del mondo, che è anche un genio e che riesce a fare”. Riferendosi alla Meloni, il direttore de Il Secolo, ha aggiunto: “La vera notizia è che ha ricevuto un premio importantissimo. È un segnale che il mondo conservatore riconosce a Meloni un ruolo di apripista. Meloni deve far parte dell’establishment mondiale. È il grande successo della Meloni”.
Qualcuno ha sottolineato la padronanza della lingua inglese, superiore a quella di ogni altro premier italiano di epoca recente. Sicuramente superiore all’inglese improbabile di Renzi e Conte. Ma sui contenuti del discorso pronunciato lunedì sera a New York da Giorgia Meloni, si sono soffermati in pochi. Forse perché non era un premier di sinistra, per il quale avremmo avuto caroselli e sbandieramenti. Fa eccezione Daniele Capezzone, nelle librerie in questi giorni con il suo ultimo libro, “L’Occidente, Noi e loro”. Con le dovute precauzioni mi sembra che in pochi minuti
la premier ha saputo parlare della crisi del nostro Occidente e rappresentare una visione di conservatorismo in termini molto efficaci dal punto di vista comunicativo, con una notevole densità e profondità di concetti.
Il primo quello del Nazionalismo occidentale, “Western nationalism”, usata da Anthony J. Constantini in un suo editoriale per Politico.eu per cogliere l’essenza del pensiero politico della premier italiana: “Non dobbiamo vergognarci di usare e difendere parole e concetti come nazione e patriottismo, perché rappresentano più di un luogo fisico; rappresentano uno stato d’animo a cui si appartiene condividendo cultura, tradizioni e valori”. L’Occidente è “più di un luogo fisico”, ha proseguito Meloni: “Con la parola Occidente noi non definiamo semplicemente i Paesi che hanno una specifica ubicazione geografica, ma una civiltà costruita nei secoli con il genio e i sacrifici di moltissimi… un sistema di valori in cui la persona è centrale, gli uomini e le donne sono uguali e liberi, e quindi i sistemi sono democratici, la vita è sacra, lo stato è laico e basato sullo stato di diritto”.
Oggi, però, abbiamo due rischi da contrastare. Il primo è l’odio di sé, di cui la cancel culture è la massima e più eclatante espressione, ma che si è insinuato e si manifesta in modi più sottili e subdoli anche nell’establishment, nelle classi dirigenti occidentali. Qui la premier ha citato il grande filosofo conservatore Roger Scruton e il suo concetto di “oicofobia”, dal greco oikos, casa, e fobia, paura. Oicofobia significa “l’avversione verso la propria casa. Un disprezzo montante, che ci porta a voler brutalmente cancellare i simboli della nostra civiltà, negli Stati Uniti come in Europa”. Infatti, l’ideologia del Cancel Culture che paventa la fine del mondo e della civiltà per mano dell’uomo occidentale, che viene considerato l’individuo più mostruoso e brutale del pianeta, colpevole di qualsiasi crimine, reo per il solo fatto di esistere. Così, sia “negli Stati Uniti che in Europa, persino negli ambienti scolastici e accademici, anzi soprattutto in questi, oltre che mediante l’uso dei media, si cerca di inculcare nei cittadini il disonore di essere ciò che sono, viene insegnato ai discenti a rinnegare se stessi, a disprezzarsi, a considerarsi colpevoli in quanto occidentali. Si è affermata una sorta di masochismo occidentale, sponsorizzato dalla sinistra, la quale vanta una egemonia culturale e intellettuale”. (Vittorio Feltri, L’Occidente suicida è la rovina del mondo, 25.9.24, Il Giornale)
Dall’altro “pretende spesso di essere superiore agli altri” e in questo Meloni intravede il secondo rischio. Questi due rischi si contrastano con la conoscenza di se stessi. Sul frontone del tempio di Apollo a Delfi, c’era scolpita la massima:“conosci te stesso”. Come popoli occidentali, dobbiamo “recuperare la consapevolezza di quello che siamo”, “cercare la risposta ai problemi del futuro avendo fiducia nei nostri valori: una sintesi nata dall’incontro tra la filosofia greca, il diritto romano e l’umanesimo cristiano”. Giorgia Meloni cita Ronald Reagan, un altro grande conservatore, per rispondere alle sfide e alle narrazioni dei regimi autoritari, quella dell’inevitabile declino dell’Occidente, basata sull’idea che le democrazie non riescano a dare risultati. “Soprattutto, – afferma Reagan – dobbiamo renderci conto che nessun arsenale, o nessuna arma nell’arsenale del mondo, è così formidabile quanto la volontà e il coraggio morale degli uomini e delle donne liberi. È un’arma che i nostri avversari nel mondo di oggi non hanno”. Molte cose ovviamente sono cambiate nel mondo dai tempi di Reagan, ma non quello che esprime Meloni: saper restare uomini e donne liberi. “La nostra libertà e i nostri valori,– afferma Meloni – e l’orgoglio che proviamo per essi, sono le armi che i nostri avversari temono di più. Non possiamo quindi rinunciare alla forza della nostra identità, perché sarebbe il miglior regalo che possiamo fare ai regimi autoritari. Quindi, in fin dei conti, il patriottismo è la migliore risposta al declinismo”. Infine, l’altro grande conservatore citato dalla premier è Giuseppe Prezzolini: “Chi sa conservare non ha paura del futuro, perché ha imparato le lezioni del passato”.
DOMENICO BONVEGNA
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