DUEMILA ANNI DI STORIA DELL’EUROPA

Anche questa volta in occasione della consultazione elettorale per il Parlamento europeo, ho letto un libro che riguarda l’Europa, e che libro, l’impegnativo studio di Oscar Halecki, “Il millennio d’Europa”, curato da Paolo Mazzeranghi, edito da D’Ettoris Editori (Crotone, 2023; e.30,90). Si tratta di ben 624 pagine, il lettore mi scuserà, ma ritengo doveroso giustificarmi di queste letture così impegnative. Ricordo a quelli che sono convinti di lavorare “solo loro”, che leggere un libro è un vero e proprio “lavoro”, faticoso, di estrema pazienza, che richiede tempo, rinunce, sacrifici. Soprattutto quando si tratta di opere specialistiche e scientifiche come queste.

Bisogna essere appassionati per la ricerca. Una premessa doverosa, magari rivolta a qualche editore che fa resistenza nel donarti un libro per recensirlo adeguatamente, come ho sempre fatto con si può verificare dalle mie collaborazioni con alcuni editori.

Halecki (1891-1973) è uno storico polacco, specialista in particolare di storia medievale e rinascimentale della Polonia, ha insegnato all’università jagellonica di Cracovia, poi all’università di Varsavia. Ha avuto incarichi di rappresentanza politica e culturale in sede europea. Invasa la Polonia dalle forze nazionalsocialiste di Hitler, e poi occupata dal regime comunista polacco, è rimasto fino alla sua scomparsa negli Stati Uniti d’America, dove insegna pr  incipalmente a New York alla Fordham University e alla Columbia University. E proprio in questa fase i suoi studi si occupano principalmente di Europa, nello stesso tempo animando gli ambienti intellettuali polacchi in esilio, sfuggiti, prima alla occupazione nazista e poi a quella del regime comunista. Halecki per la sua poderosa produzione letteraria, per quanto scomparso mezzo secolo fa in piena Guerra Fredda in una situazione mondiale assai diversa dall’attuale, per la profondità dell’analisi e per l’attenzione ai tempi lunghi della storia che lo accomunano ad altri grandi storici delle civiltà come Arnold Toynbee, Gonzague de Reynold, Christopher Henry Dawson, Henri Pirenne, Samuel Huntington, per fare qualche nome. Lo storico polacco riesce a fornire al lettore utilissimi elementi di comprensione non solo del passato, ma anche di eventi drammatici di cui siamo proprio oggi testimoni, oltre a indicare le condizioni imprescindibili per una sana unità europea.

Il millennio d’Europa (1963) è una delle opere più rilevanti dello storico polacco Oscar Halecki. Suddivisa in cinque parti, con Prologo e un Epilogo. Presentata dal curatore Mazzeranghi, con un’ampia nota sull’autore, definito storico e campione di Libertà. La prefazione al libro è di Hendrik Brugmans, uomo politico olandese, che ha fondato l’Unione dei federalisti Europei. “La storia d’Europa è qualcosa di miracoloso”. Scrive Brugmans. “Naturalmente, ciò non significa che Dio sarebbe stato più misericordioso verso questo continente che verso altri”. Tuttavia è un dato di fatto, “che, la storia della Cristianità coincise per molti secoli con quella dell’Europa”. Pertanto, ha ragione Halecki, “nel porre il Vangelo e la Chiesa al centro della sua opera”. Del resto “cristianesimo ed Europa quasi si identificavano sulla carta del mondo”.

L’opera di Halecki costituisce un articolato esame dei mille anni di vita consapevole dell’Europa, dalla metà del X alla metà del XX secolo, preceduti da un periodo almeno altrettanto lungo di preparazione in cui essa affonda le sue radici. In questo lunghissimo lasso di tempo, l’autore dedica una particolare attenzione all’Europa Centro-orientale e a una parte che non si può trascurare dell’Europa Orientale, territori che condividono, seppure in misura diversa, le tradizioni spirituali e culturali della parte occidentale e centro-occidentale dell’Europa.

La parte orientale dell’Europa che è stata per secoli un baluardo della Cristianità d’Occidente, secondo Halecki è destinata “a fornire un contributo essenziale alla rifondazione di una nuova Europa cristiana per il terzo millennio”. Peraltro i drammatici fatti di questi giorni che stanno interessando quest’area geografica confermano la solidità e l’attualità dell’analisi di Halecki.

Seguo la presentazione di Mazzeranghi per cercare di schematizzare la preziosa opera  di Halecki. Una prima parte si occupa dello studio della storia medievale polacca toccando gli aspetti particolari dell’Unione polacco-lituana, indicata anche come Confederazione o Commonwealth polacco-lituano, costituito nel 1569 a Lublino. Halecki non esita a paragonare questo Commonwealth, per importanza, alla formazione degli Stati Uniti d’America e della Confederazione Elvetica. Sia il primo che poi il secondo conflitto mondiale e l’assetto dell’Europa Orientale, dovuto agli accordi di Yalta, “lo spingono a dedicarsi a un esame più ampio della storia europea”, aprendo un confronto con i maggiori storici delle civiltà, sostanzialmente coetanei.

Approfondisce, attingendo alle fonti degli Archivi Vaticani, stabilendo un contatto con il Pontificio Istituto Orientale di Roma, le questioni riguardanti  i rapporti tra la Cristianità Occidentale e quella Orientale. Halecki si allontana da un certo modo di fare storia, quello specialistico, “scientifico”, per approdare a quello dell’esperienza umana, assegnando un ruolo determinante, seppure non esclusivo, ai fattori culturali, morali e religiosi, per la corretta interpretazione storica. Le due opere di Halecki che esprimono il senso nuovo di questo modo di fare storia, sono di Limits and Divisions of European History, del 1950 e The Millennium of Europe, del 1963, l’opera tradotta da D’Ettoris Editori. Le due opere sono collegate; la prima si sforza di “identificare e descrivere l’Europa, con la sua storia e il suo destino, attraverso una rigorosa disamina dei suoi confini cronologici e geografici”.

La seconda, più ponderosa, ripercorre la storia dell’Europa dalle origini fino alla Guerra Fredda e alla decolonizzazione. Peraltro Halecki in queste sue opere mette in discussione l’inadeguatezza della consueta periodizzazione della storia europea – antichità, medioevo, età moderna ed età contemporanea – e la conseguente necessità di sostituirla con una periodizzazione basata sull’individuazione, quantomeno per la maggior parte dei Paesi europei, di lunghi lassi di tempo caratterizzati dal medesimo subastrato culturale e dai medesimi snodi storici”.

In questo modo Halecki passa ad una “concezione dell’Europa non come area geografica ma come comunità morale e storica, la cui cifra fondamentale è l’unità nella diversità”. Due Europa frutto della comune eredità classica e cristiana, la seconda, frutto dell’eterogeneità  dei suoi popoli. Halecki distingue in successione, l’”era europea”, l’”era mediterranea”, per poi arrivare a un’”era atlantica”. Lo studioso polacco lamenta che la storiografia europea ha trascurato almeno mille anni di storia di vasti territori del subcontinente europeo, che da sempre si sentivano parte integrante dell’Europa e fedeli consapevoli alla Chiesa di Roma. Non solo sempre questi territori per mille anni hanno essenzialmente difeso la Cristianità d’Occidente dalle minacce da Oriente, sia che provenissero da popoli nomadi di scarsa civiltà, ma di rilevante potere offensivo, ma anche dagli islamici e dagli slavi.

Alcune di queste offensive molto simili a un pericoloso cocktail ideologico, di astio religioso, dispotismo orientale e imperialismo militarista. Mazzeranghi sceglie una citazione abbastanza lunga per presentare The Millennium, “Nel tredicesimo secolo […] parve che la philosophia perennis avesse stabilito un’armonia durevole non solo tra fede e ragione […] la tradizione cristiana e quella umanista”. Poi il cristianesimo è stato “abbandonato da tanti della classe dirigente europea e diviso in confessioni rivali, per opera di pretesi riformatori della Chiesa”. In pratica per Halecki, “i tentativi di dar vita a una cultura che fosse europea senz’essere cristiana, furono iniziati dalla corrente neopagana dell’umanesimo e ripresi sotto lo slogan dell’illuminismo”.

In Halecki troviamo un ritorno alla filosofia e alla teologia della storia. Sostanzialmente si richiama al De Civitate Dei di S. Agostino. Sempre seguendo la presentazione di Mazzeranghi, possiamo sostenere che il professore polacco è certamente uno storico per l’Europa futura. Pur essendo schierato, essendo cattolico, polacco, anticomunista, rifugge da letture semplificate. Nel descrivere l’eredità classica, distingue quella greca da quella romana, e quest’ultima in repubblicana e imperiale. Successivamente evidenzia tutti i problemi relativi all’esistenza e alla coesistenza di due Cristianità a pieno titolo, quella Occidentale e quella Orientale. In questo lavoro da un’opera continua di “dissezione”. Affronta l’impegnativo tema del Sacro Romano Impero: la sua nascita, la sua funzione, la sua reale rappresentatività della respublica Christiana. Un impero che si è realizzato nel territorio dell’impero romano. Per quanto riguarda l’impero è da apprezzare il suo sguardo attento all’interessante esperienza di Ottone III [di Sassonia (980-1002), che è stato, forse, l’unico imperatore che ha attuato l’unità nel rispetto delle diversità dei popoli europei, sarà una grande sfida che impegnerà il nostro per un’Europa sovranazionale e atlantica. Diversi sono i nodi non risolti e le ambiguità che emergono dagli studi di Halecki come la crisi del Commonwealth cristiano con la nascita del mondo moderno, che è una prospettiva concettuale, un sostanziale allontanamento da Dio, sia sul piano individuale che su quello sociale, una caratteristica  della Cristianità medievale.

Con la Modernità della vita europea post-rinascimentale, il potere politico non più influenzato dai limiti tradizionali, la nascita degli Stati nazionali,“precipitano il Continente in secoli di guerre incessanti quanto insensate, all’insegna della politica di potenza e della vana ricerca  di equilibri basati sulla sistematica aggressione di vicini ritenuti a ragione o a torto minacciosi”. Contemporaneamente questa Europa della Modernità “finisce per esportare i suoi morbi nel mondo aperto dalla stagione delle esplorazioni, causando gli aspetti più detestabili e predatori del colonialismo, in stridenti contrasto con i tanti elementi di sana civilizzazione e di missione”. Poi si giunge alla Rivoluzione Francese, dove lo Stato Moderno, attraverso le ideologie rivoluzionarie, distrugge gli avversari sia interni che esterni, come incarnazione del male assoluto, da distruggere senza pietà. Tutto questo crea “le premesse per le immani stragi dei conflitti mondiali e per la nascita dei totalitarismi contemporanei”.

Naturalmente il lettore del libro non troverà analisi sulla fine dell’impero ideocratico socialcomunista sovietico, perché Halecki muore nel 1973. Non solo non vede il fallimento dell’Europa che rifiuta l’ethos che l’ha fatta nascere. Il testo stimola l’approfondimento e la discussione, l’integrazione e la contrapposizione con le tesi di altri autori, degli di essere presi in considerazione. Ricostruire il cammino dell’Europa, scartando le varie “Leggende rosa”, inutili e dannose per una vera ricostruzione. Mazzeranghi conclude la sua presentazione rendendo omaggio ai vari storici delle civiltà, come Reynold, Dawson e Halecki, che ci richiamano al ruolo magisteriale della Storia, oggi purtroppo da molti sfregiato. Questi storici ci aiutano a comprendere la storia nei suoi tempi e in particolare lo studio di una civiltà che imprime ai suoi membri delle caratteristiche originate dall’ambiente fisico, dalla cultura, dalla religione, dalle istituzioni plurisecolari. Halecki in uno scritto del 1954, sostiene che gli studiosi, “pur combattendo senza armi materiali, possono essere, al pari dei militari, soldati ed eroi della libertà”. La scientificità di un libro si constata anche con le numerose note e riferimenti bibliografici dell’autore, ma in questo caso anche con le numerose note del curatore che riguardano i riferimenti ai libri, ai periodici, ai congressi. Una piccola nota a margine vorrei farla anch’io, ma vale anche per altri libri di questo genere, manca una cartina geografica adeguata, o almeno della mappe storiche, per seguire le complesse vicende storiche. A meno che vi mettete davanti un atlante storico-geografico per seguire i nomi delle città, le battaglie, i confini.

Concludo offrendo, almeno, una schematizzazione degli argomenti proposti dal libro. Si parte col Prologo: Il primo millennio del cristianesimo.

Parte I: La formazione dell’Europa nel secolo X.

Parte II: Il “commonwealth” cristiano.

Parte III: La grande transizione.

Parte IV: Dalla “republique chretienne” alla “grande republique”.

Parte V: L’apice e il crollo del predominio dell’Europa nel mondo.

Epilogo: Alle soglie del prossimo millennio.

DOMENICO BONVEGNA

dbonvegna1@gmail.com