Eleonora Scrivo (ActionAid): vedo un Paese che fatica a sostenere e includere le fragilità

Questa che stiamo per raccontarvi è una storia reale di come si vive al Sud. La protagonista abita a Reggio Calabria ma l’esperienza maturata è simile a quella di chi cresce a Messina, Catania o Palermo. Storie di fragilità, rinascite, sviluppo ma anche di delusioni e perdita di valori. Si dice che in questi casi l’alternativa sia emigrare in cerca di una vita migliore. Eleonora Scrivo di  ActionAid  ci prende per mano per condurci sulla strada di zone dimenticate dalle istituzioni: perché per i signori dei palazzi è più facile promettere che mantenere gli impegni.

A conti fatti interessa relativamente chi è il buono e chi il cattivo o se la vita che offrono alle famiglie è priva di opportunità… Persone come Eleonora hanno provato a fare la cosa che ritenevano più giusta: scegliere la causa più meritevole, spiegare ai giovani l’educazione civica. Perché solo conoscendo bene i nostri diritti e i doveri si diventa uomini migliori. La lezione che ho imparato dai tanti scandali portati alla luce è che se vogliamo metterci nelle condizioni di essere padroni del nostro destino, senza aspettarci una elemosina che non arriverà, dobbiamo studiare, studiare, studiare. Solo così saremo liberi di decidere.

Eleonora Scrivo dalla tua finestra che Paese vedi?

Vedo un paese che fatica a sostenere e includere le fragilità e le vulnerabilità e in cui è estremamente difficile, soprattutto, essere giovane, essere donna ed essere anziano.

ActionAid è un’associazione internazionale indipendente che lavora in Italia: a che cosa punta la vostra attività?

La nostra strategia decennale Agorà 2028 mette al centro le persone e le comunità che vivono in condizioni di marginalità, con la profonda convinzione che esse possano essere protagoniste del cambiamento. Realizzare questo cambiamento significa lavorare a fondo, sulla qualità della democrazia: solo in una democrazia vera e non formale le persone risultano protagoniste, a partire da quelle più escluse. Migliorare la democrazia significa semplicemente fare in modo che il potere sia davvero delle comunità che dialogano e prendono decisioni nell’interesse comune. Agorà 2028 si incardina su tre pilastri programmatici: “diritti”, “redistribuzione” e “resilienza politica e sociale”:  i diritti di individui e comunità non possono essere soddisfatti senza reale redistribuzione del potere (e dunque delle risorse, delle conoscenze, dell’accesso ai mezzi di creazione della ricchezza in generale) e continueranno a essere minacciati senza il rafforzamento degli spazi di resilienza di comunità in cui le persone abbiano davvero la possibilità di esprimersi e concorrere a migliorare la società.

Quanto è importante partire dalla base, cioè dalla famiglia, specie nelle cosiddette periferie?

Credo, come dicevo su, che sia importante guardare alle persone, in primis e, successivamente, ai fattori ambientali e relazionali che contribuiscono alla loro crescita e al loro sviluppo. Quando funziona armoniosamente un eco sistema a livello politico e sociale, allora, inevitabilmente, tutte le strutture connesse e i singoli ne beneficiano. L’insieme di attori che, a vario titolo, compongono la matrice educativa devono collaborare per diventare comunità, quando questo avviene, anche la distanza centro/periferia viene annullata e la famiglia diventa parte di un processo virtuoso.

Come siamo messi con il diritto all’Istruzione?

In Italia la spesa per l’istruzione ha subito dei tagli negli ultimi anni (passando dal 4,6% del 2009 al 3,8% del 2017 del PIL- Eurostat). Il 14,5% dei giovani e delle giovani abbandonano precocemente la scuola (vs 10,6% media europea nel 2018 – Eurostat). Sono soprattutto ragazzi, chi vive al Sud e quelli di origine straniera. Il 27,8% dei giovani e delle giovani 30-34 anni sono laureati (vs 40,7% media europea nel 2018 – Eurostat). Tra i quindicenni italiani, 21% hanno un livello di lettura al di sotto del livello base; 23% in matematica; tali numeri salgono rispettivamente al 29% e al 36% nelle famiglie povere; e sono del 30% e del 34% nel Mezzogiorno

Con l’emergenza Covid la situazione si è ulteriormente aggravata poiché il 12,3% dei giovani e delle giovani (6- 17 anni) non ha un computer o un tablet a casa e ​la metà di chi non ne ha uno si trova nel Mezzogiorno, dove il problema riguarda quasi il 20% dei giovani e delle giovani ​;il 57% di chi ne possiede uno lo deve condividere con altri​; il 42% dei minori e delle minori vive in condizione di sovraffollamento in casa​; il 7% è in grave disagio abitativo.​

Il 6% di tutti gli studenti e le studentesse non ha avuto accesso a nessun tipo di didattica on line, perché non offerta dagli insegnanti o perché non possiedono devices tecnologici e/o connessione internet. ​

ActionAid, attraverso i suoi progetti come OpenSpace, attivo in quattro città d’Italia tra cui Reggio Calabria, lavora per contrastare la povertà educativa di circa 4000 minori dagli 11 ai 17 anni offrendo loro opportunità culturali, formative, e sociali.

La politica italiana, nel tuo caso calabrese, in che percentuale ha colpe, se ne ha, nella mancanza di modelli e riforme sociali?

Ti rispondo con una percentuale sì, ma che riguarda l’affluenza alle urne alle ultime regionali in Calabria, il 54%, tasso che comprende anche i votanti residenti all’estero. Finché questo triste dato di disaffezione resterà a livelli così allarmanti, non potremo parlare per la nostra regione di “qualità della democrazia” e partecipazione politica.

Come si debella la criminalità? /Se chi gestisce le Istituzioni non premia il merito da chi sarà valutato il cittadino senza raccomandazioni? / Non c’è il rischio che, purtroppo, alla fine la mancanza di regole certe, percorsi trasparenti, valutazioni credibili, a farla da padrone sono solo i figli di…?

Un processo educativo complesso che sostenga il diritto di cura, il sistema dell’istruzione e della formazione e l’accesso al mondo del lavoro, assieme al reale coinvolgimento dei giovani nei processi decisionali e nella partecipazione democratica sono la strada da percorrere per contribuire ad un reale cambiamento sia della classe dirigente, sia del tessuto sociale e produttivo. Da questo ne derivano, naturalmente, una riduzione del rischio di devianza criminale ed una maggiore trasparenza.

Nella tua esperienza tra tante storie che hai certamente conosciuto quale ti ha emozionato di più e perché?

Più che singole storie, voglio ricordare due eventi che poi sono sintesi di percorsi individuali e collettivi. Sicuramente la campagna per la riapertura degli asili nido comunali a Reggio, nel 2014, dopo la loro chiusura a causa del dissesto finanziario del comune, nel 2012 e due anni fa la decisione dell’Associazione nazionale magistrati di celebrare l’anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio nel quartiere di Arghillà, in una giornata culminata nella partita giudici/giovani Neet del nostro progetto Lavoro di Squadra

Dobbiamo sempre avere la speranza di avere una speranza: a chi ti chiede aiuto cosa prometti o consigli?

Sicuramente nessuna promessa e anche sui consigli, non mi sento tanto forte, più che altro faccio un appello alla fiducia, prima di tutti in sé stessi e nella propria scintilla, unica e inimitabile. Solo così, poi, si può avere fiducia negli altri e permettersi di essere fragili e accettare aiuto.

 

IMG Press ringrazia per le foto Maiorana e Vazzana