Il Rapporto Italia, giunto quest’anno alla 34a edizione, ruota attorno a 6 capitoli, ciascuno dei quali offre una lettura dicotomica della realtà esaminata. Ogni capitolo è illustrato attraverso 6 saggi e 60 schede fenomenologiche. Vengono affrontati, quindi, attraverso una lettura duale della realtà, temi che l’Istituto ritiene rappresentativi della attualità politica, economica e sociale del nostro Paese.
Le dicotomie tematiche individuate per il Rapporto Italia 2022 sono:
CONSERVAZIONE/CAMBIAMENTO • PRESENZA/ASSENZA • ARRETRATEZZA/MODERNITÀ • ORDINARIO/STRAORDINARIO • MONETA/MONETE • UNIVERSO/METAVERSO
Ad arricchire il Rapporto, le indagini campionarie che, nell’edizione di quest’anno, hanno sondato alcuni dei temi tradizionalmente osservati dall’Eurispes: la fiducia nelle Istituzioni; il Presidenzialismo; i conflitti internazionali e la crisi energetica; la situazione economica delle famiglie e i consumi; il sistema della giustizia; le nuove tecnologie; l’opinione sui temi etici; il rapporto con il mondo animale e numerosi altri contenuti di stretta attualità.
Nelle considerazioni generali che aprono il Rapporto il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, ha voluto sottolineare: «Mai avremmo pensato di dover presentare il Rapporto Italia in una situazione segnata dal sommarsi della emergenza della pandemia del Covid, una tragedia che continua a mietere centinaia di vittime ogni giorno, con l’emergenza della guerra che si è aperta inaspettatamente nel nostro continente. Come comunità italiana dobbiamo oggi riflettere anche per prendere coscienza dei limiti dei nostri sistemi conoscitivi. Un dato è certo: le due emergenze si sono rivelate al mondo come fatti sorprendenti, inattesi, imprevedibili. Questo è il punto su cui riflettere, pensando a quanto sia controproducente e lontana da ogni riferimento etico la posizione di chi ha giustificato i propri evidenti limiti di analisi, conoscenza e previsione, definendo queste emergenze semplicemente delle “sorprese strategiche maggiori”».
«Ci troviamo, dunque, – prosegue Fara – in un momento di passaggio cruciale, in uno snodo della storia carico di indeterminatezza per il futuro, e questo vale particolarmente proprio per noi, per l’Europa». E in questa direzione: «Nel discorso tenuto lo scorso 3 maggio a Strasburgo alla plenaria del Parlamento europeo, il Presidente Mario Draghi ha voluto tracciare le linee dei nuovi Stati Uniti d’Europa dando indicazioni precise per affrontare la attuale crisi che ha definito “insieme umanitaria, securitaria, energetica ed economica”. Un federalismo europeo, dunque, che impegni gli Stati membri in maniera differente rispetto al passato su alcuni temi fondamentali per la tenuta stessa dell’Unione: una Difesa unica, nuove politiche di efficientamento e approvvigionamento energetico, revisione del Patto di Stabilità e delle regole fiscali, coordinamento comune nella gestione dei flussi migratori e, infine, una nuova apertura dell’Europa per accelerare l’ingresso nell’Unione non solo dell’Ucraina, ma anche di altri paesi ad Est e per ultima, ma non ultima, la necessità di superare il meccanismo dell’unanimità nelle decisioni strategiche. Ancora più importante il ruolo di dialogo e mediazione che l’Europa deve occupare nello scenario internazionale».
«Nel passaggio storico che stiamo vivendo, conclude il Presidente dell’Eurispes, occorre operare per la costruzione di una “Buona Società”. Ciò significa, al di là di ogni possibile rigurgito o tentazione ideologica, agire per la identificazione e condivisione del punto di equilibro di una vera coesione sociale. Un nuovo patto sociale che si basi sulla affermazione o, meglio, sulla riaffermazione di quei valori umani indicati dalla Costituzione italiana sui rapporti etico-sociali; valori esplicitati come diritti e doveri alla solidarietà, come responsabilità verso se stessi e gli altri, come apertura al merito.
Questi ultimi due anni segnati prima dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina, hanno messo a dura prova il Paese ma, nello stesso tempo, hanno evidenziato la sua capacità, talora inattesa, di resistere e il valore di alcune sue componenti. E questo nonostante ci sia una politica che non rinuncia agli antichi vizi e irresponsabilmente rema contro la stabilità ricercata nell’attuale momento di crisi ed emergenza dal Governo e dal Presidente della Repubblica.
C’è evidentemente un’Italia che funziona, che è in grado di esprimere una elevata qualità di azione. Insomma, “un’Italia che c’è”, è pronta. È da qui si può ripartire».
RESTA ALTO IL CONSENSO PER IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, PER LE FORZE DELL’ORDINE, LE FORZE ARMATE E L’INTELLIGENCE. SCUOLA E UNIVERSITÀ SONO UN PUNTO SALDO PER GLI ITALIANI. VOLONTARIATO E PROTEZIONE CIVILE CONTINUANO A RISCUOTERE UN DIFFUSO APPREZZAMENTO. PIÙ DELLA METÀ DEGLI ITALIANI HA FIDUCIA NELLA CHIESA.
Alla domanda su come si sia modificato nell’ultimo anno il livello della fiducia dei cittadini nei confronti delle Istituzioni, sia pubbliche sia private, che operano nel nostro Paese su diversi livelli, tre cittadini su dieci, il 30,3%, hanno riferito una diminuzione della propria fiducia, mentre solo uno su dieci ha indicato un aumento (10,1%).
Entrando nel dettaglio delle singole Istituzioni, i risultati dell’indagine dell’Eurispes hanno prodotto i seguenti risultati in termini di fiducia: il Presidente Sergio Mattarella mantiene il consenso già espresso dagli italiani negli anni scorsi (55,6%); il Parlamento raccoglie poco più di un quarto dei consensi presso i cittadini (25,4%); per l’Esecutivo i fiduciosi rappresentano più di tre terzi degli italiani (35,1%); alla Magistratura si affidano circa quattro cittadini su dieci (41,3%). I sostenitori dei Presidenti di Regione sono il 38,2%.
La maggioranza degli italiani esprime fiducia nei confronti dei Carabinieri (55%); positivo anche il risultato della Guardia di Finanza (59,6%). Il 60,3% dei cittadini apprezza il lavoro della Polizia di Stato.
La Marina Militare raccoglie il consenso di sette italiani su dieci (70,3%). L’Aeronautica Militare vede attestarsi il numero di quanti si dichiarano fiduciosi al 68,7%. L’Esercito Italiano ottiene il 66,5% dei consensi. Buono anche il giudizio nei confronti della Guardia Costiera, inserita nella rilevazione a partire dallo scorso anno, con il 69,4% dei giudizi di apprezzamento. L’Intelligence del nostro Paese ottiene il riconoscimento della maggior parte del campione (56,6%).
I Vigili del Fuoco si attestano all’85,8% dei giudizi positivi. La Polizia penitenziaria ottiene un consenso pari al 59%. La Polizia locale è apprezzata nel 43,3% dei casi.
La Scuola è al 71% dei consensi. Un risultato simile a quello dell’Università (75,1%). La Protezione civile raggiunge un gradimento del 79%. Buono anche il sentimento che lega i cittadini alla Chiesa (54,4%). Le altre confessioni religiose, differenti dunque da quella cattolica, raccolgono invece il 40% del numero dei fiduciosi. Molto apprezzate anche le Associazioni di volontariato (70,7%). Il gradimento nei confronti dei Sindacati arriva al 45,2%, mentre i partiti sono al 29,1% e la Pubblica amministrazione al 39,7%.
Le associazioni degli imprenditori ottengono la fiducia del 39% del campione e le associazioni dei consumatori del 52,4%.
ITALIANI PIÙ FAVOREVOLI ALL’ELEZIONDE DIRETTA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO RISPETTO A QUELLA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. UNA MAGGIORE AUTONOMIA DELLE REGIONI È AUSPICATA DAL 67,3% DEI CITTADINI. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NON DEVE ESSERE PER FORZA UN POLITICO, BASTA CHE SIA UNA PERSONA ADATTA AL RUOLO (53,3%), CHE SIA ONESTO (24,4%) E METTA GLI INTERESSI DEL PAESE AL PRIMO POSTO (23,9%). PER IL 63,8% DEGLI ITALIANI LE RISORSE DEL PNRR NON SARANNO UTILIZZATE CORRETTAMENTE. LA MANUTENZIONE E LA MESSA IN SICUREZZA DELLE OPERE ESISTENTI SAREBBERO GLI INTERVENTI PIÙ URGENTI.
Presidente della Repubblica: l’elezione diretta divide a metà il campione
Poco più della metà degli italiani (51,5%) non è a favore dell’introduzione dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Confrontando le risposte ottenute lo scorso anno, nella rilevazione del 2021, permane la spaccatura tra contrari e favorevoli: il 50,8% non era favorevole, mentre lo era il 49,2%.
Ben accolta la possibilità dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio
L’elezione diretta del Presidente del Consiglio invece è caldeggiata dal 58,1% dei cittadini (i contrari sono il 41,9%).
Più potere al Governo rispetto alle Regioni? Prevale il fronte del no
Anche il tema di un maggiore potere al Governo rispetto alle Regioni risulta essere divisivo: non convince il 51,5% degli italiani, mentre il 48,5% si dichiara favorevole.
L’autonomia delle Regioni: auspicata dalla larga parte dei cittadini
Una maggiore autonomia per le Regioni infine è auspicata da quasi 7 italiani su 10 (67,3%+12,6% rispetto al dato 2021), contro poco meno di un terzo di quanti si dichiarano contrari (32,7%).
Il ruolo del Presidente della Repubblica si sta evolvendo?
Il 71,4% dei cittadini intervistati ritengono che la figura del Presidente della Repubblica negli ultimi anni non stia esercitando un ruolo che va al di là di quanto previsto dalla Costituzione, mentre il 28,6% afferma che ciò stia accadendo.
Sull’attribuzione di maggiori poteri e responsabilità al Presidente della Repubblica, il 51,7% degli italiani si dichiara poco o per niente convinto. Ma il Paese è, tutto sommato, diviso dall’idea di una svolta presidenzialista, con il 48,3% di chi è invece favorevole.
L’identikit del Presidente del Consiglio secondo gli italiani
Alla guida del Paese, in qualità di Presidente del Consiglio, gli elettori dichiarano di volere, soprattutto, una persona idonea e adatta al ruolo (53,3%), indifferentemente dalla sua appartenenza o estraneità dalla politica. Il 29,9% dei cittadini preferisce una figura esterna alla politica, mentre il 16,8% ritiene idonea una personalità della politica. Tra le caratteristiche più importanti, l’onestà è la prima qualità indicata dai cittadini (24,4%); segue la propensione a mettere al primo posto gli interessi del Paese (23,9%), due caratteristiche che da sole attirano quasi la metà delle preferenze (48,3%). Seguono, l’autorevolezza internazionale (15,6%), la competenza (14,6%), la capacità di mediazione (11,2%), e la decisione (7,2%).
Che cosa pensano gli italiani del Pnrr?
Riguardo al Pnrr, il 63,8% degli italiani non crede nel corretto utilizzo dei fondi; più di un terzo degli italiani, il 36,2%, si dichiara invece fiducioso che le risorse verranno correttamente utilizzare.
Pnrr, quale utilizzo per le risorse destinate alle infrastrutture?
Il 25,5% dei rispondenti vorrebbe le risorse impiegate per la manutenzione e la messa in sicurezza delle opere esistenti, affermando una fragilità percepita delle nostre infrastrutture. Il 24,8% guarda al futuro, prediligendo la conversione ecologica delle infrastrutture presenti, mentre il 24,5% vorrebbe interventi mirati a colmare il ritardo infrastrutturale del Mezzogiorno. Solo 1 italiano su 10 (10,2%) vorrebbe che i fondi venissero impiegati per la creazione di grandi opere.
IL 59,1% DEGLI ITALIANI RITIENE IMPORTANTI IL GIUDIZIO E LA FIDUCIA CHE L’UNIONE EUROPEA RIPONE NEL NOSTRO PAESE. LA NOSTRA RAPPRESENTAZIONE NEL MONDO E I NOSTRI SUCCESSI NELLA CULTURA, NELLA MUSICA, NELLO SPORT, NEL CINEMA E NELLA CUCINA CI INORGOGLISCONO E CI UNISCONO COME ITALIANI. LE PAURE DEGLI ITALIANI IN QUESTO MOMENTO SI CONCENTRANO SUL TIMORE DI UN POSSIBILE CONFLITTO MONDIALE (84,3%) E SULLA CRISI ENERGETICA (87,2%).
Il giudizio dell’Europa conta
Secondo i dati rilevati dall’Eurispes, il 59,1% degli italiani ritiene importanti il giudizio e la fiducia che l’Unione europea ripone nel nostro Paese; di contro, il 40,9% dei cittadini non dà importanza a questo aspetto.
Fieri di essere italiani
Ai cittadini è stato chiesto in quale misura si sentano orgogliosi quando il nostro Paese ottiene riconoscimenti/successi internazionali. I riconoscimenti in àmbito culturale sono sentiti dal 79,5% degli italiani, mentre l’83,6% si sente orgoglioso dei successi nel settore musicale. I film nostrani che hanno successo a livello internazionale suscitano orgoglio nell’82,8% dei casi. Le vittorie nelle discipline olimpiche inorgogliscono l’81,9% degli italiani, mentre i successi del calcio rendono fieri il 72,2%. Una cucina esportata e copiata in tutto il mondo rappresenta un vanto per l’84,6% mentre poco meno della metà degli italiani si sente orgoglioso del nostro Paese sul fronte dei riconoscimenti internazionali in àmbito politico (47%).
Le preoccupazioni che affliggono gli italiani: al primo posto i conflitti internazionali
Guardando “fuori casa”, 1 italiano su 4 (25,8%) si dice preoccupato per i conflitti internazionali; il 19,2% è preoccupato dall’aumento dei costi di luce e gas, mentre l’insicurezza del lavoro preoccupa il 14,3%. L’emergenza sanitaria e le preoccupazioni legate alla salute turbano ancora il 14,3% dei cittadini e il 7,4% che teme la possibilità di ammalarsi. La crisi climatica è fonte di preoccupazione nel 6,8% dei casi. La sicurezza della propria città/paese preoccupa il 3,8% e il 3,6% teme l’immigrazione.
Crisi energetica e conflitti: le eventualità che più ci fanno paura
Entrando ancora di più nel dettaglio, l’84,3% degli italiani è preoccupato dalla possibilità di un conflitto mondiale. Ma la crisi energetica preoccupa anche di più (87,3%). L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia preoccupa l’83,2% degli italiani, mentre l’atteggiamento di alcuni paesi come Cina, Brasile e India verso l’emergenza climatica è fonte di ansie per il 75,7% dei cittadini. Meno preoccupante sembra essere l’espansionismo economico della Cina, che in ogni caso suscita la preoccupazione di più della metà del campione (56,1%).
IL 65,9% DEGLI ITALIANI NON HA FIDUCIA NEL NOSTRO SISTEMA GIUDIZIARIO. SOLO L’8% RITIENE CHE LA GIUSTIZIA FUNZIONI BENE, LA MALAGIUSTIZIA SAREBBE CAUSATA, SECONDO I CITTADINI, SOPRATTUTTO DALL’ECCESSIVA LENTEZZA DEI PROCESSI. DI FRONTE AD UN TORTO SUBÌTO CONFIGURABILE COME REATO O ILLECITO, PIÙ DI 1 CITTADINO SU 4 PREFERISCE NON DENUNCIARE. GLI ITALIANI SONO COMPATTI NELL’AFFERMARE CHE I GIUDICI DEBBANO ESSERE GIUDICATI CON LO STESSO SISTEMA APPLICATO A TUTTI I CITTADINI (80,2%), CONVINCE MOLTO MENO MA SEMPRE IN MAGGIORANZA L’IDEA SECONDO CUI L’AZIONE DEI GIUDICI SAREBBE CONDIZIONATA DALL’APPARTENENZA POLITICA (57,8%).
Giustizia: due cittadini su tre non si fidano
Due cittadini su tre (65,9%), secondo quanto emerso dall’indagine condotta dall’Eurispes, dichiarano di non avere fiducia nel nostro sistema giudiziario, mentre il 34,1% esprime il proprio consenso.
Malagiustizia in Italia: le cause principali
Il 23% dei cittadini indica come motivazione principale del malfunzionamento della giustizia l’eccessiva lentezza dei processi, il 19,8% risponde che i cittadini non sono tutti uguali davanti alla legge, il 13,6% sostiene che le cause vadano ricercate nell’assenza di certezza della pena, il 12,1% si appella a cause non ricomprese tra quelle proposte, l’11,9% afferma che le cause siano da ricercare all’interno delle scelte sbagliate operate dai magistrati, l’11,6% che le leggi sono inadeguate. Solo l’8% asserisce che la giustizia in Italia funziona bene.
Di fronte ad un torto subìto configurabile come reato o illecito, più di 1 cittadino su 4 non denuncia
Oltre la metà dei cittadini, il 52,4%, non si è mai trovato nella condizione di difendersi da un reato o da un illecito; il 20,3% ha deciso di sporgere denuncia, mentre la restante parte, il 27,3%, ha preferito non farlo per una serie di ragioni: l’11% confessa che i fastidi di un procedimento legale erano superiori ai vantaggi che avrebbe ottenuto denunciando, il 10,1% dichiara di aver desistito dall’intento per non dover sostenere spese legali e il 6,2% perché sfiduciato nei confronti della giustizia, dalla quale pensava non avrebbe avuto una riparazione a quanto subìto.
Responsabilità dei giudici e compiti della Giustizia
L’80,2% degli italiani intervistati sostiene che i giudici debbano essere giudicati con lo stesso sistema applicato a tutti i cittadini, il 78,2% che il primo compito della giustizia è garantire una pena adeguata per chi ha sbagliato, il 60,5% che il compito principe della giustizia è favorire il recupero ed il reinserimento sociale di coloro che sono stati condannati per gli errori commessi; infine, il 57,8% perora la causa secondo cui l’azione dei giudici sarebbe condizionata dall’appartenenza politica.
Sanzioni e misure alternative alla detenzione
L’84,2% degli italiani non è favorevole al reinserimento della pena capitale nel nostro ordinamento giuridico, il 75,3% non è favorevole all’abolizione della detenzione a vita, il 72,7% non è favorevole alla liberazione anticipata e il 70,5% non è favorevole alla detenzione domiciliare, all’affidamento in prova ai servizi sociali e alla detenzione domiciliare.
ITALIANI A FAVORE DELLA TUTELA GIURIDICA DELLE COPPIE DI FATTO (67,1%). TORNA A CRESCERE IL NUMERO DEI FAVOREVOLI ALL’EUTANASIA (DAL 70,4% DEL 2021 AL 74,9% DEL 2022). IL TESTAMENTO BIOLOGICO RESTA UN’OPZIONE LARGAMENTE ACCETTATA (69,3%). IL MATRIMONIO “EGUALITARIO” TROVA FAVOREVOLI IL 61,3% DEGLI ITALIANI. L’ADOZIONE PER LE COPPIE FORMATE DA PERSONE DELLO STESSO SESSO GENERA ANCORA OGGI UN CERTO GRADO DI CHIUSURA: MENO DELLA METÀ SI DICE D’ACCORDO (48,3%). DIVERSO SAREBBE INVECE IL CASO DELL’APERTURA ALLE ADOZIONI DI BAMBINI DA PARTE DI SINGLE, OPZIONE PER LA QUALE PREVALGONO I GIUDIZI POSITIVI (55,8%). L’ETEROLOGA OTTIENE IL FAVORE DEL 56,9%, MENTRE LA MATERNITÀ SURROGATA VEDE PREVALERE IL FRONTE DEI CONTRARI (63,6%). LA POSSIBILITÀ DI AUTORIZZARE IL CAMBIAMENTO DI SESSO TRAMITE AUTODICHIARAZIONE DELL’INTERESSATO, ANCHE SENZA CERTIFICAZIONI MEDICHE, TROVA D’ACCORDO MENO DI QUATTRO ITALIANI SU DIECI (37,6%). SUL RICONOSCIMENTO DELLE IDENTITÀ DI GENERE CHE NON SI RISPECCHIANO NEL FEMMINILE O NEL MASCHILE C’È INVECE MAGGIORE CONSENSO (49,2%; I CONTRARI SONO IL 50,8%). LA LEGALIZZAZIONE DELLE DROGHE LEGGERE (HASHISH E MARJUANA) TROVA FAVOREVOLI POCO PIÙ DELLA METÀ DEGLI ITALIANI (52,3%). IL 49,1% SI DICE A FAVORE DELLA LEGALIZZAZIONE DELLA PROSTITUZIONE. PER QUANTO RIGUARDA I TEMI LEGATI AL MONDO ANIMALE, REGISTRIAMO UN NO DECISO ALLA VIVISEZIONE DA LABORATORIO SUGLI ANIMALI (82,7), ALLA CACCIA (76,1%) E ALLE PELLICCE (82,1%).
Tutela giuridica delle coppie di fatto indipendentemente dal sesso: a favore nel 65,1% dei casi
Su questo tema si assiste ad un andamento altalenante delle opinioni nel tempo: nel 2019 il 65,1% si dichiarava favorevole, nel 2020 la percentuale è cresciuta sino al 67,8%, nel 2021 si registra un leggero calo (64,4%) colmato poi nel 2022, con il 67,1% delle risposte favorevoli che si avvicinano al risultato del 2016 (67,6%).
Eutanasia, torna a crescere il numero dei favorevoli
Anche per quanto riguarda un altro tema molto delicato, l’eutanasia, il consenso ha subìto negli anni diverse oscillazioni: nel 2022 si assiste ad una ripresa dei favorevoli (74,9%) rispetto al 2021 (70,4%), che rappresenta l’anno con la maggior perdita di assenso, mentre il 2020 è stato l’anno in cui si è sfiorato il maggior grado di approvazione da parte degli italiani (75,2%), con quasi due punti percentuali in più rispetto al 2019 (73,4%).
Suicidio assistito: la maggioranza dei cittadini, sei su dieci, si dicono contrari
Rispetto alla possibilità di ricorrere al suicidio assistito, con l’ausilio di un medico per porre fine alla propria vita, i dati rivelano una chiusura: nel 2022 solo quattro italiani su dieci si dichiarano a favore (41,9%).
Testamento biologico, un’opzione largamente accettata
Nel 2022 le persone favorevoli rappresentano il 69,3%, in leggero calo rispetto al 2021 quando la percentuale era del 71,5%.
Il matrimonio “egualitario”
Nel 2022 il 61,3% degli italiani si dichiara favorevole ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, con un incremento di oltre dieci punti percentuali rispetto al 2019.
L’adozione per le coppie formate da persone dello stesso sesso: ancora chiusura
Meno della metà degli italiani si dice d’accordo con l’adozione da parte di coppie formate da persone dello stesso sesso (48,3%).
Più accettata l’adozione dei bambini anche per i single
Poco più della metà degli italiani si dichiara d’accordo nell’apertura delle adozioni ai single (55,8%).
La fecondazione eterologa: un sì non ancora pieno
La possibilità di avvalersi di un donatore per la procreazione incontra il favore del 56,9% del campione nel 2022, un valore stabile rispetto al 2021 (57,5%).
Maternità surrogata: solo un terzo degli italiani la approva
Nel 2022 solo il 36,4% dei cittadini si dichiara favorevole alla pratica dell’utero in affitto, a fronte del 63,6% dei contrari.
Autorizzare il cambiamento di sesso tramite autodichiarazione dell’interessato
La possibilità di autorizzare il cambiamento di sesso tramite autodichiarazione dell’interessato, anche senza certificazioni mediche, trova d’accordo meno di quattro italiani su dieci (37,6%).
Sul riconoscimento delle identità di genere che non si rispecchiano nel femminile o nel maschile, c’è invece maggiore consenso con una quota di favorevoli che divide a metà il campione (49,2%; i contrari sono il 50,8%).
Rispetto alla legalizzazione delle droghe leggere (hashish e marjuana), nel 2022 solo poco più della metà degli italiani si dichiara a favore (52,3%). Nel 2021 solo il 44,7% si è espresso favorevolmente.
La legalizzazione della prostituzione, trova favorevoli, nel 2022, circa la metà degli italiani: il 49,1%.
No deciso alla vivisezione. Nel 2022 la sperimentazione in laboratorio sugli animali, la vivisezione, non risulta accettabile per ben l’82,7% degli italiani: giudizio che si è inasprito rispetto al 2021, quando i contrari erano il 78,9%.
No alla caccia, alle pellicce e agli animali nei circhi
Nel 2022 solo il 23,9% degli italiani si dichiara favorevole alla pratica della caccia (i contrari sono il 76,1%), in netta diminuzione rispetto al 2021 quando erano il 36,5%. Ben l’82,1% degli italiani è contrario all’uso delle pellicce. Gli animali non devono essere utilizzati nei circhi per 8 italiani su 10 (80,1%).
POCO MENO DELLA METÀ DEGLI ITALIANI (46,6%) AMMETTE DI NON AVERE IDEA DI COME SI SIA ORIGINATA LA PANDEMIA. POCO PIÙ DI UNO SU 4 (25,7%) RITIENE CHE CI SIA DIETRO QUALCUNO, MENTRE PER IL 22,9% È STATO SOLO UNA CASUALITÀ. TRA COLORO CHE NON CREDONO CHE LA PANDEMIA DERIVI SEMPLICEMENTE DA UNA CASUALITÀ (IL 25,7%), IL 42,1% RITIENE CHE IL VIRUS SIA STATO CREATO IN LABORATORIO E POI SFUGGITO DAL CONTROLLO. LA CINA È INDICATA COME RESPONSABILE IN QUASI UN TERZO DEI CASI (31,4%) LA NETTA MAGGIORANZA DEI CITTADINI HA AVVERTITO, DALL’INIZIO DELLA PANDEMIA, LIMITAZIONI DELLA PROPRIA LIBERTÀ PERSONALE E IN CASO DI NECESSITÀ NON SAREBBERO DISPOSTI AD UN’ULTERIORE LIMITAZIONE DELLA LORO LIBERTÀ. UMORE PIÙ INSTABILE (58,4%), DEMOTIVAZIONE (57,3%), ANSIA (53,3%) SONO GLI STATI D’ANIMO CHE HANNO ACCOMPAGNATO GLI ITALIANI DALL’INIZIO DELLA PANDEMIA.
Lo shock del Covid 19 tra dietrologia e complottismo
Poco meno della metà degli italiani (46,6%) ammette di non avere idea di come si sia originata la pandemia da Covid-19. Poco più di un intervistato su 4 (25,7%) ritiene che ci sia dietro qualcuno, mentre per il 22,9% è stato solo una casualità. Un più contenuto 4,8% afferma, al di là di ogni evidenza, che non esiste nessuna vera pandemia.
Come si sarebbe generato il virus? La maggior parte ritiene sia un prodotto di laboratorio sfuggito al controllo
Tra coloro che non credono che la pandemia derivi semplicemente da una casualità (ricordiamo che sono il 25,7%), il 42,1% ritiene che il virus sia stato creato in laboratorio e poi sfuggito dal controllo, il 25,7% pensa invece che sia stato creato in laboratorio e diffuso di proposito nel mondo. Per un 15,4% ci si sarebbe accorti troppo tardi dell’esistenza del virus e non si è stati capaci di fermarlo, per l’11,3% il virus è un normale virus influenzale ma è stato usato per altri scopi.
La Cina o i cosiddetti poteri forti sarebbero colpevoli della diffusione del virus
Nell’indicare un responsabile, la convinzione è che la pandemia non sia una casualità: in quasi un terzo dei casi (31,4%) viene indicato il governo cinese; un altro 27,3% attribuisce la responsabilità ai poteri forti globali, un 12,1% alle multinazionali farmaceutiche.
Maggiori profitti e controllo sociale sarebbero lo scopo della diffusione pandemia
Ai cittadini che credono che la pandemia non sia scoppiata per caso è stato chiesto anche quale sia, a loro avviso, lo scopo per cui è stata creata. Fare enormi profitti risulta l’obiettivo più citato (29,3%), seguito da “controllare meglio le persone” (20,1%) e “indebolire le democrazie” (18,4%). Ottengono percentuali degne di nota anche “ridurre la popolazione mondiale” (14,7%), “creare un clima di paura” (10%), “consolidare il potere delle élite internazionali” (9,2%) e, con percentuali più contenute, “nascondere altri problemi gravissimi” (7%) e “giustificare l’intervento dello Stato in economia” (6%).
Il giudizio sulla gestione dell’emergenza da parte dello Stato
Prevale un giudizio negativo sulla gestione italiana della pandemia: il 55,8% non approva la strategia adottata, contro il 44,1% di giudizi positivi.
Bocciato il ruolo dell’informazione nella pandemia
I cittadini, danno un giudizio negativo sulla qualità dell’informazione italiana sulla pandemia: il 68,5% è critico, a fronte di un 31,5% soddisfatto.
Crediamo ancora nella scienza?
Solo il 17,6% del campione ha visto diminuire la propria fede nella scienza, mentre per la maggioranza è rimasta invariata (61,9%) e per uno su 5 (20,4%) è aumentata.
Covid-19 e restrizioni: non più disposti a limitare la propria libertà
Oltre un terzo (35,6%) dei cittadini afferma di essersi sentito limitato durante la pandemia sia per la situazione sanitaria sia per le scelte governative, il 29% per i rischi legati al Covid-19, il 19,1% solo a causa delle scelte del Governo. Soltanto il 16,3% degli italiani non ha mai avvertito questo disagio. Agli intervistati è stato poi chiesto se, in caso di necessità, sarebbero disposti ad un’ulteriore limitazione della loro libertà individuale. Il 38% si dice disposto, se necessario, ma un più cospicuo 62% manifesta un atteggiamento di chiusura rispetto a questa eventualità.
La condizione psicologica degli italiani durante l’emergenza sanitaria
La maggioranza dei cittadini afferma di essersi sentita di umore più instabile (58,4%), più demotivata (57,3%), più ansiosa (53,3%) dall’inizio della pandemia. Meno della metà del campione, ma una percentuale certamente rilevante (42,9%), riferisce di essersi sentito più depresso.
LA SITUAZIONE ECONOMICA GENERALE DEL PAESE È PEGGIORATA NEGLI ULTIMI DODICI MESI (59,1%) E CONTINUERÀ A PEGGIORARE NEL PROSSIMO ANNO (47%). LA CONDIZIONE ECONOMICA DELLE FAMIGLIE È RIMASTA STABILE NELL’ULTIMO ANNO NEL 36,5% DEI CASI, MENTRE NEL 39,4% È PEGGIORATA. IN POCHI HANNO RISCONTRATO MIGLIORAMENTI (12,3%). IL 45,3% DELLE FAMIGLIE SONO COSTRETTE AD UTILIZZARE I RISPARMI PER ARRIVARE A FINE MESE E LA CAPACITÀ DI RISPARMIARE È DIMINUITA (22,9%; -4,7%); MENTRE AUMENTA LA DIFFICOLTÀ A PAGARE LA RATA DEL MUTUO (43%; +4,8%). CIRCA UNA FAMIGLIA SU QUATTRO AFFRONTA CON FATICA LE SPESE MEDICHE (24,5%), E IL PAGAMENTO DELLE UTENZE DI GAS, LUCE, ECC. (34,4%, +7,4% SUL 2021). IL 35,7% (+7,2% RISPETTO AL 2021) HA CHIESTO UN SOSTEGNO FINANZIARIO ALLA PROPRIA FAMIGLIA OPPURE SI È RIVOLTO AD AMICI, COLLEGHI O ALTRI PARENTI (18,2%, +3,1%); HA CHIESTO UN PRESTITO BANCARIO IL 18% (+2,9%), MENTRE È MOLTO PIÙ DIFFUSO IL RICORSO ALLA RATEIZZAZIONE DEI PAGAMENTI PER EFFETTUARE ACQUISTI, UTILIZZATA DA CIRCA UN ITALIANO SU TRE (33,6%). L’11,1% DEL CAMPIONE, NON POTENDO ACCEDERE A FINANZIAMENTI BANCARI, HA RICHIESTO PRESTITI A PRIVATI (NON PARENTI O AMICI), PRATICA CHE SPESSO SI TRADUCE IN FORME DI USURA; IL 14,4% HA DOVUTO VENDERE O HA PERSO DEI BENI (CASA, ATTIVITÀ, AUTOMOBILE, ECC.) E IL 12,9% È TORNATO A VIVERE IN CASA CON LA FAMIGLIA DI ORIGINE O CON I SUOCERI (+2,9%). CHI AVREBBE AVUTO BISOGNO DI UNA/UN BADANTE PER SÉ O PER UN PROPRIO CARO, VI HA RINUNCIATO NEL 31,6% DEI CASI E SONO IL 27,5% I GENITORI CHE HANNO RINUNCIATO ALL’AIUTO DI UNA/UN BABY SITTER. TRA QUANTI, STUDENTI E LAVORATORI, HANNO OPTATO PER IL RIENTRO NELLA PROPRIA REGIONE A CAUSA DELLA PANDEMIA, EMERGE CHE IL 28,8% SONO STATI COSTRETTI A FARLO PER MANCANZA DI LAVORO.
La situazione economica generale del Paese negli ultimi dodici mesi
Nel complesso, la maggior parte dei cittadini ritiene che vi sia stato un peggioramento netto o parziale (59,1%). Il 10,3%, un cittadino su dieci, ritiene che la situazione economica dell’Italia sia migliorata (nettamente o in parte) nel corso di quest’anno. Per il 14,3% l’economia italiana nell’anno appena trascorso ha vissuto un periodo di stabilità. In molti non hanno saputo dare indicazioni in merito (16,3%).
Economia, che cosa si aspettano gli italiani nel futuro prossimo
Guardando al futuro, la convinzione è che la condizione economica generale sia destinata a subire un peggioramento (47%). Per il 24,3% stiamo per vivere un periodo di stabilità e solo per il 6,4% ci sarà un miglioramento.
L’economia familiare: tra stabilità e peggioramento
Il 36,5% dei cittadini afferma che la condizione economica propria e della sua famiglia nell’ultimo anno è rimasta sostanzialmente stabile, mentre per il 39,4% è peggiorata.
Far fronte alle spese e capacità di risparmio
Il 45,3% delle famiglie italiane è costretta ad utilizzare i risparmi per arrivare a fine mese, dato in crescita dell’8,2% rispetto al 2021, sebbene l’anno peggiore sia stato il 2020 con il lockdown (47,7%).
Diminuiscono del 9% (rispetto al 2021) le famiglie che affrontano senza problemi tutte le spese mensili (35,3%). Anche la capacità di risparmiare è diminuita nell’ultimo anno (22,9%; -4,7%); mentre aumentano del 4,8% le famiglie che trovano difficoltà a pagare la rata del mutuo raggiungendo il livello più alto finora registrato (43%); diminuisce, seppur di poco, il numero di chi riesce con difficoltà a far fronte al canone d’affitto (-1,8%). Circa una famiglia su quattro affronta con fatica le spese mediche (24,5%), mentre sono sempre di più le persone che affermano di avere difficoltà a pagare le utenze di gas, luce, ecc.: con il 34,4% di risposte affermative si registra quest’anno la percentuale più alta della serie storica considerata, 2017-2022 (+7,4% sul 2021).
Le strategie e le rinunce per far quadrare i conti nelle difficoltà economiche
Per quanto riguarda il bisogno di liquidità, il 35,7% (+7,2% rispetto al 2021) ha chiesto un sostegno finanziario alla propria famiglia oppure si è rivolto ad amici, colleghi o altri parenti (18,2%, +3,1%); ha chiesto un prestito bancario il 18% (+2,9%) dei rispondenti, mentre è molto più diffuso il ricorso alla rateizzazione dei pagamenti per effettuare acquisti, utilizzata da circa un italiano su tre (33,6%). C’è da considerare che l’11,1%, non potendo accedere a finanziamenti bancari, ha richiesto prestiti a privati (non parenti o amici), pratica che spesso si traduce in forme di usura, il 14,4% ha dovuto vendere o ha perso dei beni (casa, attività, automobile, ecc.) e il 12,9% è tornato a vivere in casa con la famiglia di origine o con i suoceri (+2,9%).
Sul fronte dei pagamenti sono il 27,6% gli italiani che hanno pagato con forte ritardo le bollette, il 18,6% si è trovato in arretrato con la rata condominiale e il 16% ha saldato con difficoltà il conto presso commercianti/artigiani. Il 19% ha accettato di lavorare senza contratto (+3,6%) e il 22,8% ha svolto più di un lavoro contemporaneamente (+7,7%).
Negli ultimi anni stanno fiorendo, oltre al classico E-Bay, numerosi siti di aste e vendite on-line (ad esempio, Vinted o Wallapop), un modo rapido e sicuro per vendere ciò che non serve e guadagnare qualcosa: il 18,1% degli italiani nell’ultimo anno ha utilizzato queste piattaforme per mettere in vendita beni e oggetti; circa un rispondente su dieci ha invece preferito affittare abiti e/o accessori in occasione di feste e cerimonie, piuttosto che acquistarli (10,9%). Chi avrebbe avuto bisogno di una badante per sé o per un proprio caro, vi ha rinunciato nel 31,6% dei casi e sono il 27,5% i genitori che hanno rinunciato all’aiuto di una/un baby sitter.
La casa e una pensione integrativa sono gli investimenti che gli italiani farebbero in questo momento
Potendo investire, la casa rappresenta ancora un buon investimento per il 48,2% della popolazione. Al secondo posto si colloca la stipula di una pensione integrativa (40,6%), segue il deposito dei risparmi in conti bancari/postali (26,9%), mentre sono molto più tiepide le percentuali in favore degli acquisti di azioni, obbligazioni e fondi in Borsa (18,6%) e dell’acquisto di attività commerciali (16,4%).
Fuori sede per lavoro o per studio, le motivazioni del rientro nella propria regione
Tra gli studenti e lavoratori fuori sede che sono rientrati nella propria regione di origine, il 28,8% sono stati costretti a farlo per mancanza di lavoro, il 20,3% è tornato a casa per lavorare in smart-working e il 16,7% per studiare a distanza.
Come cambiano le fruizioni culturali, la socialità e le attività sportive
Il tipo di spettacolo più sacrificato rispetto al periodo pre-pandemico è il cinema: la larga maggioranza degli intervistati riferisce di aver smesso di frequentarlo dall’inizio della pandemia (63,4%). Negativo anche il bilancio relativo al teatro, abbandonato dal 59% degli intervistati. Oltre la metà del campione ha inoltre rinunciato a viaggi di svago (55,4%) e ha perso l’abitudine di frequentare la palestra e/o la piscina (52,4%). Il 64,5% degli intervistati dall’inizio della pandemia ha conosciuto meno persone nuove. In molti hanno perso amicizie perché è venuta meno, con la pandemia, la possibilità di frequentarsi come prima (48,3%).
SOLO IL 22,8% DEGLI ITALIANI NON FA ACQUISTI ONLINE. ACQUISTANDO A DOMICILIO, L’ABITUDINE PIÙ DIFFUSA È QUELLA DI ORDINARE I PASTI A CASA (44,6%). SUL FRONTE DEGLI SPOSTAMENTI, LA BICICLETTA VIENE UTILIZZATA NEL 28,6% DEI CASI, IL MONOPATTINO ELETTRICO NEL 16% MOLTI EVITANO I MEZZI PUBBLICI (40,4%) E I VIAGGI IN TRENO E AEREO (38,8%). DIFFUSO IL RICORSO ALLE VIDEOCHIAMATE CON PARENTI ED AMICI (60,8%) E L’ACQUISTO DI ABBONAMENTI A PIATTAFORME STREAMING (47,9%). QUASI IL 40% DEGLI ITALIANI AFFERMA DI AVER ACCRESCIUTO LE PROPRIE COMPETENZE INFORMATICHE DALL’INIZIO DELLA PANDEMIA E AD UTILIZZARE STRUMENTI CHE PRIMA NON USAVA (45,5%). IL TELEFONINO SI USA SEMPRE PIÙ SPESSO A LETTO, AL RISVEGLIO O PRIMA DI DORMIRE (66,1%). IN TANTI USANO IL CELLULARE MENTRE CAMMINANO (42,7%) E ANCHE (23,9%) MENTRE GUIDANO (23,9%)
La diffusione dell’e-commerce
A non fare mai acquisti online sono il 22,8% degli italiani; tutti gli altri (il 77,2% nel complesso) lo fanno: il 29,2% qualche volta, il 24,6% raramente, il 15% spesso, l’8,4% abitualmente.
Pandemia, restrizioni e nuove abitudini
Per quanto riguarda gli acquisti a domicilio, l’abitudine più diffusa è quella di ordinare la cena o altri pasti a casa (nell’ultimo anno lo ha fatto il 44,6%), seguono la spesa a domicilio (37,7%) e poi i farmaci a domicilio (23,8%). Sul fronte degli spostamenti, la bicicletta viene utilizzata nel 28,6% dei casi, il monopattino elettrico da un non trascurabile 16%, mentre il 40,4% riferisce di evitare i mezzi di trasporto pubblico ed il 38,8% i viaggi in treno e aereo. Appare molto diffuso il ricorso alle videochiamate con parenti ed amici (60,8%). Diffuso l’acquisto di abbonamenti a piattaforme streaming a pagamento (47,9%), mentre resta più di nicchia il noleggio o l’acquisto di strumenti per fitness domestico (22,9%).
La digitalizzazione della vita quotidiana
Quasi il 40% degli italiani afferma di aver accresciuto le proprie competenze informatiche dall’inizio della pandemia. Un rilevante 45,5% ha iniziato ad utilizzare strumenti che prima non usava. La maggioranza, dall’inizio della pandemia, utilizza di più Internet per ragioni pratiche (56,1%) e per svago (53,8%).
Cellulare: il primo e l’ultimo pensiero della giornata
E le questioni legate alla sicurezza. La netta maggioranza degli italiani (66,1%) usa il telefonino a letto, al risveglio o prima di dormire. Guardare lo smartphone diviene così per molti la prima e l’ultima azione della giornata. La maggioranza lo utilizza mentre guarda la televisione (54,4%) e mentre è in bagno (53,6%); la metà del campione a tavola mentre mangia da solo (50,3%) e il 26,5% anche quando è a tavola in compagnia. In molti usano lo mentre camminano (42,7%); il 37% fa “selfie” e li pubblica sui Social Network. Circa un terzo (32,2%) lo usa quando è fermo ai semafori, ma quasi un quarto (23,9%) anche mentre guida. Il 28,2% ha l’abitudine di geolocalizzarsi e pubblicarlo sui Social.
Metaverso, questo sconosciuto
Dall’indagine condotta dall’Eurispes emerge che la maggior parte degli italiani non ha mai sentito parlare del Metaverso (56,7%); anche fra chi ne aveva già sentito parlare, il 22,1% non sa bene cosa sia. Solo il 21,2% afferma di sapere di che cosa si tratta.
A che cosa fa pensare il Metaverso?
A chi ha risposto di non sapere cosa sia il Metaverso è stato chiesto di indicare a quale fra le alternative proposte, tale temine facesse pensare, e quindi in particolare: al digitale in generale (36%), alla fantascienza (23%), agli smartphone di nuova generazione (8,3%).
Quali sensazioni suscita questo nuovo mondo?
A quanti hanno affermato di sapere cosa sia il Metaverso, è stato chiesto quale sensazione susciti in loro questo universo digitale parallelo. Il sentimento più condiviso è la curiosità (27,4%), seguono l’indifferenza (21,9%) e, con poco distacco, la preoccupazione (20,5%). Il 9,5% si dichiara entusiasmato da questo mondo, mentre l’8,8% prova una sensazione di smarrimento; il 3% guarda a questa innovazione con speranza e solo l’1,6% ne ha paura.
SECONDO LA RILEVAZIONE DELL’EURISPES, NEL 2022, IL 7,4% DEGLI ITALIANI DAI 18 ANNI IN SU AFFERMA DI ESSERE STATO VITTIMA DI STALKING, OSSIA VITTIME DI PERSONE CHE LE ABBIANO PERSEGUITATE; IL 6,9% HA PREFERITO NON RISPONDERE. IN QUASI 1 CASO SU 4 (22,2%) LO STALKER È L’EX PARTNER. SEMPRE PIÙ DIFFUSI I REATI INFORMATICI: QUASI 3 ITALIANI SU 10 SONO RIMASTI VITTIME DI TRUFFE INFORMATICHE (27,2%).
Il 7,4% degli italiani dai 18 anni in su afferma di essere stato vittima di stalking, ossia vittime di persone che le abbiano perseguitate. All’85,8% delle persone questo non è mai accaduto e il 6,9% ha preferito non rispondere.
L’identikit dello stalker
In quasi 1 caso su 4 (22,2%) si tratta dell’ex partner. Nel 14,9% dei casi lo stalker è un/una conoscente, nell’8,7% un/una collega, mentre nel 5,9% delle volte si tratta di un/una amico/a.
Gli atteggiamenti persecutori maggiormente diffusi risultano essere le telefonate e i messaggi ripetuti (60,4%) e gli appostamenti/pedinamenti (45,1%).
La diffusione dei reati informatici: i giovani sono i più esposti. Quasi 3 italiani su 10 sono rimasti vittime di truffe informatiche (27,2%). Il secondo reato informatico più diffuso è l’inganno da falsa identità (15,3%), segue il furto di identità (13,2%). L’11,5% ha dovuto fronteggiare il cyber stalking, ossia lo stalking attraverso la Rete. Nel 5,8% dei casi il reato subìto è stato il revenge porn: la diffusione, senza consenso, di foto o video intimi, tramite social o piattaforme digitali, con l’intento di denigrare e mettere in profondo imbarazzo la persona ritratta. I giovanissimi 18-24enni sono coloro i quali rimangono più spesso vittima di cyber stalking (17,6%) e di revenge porn (10,9%), rispetto alle altre categorie. Così pure per il furto d’identità e l’inganno d’identità (circa il 20% in entrambi i casi).
NELL’ULTIMO ANNO BUONA PARTE DEGLI ITALIANI HANNO EVITATO DI FARE CONTROLLI PER PAURA DEI CONTAGI E INCONTRATO DIFFICOLTA AD ESSERE VISITATI DAL MEDICO DI BASE. SEMPRE SUL FRONTE DELLA SALUTE E IN PREVISIONE DEL NO TABACCO DAY SI INSERISCONO L’INDAGINE DELL’EURISPES SUI CENTRI ANTIFUMO, QUELLA SUL VAPING E SUL TABACCO RISCALDATO IN UN’OTTICA DI RIDUZIONE DEL DANNO.
Salute e sistema sanitario: diffuse la rinuncia e l’impossibilità di curarsi
Il 44% degli italiani afferma di aver evitato di far visite di controllo nel corso dell’ultimo anno per non frequentare luoghi a rischio di contagio Covid ed il 42,4% ha incontrato difficoltà per essere visitato dal medico di base. Un terzo dei cittadini (33,3%) si è visto rimandare un intervento chirurgico o una terapia per indisponibilità delle strutture sanitarie, una quota di poco inferiore (31,8%) ha incontrato difficoltà a trovare assistenza sanitaria dopo aver contratto il Covid, il 28,5%, quando ha avuto un problema di salute, ha rinunciato a visite e/o esami per timore di contagiarsi nelle strutture sanitarie.
Centri antifumo: l’indagine Eurispes. L’indagine sui centri antifumo in Italia ha evidenziato come la quota di pazienti presi in carico dai Centri antifumo è pari a 18.700, rappresenterebbe lo 0,16% del totale dei fumatori. L’attività dei Centri antifumo come struttura di supporto alla popolazione fumatrice ha un limitato successo per quanto riguarda le terapie miranti alla cessazione del fumo. Il 76% dei responsabili interpellati si dice aperto ad altre possibili strategie, pur permanendo una forte contrarietà (48%) verso l’impiego dei prodotti senza combustione quali alternative al consumo tradizionale di tabacco. Dal 2019 al 2021, tuttavia, cresce la quota dei responsabili (dal 9 al 20%) che denuncia di non disporre di informazioni sufficienti per valutare il potenziale impatto dei nuovi strumenti che superano la combustione in logica della riduzione del rischio.
Tabacco riscaldato e vaping e l’orientamento verso la riduzione del rischio
Dall’indagine su tabacco riscaldato e vaping realizzati dall’Eurispes, emergono indicazioni interessanti. Tra queste, di particolare valore risulta l’intreccio tra consumo dei nuovi prodotti e diminuzione del fumo di sigaretta o, addirittura, in apprezzabile percentuale, la cessazione dal fumo tradizionale. Innanzitutto si registra un effetto sostituzione dei nuovi prodotti rispetto alle sigarette: il 95,7% dei rispondenti dichiara di essere stato precedentemente fumatore di sigarette tradizionali, mentre l’81,5 % degli utilizzatori dichiara di aver cessato il consumo di sigarette, dati significativi vista la quota di fumatori che non ha mai provato a smettere di fumare (62%).
Anche tenendo conto che gli studi clinici e scientifici non escludono rischi relativamente all’uso dei nuovi prodotti, quello che è certo è che nel caso della permanenza nell’area del consumo dei prodotti tradizionali questi rischi, per altro assai amplificati, diventano certezze assolute. Mantenendo comunque la necessaria attenzione al principio di precauzione che informa le Istituzioni sanitarie, secondo l’Eurispes queste dovrebbero in buona misura “aprire” a quello della riduzione del rischio.
LA PANDEMIA SEMBRA AVER INCISO SULLA PROPENSIONE DEGLI ITALIANI ALL’ADOZIONE. SE LA PRESENZA DEGLI ANIMALI NELLE CASE DEGLI ITALIANI È DIMINUITA RISPETTO AL 2020, CONTINUA COMUNQUE A STAZIONARE SU CIFRE SIGNIFICATIVE RISPETTO AGLI ANNI PASSATI. NELLE NOSTRE CASE SOPRATTUTTO CANI E GATTI. PER UNA FAMIGLIA SU SEI LA SPESA MENSILE PER IL PROPRIO PET NON VA OLTRE I 100 EURO
Nell’indagine di quest’anno, il 37,7% degli italiani dai 18 anni in su dichiara di accogliere un animale nella propria famiglia. Ciò significa che se la presenza degli animali nelle case degli italiani è diminuita rispetto al 2020, continua comunque a stazionare su cifre significative rispetto, ad esempio, ai risultati del 2017 (33%), del 2018 (32,4%), del 2019 (33,6%).
Sempre in cima alla classifica degli animali nelle nostre case, anche nel 2022, si trova il cane con il 44,7% di chi ne possiede almeno uno e, in seconda posizione, il gatto, preferito dal 35,4% degli italiani.
Quanto gravano gli animali sul budget familiare? Il 60% di quanti ospitano animali domestici spende mensilmente cifre comprese tra i 30 e i 100 euro (da 31 a 50 euro il 31,1% e da 51 a 100 euro il 28,3%). Solo il 22,5% del campione spende, mediamente, meno di 30 euro mensili, mentre il 18,1% di chi ha un animale gli dedica un budget che va dai 100 ai più di 300 euro al mese.
Tra i comportamenti adottati nei confronti degli animali, il volontariato all’interno di canili, gattili o altre strutture di accoglienza è una pratica ancora poco diffusa (quasi il 71% del campione non ha mai fatto una simile esperienza). Inusuale anche, per il 64,4% degli intervistati, pagare le cure mediche per animali randagi. È molto più frequente rivolgersi ad associazioni per avere informazioni sui propri animali (lo fa il 47% con diverse frequenze) oppure adottare animali trovati per strada (41%).