Quarant’anni fa il primo parlamento europeo eletto a suffragio universale. Quarant’anni fa la svolta, che ha portato i cittadini degli stati dell’Unione Europea ad eleggere i membri di una delle istituzioni dell’Unione stessa. Ed è proprio dal ricordo di questo momento così importante per il popolo europeo che è cominciato l’incontro “Diritti, doveri. Europa: 1979-2019”, svoltosi in Auditorium Intesa Sanpaolo B3.
Presente il segretario di Stato per gli affari esteri, gli affari politici e la giustizia della Repubblica di San Marino Nicola Renzi, che ha sottolineato l’importanza di mantenere rapporti solidi con l’Unione Europa anche nel caso di uno stato piccolo come quello di San Marino. Ed è intervenuto anche il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Enzo Moavero Milanesi, che poco prima dell’incontro, rispondendo alle incalzanti domande dei giornalisti sulla crisi di governo, ha affermato la necessità di «aspettare doverosamente l’evoluzione della situazione reale, piuttosto che fare grandi congetture».
Tema centrale dell’incontro è stato l’Europa. Un’Europa quella di oggi in cui, lo ha sottolineato subito Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà, il peso dato ai cittadini è forse troppo marginale: è l’Europa degli Stati. Un’Europa in cui diritti e doveri non sono più correttamente bilanciati tra di loro. «Siamo qui a riflettere, in termini generali e profondi, su questi temi: diritti e doveri» ha dichiarato Vittadini «diritto ad avere un parlamento che rappresenti la gente, che faccia sentire la gente vicino ai politici. E poi i doveri. Dovere che consenta poi che quello che viene deciso venga eseguito».
Monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati della Santa Sede, ha sottolineato l’importanza di ripensare e ristabilire proprio il rapporto tra diritti e doveri, tra i quali riveste indubbiamente un ruolo centrale il dovere della solidarietà «caratterizzata da fatti e gesti concreti che avvicinano al prossimo, premessa necessaria per perseguire gli altri impegni». Quello che secondo Gallagher ha debilitato il cuore stesso del glorioso progetto europeo è il continuo indebolimento di questo necessario senso del dovere e la progressiva soggettivazione dei diritti.
Enrico Letta, presidente istituto Jacques Delors, non ha potuto fare a meno di sottolineare l’evidente rottura che si è creata all’interno del sistema dell’Unione Europea. Il cambiamento radicale ed estremamente rapido di cui è protagonista l’intero mondo oggi, secondo Letta, deve far pensare però che «non possiamo rilanciare sul futuro dell’Europa partendo soltanto dalle ragioni che ci hanno spinto a costruire il percorso di integrazione settant’anni fa». Questo mutamento rapido ed inaspettato ci sta ponendo infatti davanti ad una realtà in cui l’Europa stessa rischia di essere “schiacciata” dalle due potenze che oggi si stanno dimostrano quasi padrone del Mondo: America e Cina. Ed è proprio davanti a questo scenario che risulta ancora più importante la coesione e l’unione: «Se ognuno fosse per conto suo» ha dichiarato Letta «saremmo tutti talmente piccoli, da non essere in grado nemmeno di essere interlocutori dell’America o della Cina. Perché ci ascoltano e perché sono obbligati a trattare con noi anche sulle cose più complicate? Perché stiamo insieme. Ed insieme abbiamo una forza, una dimensione ed una capacità di leadership unica». Fondamentale è dunque alzare la voce e farsi strada in particolare in quei campi in cui l’Europa riveste da sempre un ruolo centrale, tra cui spiccano l’ambiente e la protezione dei dati personali. Letta ha infatti sottolineato come nel sistema europeo, a differenza di quanto avviene ad esempio in America ed in Cina, la persona sia sempre posta al centro: «Viene prima la persona dei profitti delle aziende e viene prima la persona dell’intrusione dello stato per andare, attraverso il controllo dei dati personali, a giocare su quei temi».
Moavero ha portato all’attenzione dei presenti la bassa partecipazione alle elezioni del parlamento europeo: «Questo elemento fa riflettere proprio sul paradigma tra diritti e doveri. Perché laddove c’è un diritto ad eleggere un’assemblea legislativa esiste un dovere a votare per eleggerla. E su questo dovere i cittadini europei sono distratti». La svolta importante che ha portato quindi il parlamento europeo ad essere un organo i cui membri sono effettivamente eletti dai cittadini dall’Unione Europea è stata secondo Moavero una scelta non completamente compresa come «occasione effettiva di esercitare un controllo indiretto, ma liberamente espresso nell’urna, sulla realtà dell’Unione Europa». Un’Unione Europea che ancora troppo spesso, come ha sottolineato il ministro, non è sentita parte integrante del nostro essere. Davanti a sfide molto grandi che oggi ci troviamo a dover affrontare, dunque l’Europa potrà uscirne “vittoriosa”, secondo Moavero, «soltanto rafforzando la propria unione, ritrovando quell’animus operandi, quella capacità di lavorare insieme che ha perso. Ritrovando quella volontà di essere solidale che ha perso. Ritrovando quella capacità di sedersi intorno ai tavoli con l’obiettivo non di certificare delle divisioni, ma di raggiungere dei compromessi e delle unioni».