FERMATO IL DDL ZAN. UNA BATTAGLIA DI CIVILTA’ VINTA!

Con il voto segreto il Senato approva la richiesta di non passare al voto degli articoli del ddl Zan. In 154 favorevoli alla proposta presentata dal leghista Roberto Calderoli, che rimanda in Commissione il controverso testo che si propone di combattere omofobia e omotransfobia e che ha però sollevato, lungo il suo iter parlamentare, le perplessità di molti giuristi per la definizione di “identità di genere”, per il rischio di configurare un reato di opinione e per la norma che introduce il “gender” nelle scuole statali e paritarie, anche quelle confessionali.

Letta e compagni all’ultimo momento hanno cercato di negoziare, l’intesa non è arrivata. Alla fine, ha prevalso il muro contro muro. E la seduta del Senato è stata infuocata. Gli ultimi appelli a un supplemento di dialogo sono caduti nel vuoto. Quando poi si è arrivati al voto sul non passaggio agli articoli, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ha accolto la richiesta del centrodestra di procedere a scrutinio segreto. E lì si è scatenata la bagarre tra Casellati e alcuni senatori, in particolare 5s, che volevano il voto palese.

Pertanto, risultato finale, 154 voti contro, 131 voti a favore, il fronte favorevole al DDL Zan, ha registrato 23 voti in meno.

L’esito del voto è stato subito commentato in un video da fb, nelle strade davanti al Senato, da Massimo Gandolfini, Jacopo Coghe, il senatore Simone Pillon, hanno espresso soddisfazione enorme, hanno ringraziato tutte le forze, le associazioni che si sono impegnate in una battaglia di buon senso. Abbiamo dimostrato con argomenti concreti non ideologici che questo disegno di legge era inutile e dannoso. Un grazie a tutti i senatori che hanno votato, anche se questo non è il traguardo finale, il Giro è ancora troppo lungo. Gli esponenti cattolici in questo risultato hanno visto un aiuto che viene certamente dell’Alto. In particolare, hanno ringraziato chi ha offerto i propri sacrifici e le preghiere perché il ddl venisse fermato in Senato.

Giusto gioire per il reggente nazionale di Alleanza Cattolica, Marco Invernizzi, ma non bisogna abbassare la guardia! Ora per il mondo pro-life, è tempo di ritrovare la necessaria unità.

“Siamo naturalmente felici dell’esito. Per sei mesi il testo, che era già stato approvato dalla Camera dei deputati, non potrà essere ripresentato. Abbiamo guadagnato tempo, ma non dobbiamo farci illusioni”.

Tuttavia, il traguardo finale si raggiungerà “quando l’ideologia gender sarà rifiutata dalla grande maggioranza degli italiani, quando i reati di opinione saranno considerati inaccettabili, quando la maggioranza del Paese crederà fermamente che solo la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna possa essere il fondamento del bene comune. Ma perché questo avvenga è necessario operare con costanza sul corpo sociale, per aiutare a riflettere e capire, per convincere anche a impegnarsi, per superare le malsane divisioni che feriscono il mondo pro-life, perché tutti imparino ad anteporre l’unità alla propria visibilità, smettendo di polemizzare e dividere inutilmente”.

Invernizzi ricorda la Nota verbale della Segreteria di Stato della Santa Sede, che ha rappresentato un punto fermo, ricordando a tutti i principi fondamentali dell’antropologia cristiana, alla quale nessun fedele può rinunciare se vuole essere cattolico. Sarebbe auspicabile che da quella Nota, coraggiosa e necessaria, si riparta per un approfondimento che unisca tutti i movimenti e le associazioni per uno sforzo comune nelle prossime impegnative battaglie per vita e famiglia.

Anche Invernizzi ringrazia tutti coloro che si sono impegnati a diverso titolo in queste battaglie per la libertà di poter affermare la verità sull’uomo. E ricordiamo un uomo che ha difeso con noi in questi anni vita, famiglia e libertà di educazione, Luigi Amicone, che dal Cielo continuerà a sostenerci con il suo immutato entusiasmo.

Concludo riportando ampi stralci di un post pubblicato da un amico su fb. Anche lui soddisfatto per questa vittoria, per questa battaglia, ben sapendo che la guerra è ancora lunga e difficile. Recuperiamo così un po’ di forze sotto i raggi del sole purificatore in questo tempo di nubi e di cicloni.

Ma quante battaglie avremo ancora da combattere solo Dio lo sa. Certamente ci sarà quella sull’eutanasia, uno scoglio durissimo, difficilissimo da superare. Dopo tante sconfitte, finalmente una vittoria.

La preghiera può fare molto, la preghiera può darci ancora delle vittorie, può far spostare le montagne, ma da sola non basta. È necessaria anche la nostra azione, ininterrotta, continua, quotidiana. Azione di noi laici. Svolta a tutti i livelli, dalle aule parlamentari fino al mercato, al bar. Nessun luogo dev’essere dimenticato.

Per vincere è necessario lo studio, è necessaria l’azione oltre che la preghiera.

Azione dei presbiteri, Che dovrebbero ritornare a tuonare dal pulpito e far sentire ai fedeli la forza della Verità di Cristo.

PREGHIERA, AZIONE, SACRIFICIO era il titolo del primo articolo del n.0 (zero) di Cristianità che porta la data luglio-agosto 1973 e che così si concludeva:

Preghiera, per impetrare da Dio, attraverso la mediazione della santissima Vergine, la grazia di essere fedeli alla sua legge, sia a quella naturale che a quella rivelata, per ciò che ordina in rapporto alla sua gloria, alla nostra santificazione, e quindi all’amore del prossimo in tutti i suoi gradi e in tutte le sue forme;

Azione, per diffondere nella sua integrità la buona dottrina, spirituale e sociale, sostenere le cause giuste e resistere ai malvagi;

Sacrificio, per agire con costanza e abnegazione, e per supplire con volontarie mortificazioni alle offese, sia private che pubbliche, sia individuali che sociali, fatte alla legge di Dio.

PREGHIERA, AZIONE, SACRIFICIO dev’essere ancora oggi il nostro motto, anzi il nostro “modus vivendi”, l’unico modo per provare a vincere ancora molte altre battaglie”.

DOMENICO BONVEGNA

domenico_bonvegna@libero.it