Non intendo dilungarmi troppo su certi aspetti del nuovo governo di Giorgia Meloni. Hanno già scritto quasi tutto. Tutti hanno sottolineato la novità del primo Presidente del Consiglio donna e non è poco. Anche perché come scrive Federico Punzi, su atlanticoquotidiano, “a Palazzo Chigi non è arrivata una femminista, né una figurina. Ci è arrivata una leader, fondatrice di un partito, con le proprie forze, senza spinte e favori, né asterischi, semmai lottando come una leonessa. Non vogliamo cedere alla retorica, non la facciamo troppo lunga, ci siamo capiti”. (F. Punzi, Governo Meloni, prime impressioni: cosa manca e cosa fa impazzire la sinistra, 22.10.22, atlanticoquotidiano.it).
Naturalmente questo, “è un messaggio importante, sia per le femminucce che per i maschietti: la parità non è garantita da quote rosa e recinti. Merito, competizione, duro lavoro”.
Ci sono alcuni punti fermi da esporre: finalmente è nato un governo di centro-destra voluto dagli italiani. Qualcuno scrive che si tratta di un governo di Destra-centro, o addirittura di Destra. Comunque sia è stato voluto dalla maggioranza degli italiani, anche se c’è stato un forte astensionismo.
“Dopo oltre dieci anni di governi imposti da operazioni tecnocratiche, che in qualche caso erano state ritenute necessarie per difendersi da poteri stranieri e ambigui, in altre circostanze soltanto per evitare le urne, che avrebbero visto la vittoria del centro-destra. Certamente questa è una buona notizia. Adesso si tratta di verificare se questo governo verrà lasciato libero di operare senza dare spazio a manovre divisive interne e resistendo agli attacchi spesso ad personam del fronte avversario, oltre che alla campagna di odio che l’establishment di sinistra orchestrerà ad ogni livello”. (Marco Invernizzi, Buon lavoro governo Meloni, 23.10.22, alleanzacattolica.org).
Tuttavia, nonostante l’istituto democratico in Occidente stia attraversando una forte crisi, le classi politiche possono essere cambiate dal voto degli elettori. Certo bisognerà superare diversi ostacoli, in primis le forze economiche, finanziarie, culturali e politiche che sembrano corazzate invincibili, ma si può fare. E questo è un messaggio a tutti quelli che non hanno creduto che il sistema politico possa essere cambiato attraverso un’azione progressiva, e quindi si sono astenuti dal votare o hanno scelto i cosiddetti partiti antisistema. È un dato di fatto, questa, è la grande differenza fra il sistema democratico e quello dittatoriale comunista in Cina e Corea del Nord o quello islamista in Iran. Da noi le classi dirigenti si possono cambiare altrove gli oppositori finiscono in carcere, quando va bene, o soltanto al prezzo di un bagno di sangue. Mentre il nuovo governo italiano prestava giuramento, in Cina si concludeva il XX Congresso del Partito comunista cinese, incoronando Xi Jinping “dittatore a vita”, mentre il suo predecessore Hu Jintao veniva costretto con la forza a lasciare l’assemblea, come abbiamo visto in diretta tv.
Dunque in Italia come ha detto lo stesso Presidente del Consiglio è nato un governo conservatore, e già questa parola evoca una certa tradizione storica, che avrebbe bisogno di qualche chiarimento. Un governo formato da una coalizione con diversi esponenti che si richiamano esplicitamente ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa. “Non è un fatto di poco conto, – scrive Invernizzi – soprattutto perché esprime l’esistenza di un elettorato che fa riferimento a questi principi, o che comunque non è loro ostile. Un elettorato, quindi, che ha resistito a decenni di pensiero unico e di relativismo aggressivo”.
Com’era prevedibile contro il nuovo governo è già cominciata un’aggressione mediatica che è destinata ad aumentare. Proprio mentre il governo Meloni giurava, a Milano si è svolta la prima manifestazione contro il nuovo esecutivo: in piazza Fontana si sono riuniti l’Arcigay, le Famiglie Arcobaleno, i Sentinelli di Milano e diversi collettivi studenteschi. Durante la manifestazione sono stati cantati slogan a favore dell’aborto e altre tematiche. Hanno paura che vengano messi in discussione i cosiddetti “nuovi diritti”, fra cui l’aborto e l’equivalenza delle famiglie lgbtq con la famiglia naturale. È singolare che in tutte le polemiche scoppiate in queste ultime settimane a proposito dell’aborto, nessun sostenitore di questi nuovi diritti abbia mai ricordato il diritto del concepito, quasi fosse “un gatto”, come diceva Adele Faccio per definire un aborto.
E a proposito di manifestazioni, gli attacchi subiti mediaticamente dai due neo-Presidenti delle Camere, La Russa e Fontana appena eletti, fa scrivere a Invernizzi che “tira una brutta aria”. C’è Il rischio che la sinistra, che ha perso le elezioni, riesca a imporre il silenzio al prossimo governo su temi fondamentali, i temi etici.
“Quando la sinistra perde scatena l’odio. Non è una novità, lo abbiamo già sperimentato nella seconda metà del Novecento, quando a partire dai fatti di Genova (1960) la violenza è dilagata nelle scuole e nelle università, fino al terrorismo di matrice comunista delle Brigate Rosse e delle sigle affini”. (Marco Invernizzi, Tira brutta aria, 21.10.22, alleanzacattolica.org)
In particolare è stato “massacrato” Lorenzo Fontana, per le sue posizioni contro l’aborto e per la famiglia naturale, quasi fosse un attentato alla Costituzione essere a favore della vita fin dal concepimento, oppure sostenere che soltanto mamma e papà possono mettere al mondo dei figli e quindi costituire una famiglia. Lo stesso trattamento lo sta subendo il neo ministro della famiglia Eugenia Roccella. Per non parlare del sen. Maurizio Gasparri che ha presentato una proposta di legge per riconoscere il bambino concepito come un soggetto giuridico da proteggere. Apriti cielo! Avrebbe attentato al “diritto di abortire”, che peraltro, secondo la stessa legge 194, non esiste. A questo punto secondo il reggente nazionale di Alleanza cattolica il rischio è “che le forze politiche che hanno vinto le elezioni e i nuovi responsabili della cosa pubblica non facciano nulla di positivo, perché sopraffatti dalla pressione carica d’odio che si respira nella società. Di fronte alle emergenze di carattere sociale ed economico, che indubbiamente non mancano e saranno sempre più drammatiche nei prossimi mesi, c’è il rischio che il prossimo governo e il Parlamento appena eletto evitino temi divisivi e scomodi, che forse rischierebbero di incendiare le piazze e di farci litigare con Bruxelles, ma che sono i temi fondamentali per il bene comune”.
Per quanto riguarda la Legge 194, fermo restando che sia una legge ingiusta, nessuno uomo politico del centrodestra ha mai pensato che vi fossero le condizioni per abrogarla, sia perché non c’erano i numeri nel precedente Parlamento, sia perché la battaglia per la vita si vince operando per cambiare il modo di pensare delle persone, prima di pensare agli effetti istituzionali.
Tuttavia una battaglia per la vita va fatta e soprattutto occorre applicare la prima parte della Legge, che protegge e favorisce la maternità. Come sta facendo l’assessore della Regione Piemonte Maurizio Marrone, che ha le Deleghe alle Politiche sociali e all’integrazione socio-sanitaria.
Di fronte alla pressione delle sinistre e all’aggressione mediatica, i leader di centro-destra non devono giocare sempre in difesa. Sono inopportune le banalità che abbiamo ascoltato: “l’ultima parola spetta sempre alla donna”, “nessuno vuole toccare i diritti”, quasi come se il diritto a vivere di un bambino non sia tale. Insomma, si è passati da “non ci sono le condizioni per abrogarla” all’assenza di un giudizio sulla legge. La battaglia per la vita non può prescindere da un giudizio sulla legge che ha legalizzato l’aborto nel 1978.
In conclusione, non bisogna farsi illusioni, il momento storico che stiamo vivendo è difficile, il nuovo governo dovrà affrontare la drammatica crisi economica che investe le famiglie e le imprese. Certamente “non bisogna caricare questo governo di aspettative irrealistiche”. Un buon risultato sarebbe quello di “riuscire a mostrare all’opinione pubblica l’importanza dell’inverno demografico in cui versa l’Italia e in generale l’Occidente”. E’ questa la vera pandemia da affrontare, senza figli non ci sarà futuro per l’Italia, ecco perché saranno decisivi prendere “provvedimenti concreti a favore delle famiglie numerose e della maternità”. Sono questi i veri diritti civili da rispettare. Per troppi anni le famiglie tradizionali con figli hanno preso calci nei denti da parte dello Stato. E’ ora di invertire questo trend.
DOMENICO BONVEGNA
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