Le feste Natalizie, si sa, sono un appuntamento complesso per le famiglie. Natale, festa della famiglia per antonomasia, è un imbuto, una strettoia dalla quale si deve passare a prescindere dal fatto che si viva il senso religioso della ricorrenza.
Anzi, il tentativo del consigliato protocollo europeo, avrebbe, nell’intento “inclusivo,” esteso il clima festivo anche a chi, non essendo cristiano, poteva avere buone ragioni per non essere raggiunto dall’ondata festiva.
Ormai l’occidente, laico o laicizzato, ha convertito in occasione consumistica tutte le ricorrenze religiose che, in molta parte, a loro volta, avevano convertito in ricorrenza religiose festività pure e semplici.
D’altra parte la festa è necessaria al singolo ed alle comunità, che nella condivisione di un’occasione festosa si compattano, nel bene e nel male.
Natale in famiglia, dunque, per chi la famiglia ce l’ha, ma la famiglia è anche quella degli affetti d’elezione.
A Natale si sta insieme, questo il mantra, va pure bene, ma sorge la domanda: con chi?
Si perché chi fa parte e chi non fa parte della famiglia natalizia non è così chiaro, perché a dispetto della rivendicazione dell’autonomia della famiglia nucleare, a Natale si scopre che la famiglia è quella verticale, dell’ascendenza fino all’ultimo avo in vita.
Dunque Natale con i genitori della moglie, Santo Stefano con quelli del marito o viceversa.
Da Roma in giù c’è la risorsa della Vigilia, forse più rappresentativa del giorno di Natale, quindi Vigilia di là Natale di qua.
E’ un rebus la cui formula non è stata ancora individuata.
Ma se il Natale è già un problema per le famiglie di genitori conviventi, cosa accade in quelle in cui i genitori sono separati?
La rivendicazione del “Natale per me è un giorno come un altro”, sparisce per lasciare posto alla ferrea rivendicazione dei bambini a metà.
Una settimana ciascuno, ma se rimangono nella stessa città, che si fa si nega un augurio, un regalo scartato col genitore con cui è previsto che passino il fine anno?
Natale vigilia o Natale giorno di Natale? Pranzo con un genitore, cena con l’altro?
Gli studi legali si cimentano in mail, pec, nel tentativo di esaltare il significato della festa che il genitore assistito propone all’altro genitore, salvo invertire il concetto a seconda di chi si assiste, o si affrettano a ricorsi al giudice dell’ultim’ora per sapere se i bambini trascorreranno il Natale con la mamma e l’ultimo dell’anno col babbo o viceversa.
In questa vera giostra dell’indifendibile in data 23 novembre una magistrata del foro romano ha dato una parola illuminante sia della norma giuridica sia della sapienza e saggezza personale.
Alla contesa dei genitori di periodi sovrapponibili, entrambi il Natale con i figli, ha semplicemente detto: non penserete di chiedere a me di provvedere! Il giudice dà le linee generali della condivisione dei tempi di cura dei figli tra genitori ed è già previsto che le festività siano una ciascuno con alternanza negli anni, se non siete in grado di decidere come cominciare, mi dispiace ma dovrò trarne la conseguenza che non siete in grado di condividere la responsabilità genitoriale, e quindi valutare se prendere altri provvedimenti di carattere generale, non certo di decidere io a chi spetti il Natale il primo anno, questa specifica decisione spetta ai genitori che esercitano la responsabilità genitoriale, non al giudice.
Musica per le mie orecchie, un’ espressione che si potrebbe ritenere frutto di buon senso ma che, invece, discende da corretta interpretazione delle norme che, con espressione, più giuridica si può definire “contenuti e limiti della giurisdizione”.
Sbaglia chi ritiene che il giudice si possa sostituire ai genitori, in ogni decisione che riguardi i figli, non può, almeno fino a che essi siano titolari della responsabilità genitoriale.
Quindi, genitori che vi contendete tutto, fatevene una ragione, non contendetevi il Natale se no rischiate, non che decida il giudice, ma che il giudice decida che voi non siete capaci di una decisione condivisa mettendo quindi in discussione molto di più che un Natale.
Buone Feste dunque.
Elisabetta Bavasso, legale, consulente Aduc