“Ancora una volta un metodo improvvisato, con marcati tratti di incostituzionalità, che non tenta di rendere ‘giustizia’ alla giustizia”. L’Associazione nazionale forense (Anf) si scaglia contro l’ipotesi di un concorso in magistratura non aperto a tutti (sarebbe un inedito), riservato a giudici e pm onorari e impostato su una unica prova scritta (e non più tre) e senza prova orale.
E’ il ‘Fatto Quotidiano” a raccontare le caratteristiche di questo percorso previsto dalla bozza del nuovo decreto sul Pnrr, e la cosa ha fatto saltare sulla sedia anche gli avvocati.
“Fare concorsi smart, per assumere personale a funzioni limitate, ma che si inseriscono in un sistema in affanno e complesso non è la soluzione. Sull’altare del Pnrr non si può sacrificare la preparazione di chi è chiamato a svolgere attività di primario interesse costituzionale e democratico”, avverte Giampaolo Di Marco, segretario generale dell’Associazione nazionale forense. Secondo quanto emerso, in ballo c’è l’assegnazione di circa 700 posti, e chi passa viene esentato dal tirocinio iniziale di 18 mesi (obbligatorio per tutti i neo-magistrati), in base all’idea che non occorra in quanto si tratta già di ‘addetti ai lavori’.
Per Di Marco la strada è sbagliata: “Se si vuole smaltire l’arretrato si individuino forme concertate e condivise di assunzione di personale capace e che possa stabilmente migliorare l’intero sistema giustizia anche quando la tempesta sarà passata e che permetta davvero di rispondere alla domanda: quanta giurisdizione vogliamo ancora nella vita dei cittadini italiani per la cura dei loro rapporti giuridici?”.