Al Presidente della Repubblica italiana, On. Sergio Mattarella
Illustrissimo Signor Presidente,
poche ore fa, in udienza a Palermo, una giudice onoraria, Vincenza Gagliardotto, è svenuta, spossata da 16 giorni di sciopero della fame.
Vincenza e la collega Sabrina Argiolas avevano intrapreso un duro sciopero della fame lo scorso dicembre, per protestare contro le inique condizioni di lavoro e l’assenza di qualsiasi tutela, anche sanitaria, in favore della categoria. Lo avevano poi interrotto, rassicurate dalle dichiarazioni di rappresentanti politici e istituzionali. Sedici giorni fa, deluse dall’ inconcludenza di quelle promesse, hanno ripreso ad astenersi dal cibo.
Il solo riscontro concreto della loro iniziativa è stata la convocazione dinnanzi alla Commissione di Garanzia per il diritto allo sciopero, per rispondere di ipotizzate violazioni del codice di autoregolamentazione, con la prospettiva di vedersi irrogare sanzioni che corrispondono, nel minimo, al reddito lordo di circa due anni di lavoro.
Benché considerati “volontari occasionali” i magistrati onorari sono sottoposti ad obblighi e vincoli persino più gravosi di quelli previsti per i funzionari pubblici, senza però godere di alcuna delle protezioni a questi ultimi -giustamente- riservate.
Su espresso invito della CGSSE, Vincenza Gagliardotto, come tutti i GOT e i VPO di Palermo, ha dovuto quindi riprendere le udienze, a dispetto del suo stato di salute e dell’elevato indice di contagio dell’ufficio in cui lavora. Nessuno ha ritenuto di informarsi sulle sue condizioni, e di consentirle di proseguire la protesta sollevandola dall’obbligo di tenere udienza; anzi ha dovuto continuare a prestare attività persino nella settimana di astensione legittimamente proclamata: infatti anche qualora aderiscano allo sciopero, i GOT sono tenuti a recarsi in tribunale per verificare se vi sono processi connotati da esigenze di urgente trattazione.
Nonostante la vicinanza ai magistrati onorari, da Lei espressa alla nostra Associazione con la nota del Quirinale del 14 dicembre scorso, nulla sembra essere mutato per i magistrati onorari.
Lo Stato continua a violare sistematicamente i loro diritti, incurante del chiaro riconoscimento operato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, dalle prime sentenze in ambito nazionale, e delle importanti parole pronunciate dal Presidente della Consulta nel giorno del suo incarico.
Il Governo persevera nella sua indifferenza, ignorando una protesta che agita da mesi gli uffici giudiziari di tutta Italia, e che si esprime con scioperi della fame, quotidiani flash mob, seguiti da innumerevoli attestazioni di sostegno di varie componenti della società civile, e culminata nell’astensione indetta dal 19 al 22 gennaio, alla quale ha aderito la quasi totalità dei magistrati onorari.
Il Ministro della Giustizia, dopo aver offeso 5.000 servitori dello Stato con incredibili e sconcertanti dichiarazioni, continua a trincerarsi in un silenzio che certamente non rende onore all’ alto ruolo. A nulla è valsa persino la sollecitazione del Capo dello Stato a prestare maggiore attenzione al tema della magistratura onoraria e alle richieste espresse nella missiva di AssoGOT, che gli è stata formalmente inoltrata.
L’On. Bonafede è rimasto muto e impassibile, non ha fornito alcun riscontro alla scrivente associazione, né ha preso posizione nelle sedi preposte, dando prova non solo di inadeguatezza, ma anche di una preoccupante insensibilità istituzionale.
Rileviamo infine che anche il Parlamento, al di là di elogi di circostanza, sembra riservare ai magistrati onorari proposte regressive e inaccettabili, che sul presupposto dell’invarianza finanziaria non introducono alcun diritto giuslavoristico, ma contemplano addirittura la prosecuzione del cottimo, agganciato come oggi a specifiche prestazioni, ovvero, a partire da data futura ed incerta, ad “impegni” che verrebbero compensati non con una retribuzione ma con una “indennità fissa”, quindi ancora con un cottimo parametrato ad un “orario lavorativo” che, come chiunque si occupi di Giustizia può comprendere, non si confà alla funzione del giudicare.
Trascurano, tali proposte, che il pagamento a cottimo è illegittimo ed è persino espressamente vietato da una Raccomandazione del Comitato dei Ministri agli Stati Membri del Consiglio d’Europa, applicabile anche ai giudici onorari, secondo cui “devono essere evitati sistemi che facciano dipendere dalle prestazioni gli elementi essenziali della retribuzione, in quanto essi possono creare difficoltà all’indipendenza dei giudici” (“I giudici: indipendenza, efficacia e responsabilità”, CM/REC 2010-12).
L’indipendenza della magistratura garantisce ad ogni persona il diritto ad un equo processo e, quindi, non è un privilegio dei magistrati, ma una garanzia di rispetto dei diritti dell’uomo che permette ad ogni persona di avere fiducia nel sistema giudiziario.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, prima di riconoscere la qualifica di lavoratori, ha statuito che i magistrati onorari italiani sono “organi giurisdizionali” secondo il diritto comunitario.
Spetta, quindi allo Stato, promuovere e tutelare l’effettiva indipendenza di ogni giudice, anche onorario, e compete al Consiglio Superiore della Magistratura, che Lei presiede, garantirne l’effettiva autonomia.
Nell’augurare una pronta e completa guarigione alla collega Vincenza Gagliardotto, confidiamo ancora nel Suo sostegno e nella capacità dei Suoi interventi dismuovere le coscienze, anche quelle meno reattive, affinché d’ora in poi nessun magistrato onorario, per rivendicare i propri diritti, debba porre a rischio il bene fondamentale della salute.
Con deferente stima.
Il Direttivo dell’associazione AssoGOT