“La scarsa familiarità con le tecnologie digitali caratterizza anche il settore pubblico. Prima dello scoppio della pandemia, il 99 per cento dei dipendenti dell’amministrazione pubblica in Italia non aveva mai utilizzato il lavoro agile. Anche durante la pandemia, a fronte di un potenziale di tale modalità di lavoro nei servizi pubblici pari a circa il 53 per cento, l’utilizzo effettivo è stato del 30 per cento, con livelli più bassi, di circa 10 punti percentuali, nel Mezzogiorno.”
Così l’impietoso quadro della pubblica amministrazione delineato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Nel periodo settembre 2019 – febbraio 2021, in auge il governo Conte2, c’era il ministero per “L’Innovazione tecnologica e la transizione digitale”, guidato dalla ministra Paola Pisano (M5S) e a quello della Pubblica amministrazione c’era Fabiana Dadone, sempre del M5S.
Il periodo pandemico è stato, ed è ancora, l’occasione per sviluppare il lavoro agile, consentendo ai cittadini di poter usufruire pienamente dei servizi della pubblica amministrazione.
Così non è stato.
Gli investimenti per avviare i processi di modernizzazione della pubblica amministrazione sono previsti dal Next Generation EU, il fondo europeo per sostenere gli Stati membri colpiti da pandemia Covid-19.
Si tratta di utilizzarli bene.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc