Palermo – Quindici infrastrutture prioritarie mancano all’appello per fare finalmente della Sicilia l’hub commerciale del Mediterraneo verso il Nord Europa. Le tensioni nello stretto di Bab al-Mandab e il crollo del 65% dei transiti navali dal Canale di Suez hanno spinto il 35% di armatori che ancora utilizzano la rotta del Mar Rosso ad accorciare la navigazione, raddoppiando i servizi di linea e attraccando nei porti di Vado Ligure e di Gioia Tauro piuttosto che a Rotterdam per compensare l’aumento dei costi. Scali che sono già prossimi all’overbooking: la Sicilia avrebbe l’opportunità di assorbire parte dei flussi, ma l’assenza di porti di transhipment e di collegamenti con una rete veloce la allontanano.
Dunque, diventa ancora più urgente la richiesta alle istituzioni avanzata dalle imprese siciliane tramite le Camere di commercio, di realizzare al più presto le 15 infrastrutture che hanno indicato come prioritarie, di cui ben 8 indifferibili, nell’indagine condotta da Unioncamere Sicilia in collaborazione con Uniontrasporti e nei tavoli tecnici di confronto realizzati in tutti i territori dell’Isola. Il “Progetto infrastrutture”, finanziato dal Fondo di perequazione 2021-2022 di Unioncamere nazionale, è sfociato nell’aggiornamento del Libro bianco, presentato oggi da Unioncamere Sicilia.
Come ha spiegato Antonello Fontanili, direttore di Uniontrasporti, l’elenco delle 15 opere prioritarie comprende le prime otto indifferibili (l’alta velocità Palermo-Catania, l’ammodernamento a quattro corsie della Palermo-Agrigento, la ferrovia Messina-Catania, il completamento del raddoppio ferroviario Palermo-Messina, la Ragusa-Catania, la velocizzazione della ferrovia Catania-Siracusa, la pedemontana di Palermo col collegamento al porto e il Ponte sullo Stretto di Messina) e le altre sette opere prioritarie (l’intervalliva Tirrenico-Jonica, il completamento della Siracusa-Gela, la tangenziale di Agrigento, il collegamento del porto di Augusta, l’interporto di Termini Imerese, il collegamento dell’aeroporto di Trapani Birgi e il terminal cargo a Comiso).
Il “Progetto infrastrutture” vuole proprio rispondere alle esigenze espresse dalle imprese, oggi costrette per l’85% a scegliere il trasporto su strada. Una condizione negativa di partenza che, aggiunta agli altri fattori di tardato sviluppo che riducono la competitività dei prodotti, ha comportato nel 2023 un crollo delle esportazioni pari a 8 miliardi di euro (-19,3%).
“Il Libro bianco – ha spiegato Pino Pace, presidente di Unioncamere Sicilia – si può dire che sia stato scritto dalle imprese che soffrono quotidianamente le conseguenze di una lotta impari; indica come mettere le catene produttive e gli operatori del trasporto nella condizione di disporre di una rete di nodi logistici e di strade e ferrovie veloci concepita per il trasporto intermodale ferro-nave e ferro-aereo e per le autostrade del mare. Infatti, l’attrattività commerciale della Sicilia – sottolinea Pace – si gioca sulla sostenibilità, rapidità ed economicità del trasporto: tre elementi che insieme possono rafforzare l’export dell’Isola e la nascita di poli di investimento e di interscambio Europa-Mediterraneo favoriti dalle opportunità della Zes unica”.
L’aggiornamento del Libro bianco, che misura l’indice di potenzialità del territorio in base alla qualità delle infrastrutture, alla produzione di energia green, al livello di digitalizzazione e alla dotazione di banda ultralarga e di rete 5G, segnala alle istituzioni responsabili anche alert medi riguardo ai possibili rischi per la realizzazione di due opere prioritarie (la Catania-Siracusa il cui costo nel frattempo è aumentato e la Pedemontana di Palermo che vede tempi assai lunghi) e quattro alert più blandi relativi alla Messina-Catania, alla Palermo-Catania, alla Ragusa-Catania e al Ponte sullo Stretto.
“Il Ponte sullo Stretto di Messina – ha evidenziato Ivo Blandina, presidente di Uniontrasporti – assicura un sistema di collegamento veloce tra la Sicilia e il resto del Continente europeo, non solo perché dimezza i tempi di attraversamento fra Messina e Villa San Giovanni, ma anche perché trascina con sé lo sviluppo dell’intera rete di trasporto dell’Isola. A partire dal raddoppio della Palermo-Messina, eletto dalla Commissione e dal Parlamento Ue al rango di asse ‘extended core’ nell’ambito del corridoio Ten-T Scandinavo-Mediterraneo. Il Ponte richiamerà anche l’anello che Anas sta progettando per collegare i territori di Trapani e Agrigento e i porti della costa Sud con l’alta velocità e con l’asse della Sicilia orientale fino a Messina. Ciò – ha concluso Blandina – permetterà a tutte le imprese, anche a quelle delle aree interne, di potere ricevere e spedire merci da e per l’Europa in tempi e con costi competitivi”.
Con l’occasione Dino Ferrarese, senior expert di Openeconomics, ha illustrato il nuovo studio dell’impatto che avrà sull’economia dei territori il cantiere del Ponte sullo Stretto nei suoi otto anni di durata. Considerati anche i ritorni sotto forma di investimenti dell’insieme delle imprese e dei consumi dei 36mila 700 occupati stabili, per un costo d’opera previsto di 13,5 miliardi si avrà un contributo complessivo di 23,1 miliardi al Pil del Paese, un gettito fiscale per lo Stato di 10 miliardi, un contributo complessivo di 22,1 miliardi ai redditi delle famiglie, 10,9 miliardi di redditi da capitale, 8,8 miliardi di redditi da lavoro e 3,4 miliardi di imposte indirette. Quanto al Pil diretto, indiretto e indotto nelle singole regioni, la Lombardia riceverà il maggiore contributo (5,5 miliardi), seguita da Lazio (2,6), Sicilia (2,1), Emilia-Romagna (1,99), Veneto (1,98) e Calabria (1,4). Ciò perché, ha spiegato Ferrarese, “nelle regioni del Nord sono maggiormente concentrate le imprese che per dimensioni e capacità possono garantire la fornitura di materiali, servizi e tecnologie”. Ivo Blandina ha, quindi, dichiarato che nel tentativo di riequilibrare la distribuzione regionale delle ricadute sul Pil, Unioncamere Sicilia con Uniontrasporti e Confindustria Sicilia hanno avviato un’interlocuzione con l’A.d. della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, al fine di individuare in Sicilia tutte le attività che possano essere coinvolte nei cantieri e di creare localmente filiere di dimensioni adeguate.
Valerio Mele, direttore tecnico della società Stretto di Messina, ha assicurato che i cantieri delle opere propedeutiche al Ponte, come le bonifiche e l’eliminazione delle interferenze, partiranno quest’estate subito dopo l’approvazione del piano finanziario da parte del Cipess.
Inoltre, ha chiarito che, se nel corso degli otto anni di esecuzione dovessero subentrare nuove tecnologie di costruzione o di materiali, queste saranno prontamente adottate adeguando il progetto. Così come massima sarà l’attenzione all’ambiente. Prova ne sia che nell’aggiornamento del piano di incidenza ambientale rispetto al progetto del 2011 è stata prevista la realizzazione di habitat protetti, sono stati sostituiti il tipo di piloni sottomarini per non impattare sui cetacei e il tipo di illuminazione della sede stradale per non disturbare l’avifauna.
Raffaele Celia, direttore regionale Anas Sicilia, ha riferito che del piano di investimenti da 17 miliardi in Sicilia, sono in corso manutenzioni programmate per oltre 2 miliardi, nuove opere per 3,5 miliardi e progettazioni per 10 miliardi. I cantieri avviati riguardano molte delle priorità del “Libro bianco”, come la Ragusa-Catania; il primo lotto della Palermo-Agrigento che sarà definito entro la primavera e il secondo che si sta progettando; la Nord-Sud e la Agrigento-Caltanissetta che si stanno completando; si sono conclusi i dibattiti pubblici sulla tangenziale di Agrigento e sulla Castelvetrano-Sciacca. Celia ha anche annunciato che Anas è pronta ad avviare il dibattito pubblico sul progetto della pedemontana di Palermo e che sta concordando con la Regione il calendario degli incontri.
Da parte sua, Maurizio Infantino, direttore Investimenti di Rfi per la Sicilia orientale, ha ricordato che tutti i cantieri della Palermo-Catania-Messina sono stati avviati; che è in corso il progetto di fattibilità per completare il raddoppio della Palermo-Messina fra Castelbuono e Patti, percorso di 70 km che sarà tutto in galleria; che a maggio andrà in gara il collegamento col porto di Augusta; e che entro l’estate sarà pronto il progetto del collegamento della Ragusa-Vizzini con l’aeroporto di Comiso.
Nico Torrisi, A.d. della Sac, ha ricordato in proposito che il governatore Renato Schifani ha sposato il progetto del terminal cargo a Comiso, che sarà finanziato con fondi Fsc. Torrisi ha anche detto di non essere contrario alla privatizzazione delle società aeroportuali, purchè prevedano investimenti su piani industriali di rilancio dei territori.
Luca Lupi, segretario generale dell’Autorità di sistema portuale della Sicilia occidentale, ha ribadito la centralità dei porti siciliani in una strategia che vede il 90% delle merci transitare dal Mediterraneo, e che i porti della Sicilia occidentale si stanno preparando agli investimenti che saranno finanziati dal nuovo regolamento Ten-T che l’Ue approverà ad aprile e ad utilizzare gli incentivi che sempre l’Ue metterà a disposizione col nuovo regolamento che impone punti di ricarica Gnl e elettrici per le navi green. Lupi ha anche ricordato gli investimenti “Pnrr” per l’elettrificazione delle banchine e ha enfatizzato il modello del partenariato pubblico-privato che sta consentendo all’Authority di conseguire l’obiettivo del “cold ironing” per ridurre le emissioni delle navi attraccate.
Il presidente della Camera di commercio Palermo Enna, Alessandro Albanese, ha sottolineato che “quando chiediamo il Ponte sullo Stretto, non lo facciamo per avere un’opera fine a se stessa, ma la realizzazione del Ponte deve trainare tutte le altre infrastrutture che servono allo sviluppo della Sicilia e del Paese”.
Infine, Gaetano Vecchio, presidente di Confindustria Sicilia, ha elencato tutte le difficoltà strutturali che deve affrontare chi fa impresa nell’Isola e ha auspicato una rapida realizzazione delle opere necessarie, a partire dalle tangenziali di Palermo e Catania.