In questi giorni la discussione sulla cosiddetta “Movida”, sugli italiani indisciplinati che fanno assembramenti si è notevolmente accesa. Soprattutto dopo che il ministro Boccia ha lanciato l’idea di istituire le “Guardie civiche” (delatori, spioni) per reprimere le varie movide “giovanili” del sabato sera nelle nostre città. E’ probabile che il progetto ha anche causato qualche sbandamento, un “passo falso”, fino a dimostrarsi un vero e proprio boomerang, per il Governo Conte.
A ogni modo è fuori discussione, che questo provvedimento (successivamente “ammorbidito”) del «Governo di Salute Pubblica», va nella direzione di quel commissariamento della democrazia, che il governo ha adottato su tutto il territorio nazionale con le misure restrittive delle libertà personali dei cittadini senza precedenti, attraverso decreti legge, e soprattutto attraverso l’irrituale mezzo del Dpcm. Per il professore Capozzi si tratta di «un regime paternalistico di sorveglianza, caratterizzato dall’estrema personalizzazione e dall’uso estensivo dell’esposizione mediatica del Presidente del consiglio, nelle intenzioni al tempo stesso rassicurante e ammonitrice». E’ chiaro a tutti che il governo Conte è passato da una acrobatica coalizione, tenuta insieme soltanto dalla paura delle urne ad una repentina reincarnazione «una sorta di partito unico “tecno-populista” (per citare la categoria introdotta qualche anno fa dal politologo Lorenzo Castellani). Un regime che usa come principale fondamento della sua autorità la paura diffusa, il pericolo percepito, sospendendo il dibattito politico e quasi congelando il parlamento; che tenta di prolungare il più possibile l’emergenza per rendersi inamovibile; che impedisce manifestazioni di protesta prolungando ad oltranza norme contro gli assembramenti; che cerca di addossare i contagi ai comportamenti privati dei cittadini; e soprattutto che giustifica qualsiasi decisione, o mancata decisione, rimandando al parere di comitati tecnico-scientifici e task force di “esperti”.(Eugenio Capozzi, Il regime sanitario: un altro “stress test” per la democrazia italiana, 26.5.2020, loccidentale.it).
L’idea delle guardie è un ulteriore smascheramento di questo esecutivo che come ho scritto precedentemente sta passando alla storia come sino-madurista e non c’è da scandalizzarsi se gli italiani nelle ore immediatamente successive all’annuncio delle «guardie», cosi si chiamavano in origine la domenica, abbiano subito pensato a quelle rosse della rivoluzione culturale maoista o alla Milizia fascista (L’Ovra) e qualcuno persino ai TonTon Macoutes di Duvalier padre e figli, i due feroci dittatori di Haiti dagli anni Cinquanta alla fine degli anni Ottanta. «In fondo i TonTon si chiamavano Milizia di Volontari della Sicurezza Nazionale…» .
Per la cronaca, «dopo la riunione di martedì mattina, gli assistenti saranno mantenuti ma avranno solo «una funzione di accompagnamento e iniziative di solidarietà e di servizi sociali ». Dai TonTon Macute alle giovani Marmotte». (Marco Gervasoni, Nuovi controllori. Gli assistenti civici lo provano: il governo genera la paura che ha, 27.5.2020, loccidentale)
Ritornando alla movida non bisogna tanto meravigliarsi se i giovani e gli adolescenti affollino le strade, pronti a minacciarli perchè sono in troppi! «Ma se non gli offri alternative saranno sempre di più, questo lo capisce chiunque. Il fatto è che per questo governo, sempre più attratto dalle politiche cinesi, la colpa è sempre dei cittadini. Prima erano i runners, poi i bagnanti, adesso i giovani della movida. “Ora spetta a voi, noi abbiamo fatto tutto magnificamente” ce lo ripetono da mesi, da quando mancano le mascherine, i tamponi, i dispositivi minimi, ma tutto è sempre sulle spalle dei cittadini» (L’Osservatore romano, Repressione. Niente scuola e delatori contro la movida. Poveri giovani, 26.5.2020, lanuovabq.it).
Sulla linea paternalistica del governo Conte si è espresso oggi Borgonovo su La Verità. Il giornalista fa riferimento ad un articolo della filosofa Michela Marzano apparso su La Stampa, che redarguisce gli italiani che non sanno “essere adulti”. La filosofa sdegnata ha osservato la folla dei torinesi che si sono riuniti per ammirare l’esibizione delle Frecce Tricolori e da questo ha tratto una dolorosa conclusione: «Prima o poi dobbiamo assumerci la responsabilità del nostro essere adulti […] ognuno di noi deve poter dimostrare di essere capace di badare a se stesso se vuole conservare quella libertà di azione e di movimento che ci rende autonomi». Inoltre sempre la filosofa, approva il rimprovero ai suoi cittadini della sindaca Chiara Appendino che come una maestrina ha minacciato giustamente ritorsioni contro gli irresponsabili.
Pertanto, per meritarci la libera circolazione, dobbiamo essere adulti. E’ il solito refrain delle ultime settimane. L’insistenza sulla responsabilità è persistente, «Esponenti del governo e sindaci di ogni latitudine continuano a minacciare chiusure, punizioni e multe, ringhiano contro gli scriteriati che – esattamente come bambini – non sanno gestirsi da soli». (Francesco Borgonovo, “Il governo dà agli italiani il permesso di uscire. Poi però li sgrida se lo fanno”, 27.5.2020 La Verità)
Pertanto i nostri governanti, ci hanno trattato come fa una mamma invadente tratta i propri figli. «Ci hanno sfiniti ricordandoci di mettere la canottiera (divenuta nello specifico , mascherina) prima di uscire, e non appena ci hanno visti giocare con gli amichetti in cortile hanno attaccato con la rampogna». Invece per Borgonovo andava bene il trattamento “paterno” che detta le regole, ma lascia sostanzialmente liberi. Ma il nostro Giuseppi non riesce ad essere un buon padre, anche se lui si sente già di essere un “padre della patria”. I messaggi dei governanti allo sbaraglio sono alquanto confusi e contrastanti.
Per esempio i torinesi accorsi in strada per vedere le Frecce tricolori sono stati trattati dalle istituzioni come se l’evento fosse organizzato da qualche privato. Sostanzialmente «i messaggi che giungono dall’alto paiono versetti coranici: vale l’ultimo pronunciato in ordine di tempo».
Il vice direttore de La Verità conclude puntando il dito sul commissario Arcuri che «si è mosso con agilità pachidermica su ogni fronte». Non ne ha indovinato nessuna; «sulle mascherine ha combinato disastri, provocando oggettive difficoltà alla popolazione». Ha perfino il coraggio di addossare le colpe dei suoi fallimenti sugli italiani, sui giovani innanzitutto. «No, caro – scrive Borgonovo – tutto passa dalla vostra responsabilità di uomini delle istituzioni. Sta a voi mettere in condizioni gli italiani di affrontare questa situazione disastrosa in sicurezza fornendo aiuti, mascherine, test e tutto il necessario. Poi potrete anche venire a parlarci di responsabilità».
DOMENICO BONVEGNA
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