Questa intervista a Daniela Faranda serve per fare chiarezza su una pagina grigia della politica locale: l’uscita di scena di una delle donne simbolo della destra siciliana. Ci siamo spesso chiesti, passeggiando per i corridoi di Palazzo Zanca, sede del Comune di Messina, il perché di certe dinamiche: chi ha carattere, temperamento, valori è messo ai margini.
Eh, sì la Sicilia, Messina sono famosi per il detto “peccato che“. Calza a pennello con la protagonista della nostra storia. Daniela Faranda è brava, peccato che…il luogo comune del “peccato che” colpisce anche lei, nonostante la sua storia, il suo temperamento, il suo cognome. Con l’aggiunta dell’altro luogo comune, tipico della gente meschina: fa politica perché è raccomandata dalla famiglia Ragno – Germanà. Ma per favore…. Queste cavolate le possono dire solo i meschini e chi non conosce Daniela. Come se fare politica, sul serio, sia una sorta di scherzo collettivo, una mission generazionale o semplicemente una scusa per marinare l’ufficio, tipico dei vagabondi parassiti.
In coda a tutto questo c’è la storia personale di una donna che ha studiato, faticato, sgomitato, per conquistare spazio, contrariamente ad altri. Personalmente non abbiamo molta simpatia per coloro che preferiscono nel lavoro o in politica, le scorciatoie alla dignità. Di conseguenza seguiamo con occhio critico certe vicende della politica siciliana che nel corso degli ultimi trent’anni si è fatta carico di diverse manchevolezze che a tratti ce l’hanno fatta guardare con sospetto. Ma ciononostante vogliamo credere che per ogni persona in gamba, ci sia ancora spazio. Vogliamo credere in un futuro migliore dove le donne come Daniela Faranda abbiano il ruolo che meritano. Altro che briciole.
Daniela Faranda nelle tue vene la politica scorre da generazioni: che cosa hai pensato il giorno che Cateno De Luca è diventato sindaco di Messina?
Quello che ho pensato quando è stato eletto Accorinti, cioe che tutto è possibile! In realtà avevo sentore che qualcosa stesse andando in questa direzione, i segnali c’erano tutti bastava saperli cogliere. Ma io per formazione, o se preferisci, per de-formazione, sono fedele e vado dritta all’obiettivo anche quando so di non poterlo raggiungere.
Ti sei mai chiesta perché una con il tuo carattere, la tua storia, la tua esperienza è fuori dai Palazzi?
Mah… si me lo sono chiesta e mi sono anche data una risposta. Forse proprio per il mio carattere, difficilmente riesco a “piegarmi” preferisco sempre “spezzarmi”. Ma, in ogni caso, ho fatto tante cose.
Oggi in quale partito o movimento ti rivedi?
Avevo 17 anni quando ho iniziato a militare nel M.S.I., diventato poi A.N., ho un po’ perso la bussola, come molti, quando ci siamo letteralmente liquefatti nel PDL, oggi l’unico partito nel quale mi riconosco è, ovviamente, Fratelli d’Italia. Incarna quei valori ai quali ho ispirato la mia attività politica e sociale, vita privata compresa.
Avresti mai immaginato che anche grazie a chi ci rappresenta siamo diventati lo zimbello delle trasmissioni televisive?
Questo purtroppo è frutto di un’epoca che si fonda sul virtuale e non sul reale per cui emerge molto di più ciò che fa “spettacolo” rispetto ai risultati dell’azione amministrativa. A questo si aggiunge una smodata smania di protagonismo.
In che cosa la società cosiddetta civile ha fallito?
Nel non essersi occupata della Politica, nel senso più vero e più alto del termine, cioè non ci si è impegnati in prima persona. Vedi in questi decenni, secondo me, ci si è avvalsi della politica o dei politici per raggiungere obiettivi ma sono stati pochissimi quelli che hanno messo la faccia e si sono spesi per la collettività. La politica è una passione vera, un impegno serio e faticoso.
E la classe imprenditoriale?
Credo la stessa cosa.
Quali sono le priorità che un sindaco dovrebbe affrontare da subito?
Mettere in ordine i conti del Comune e per la verità credo che De Luca lo stia facendo. Trovare soluzioni per i giovani e gli imprenditori che vogliono restare a lavorare in città, cioè snellire le procedure che consentano a chiunque di iniziare lavorare e poi, attenzione per tutti i nostri villaggi che potrebbero essere gioielli, ognuno con le sue specificità.
Cateno De Luca ha le sue colpe, ma neppure il presidente Nello Musumeci può dirsi immune da errori
Certamente, il Presidente Musumeci fa fatica a governare con i numeri in aula per cui comprendo le sue difficoltà nell’amministrare una Regione ridotta all’osso. È chiaro che tutti ci saremmo aspettati di più, ma i miracoli sono improbabili.
Il virus ha costretto tutti a cambiare le proprie abitudini, a riflettere sulla propria esistenza. Immagino che anche tu hai tratto delle conclusioni da quello che sta accadendo?
Temo che l’essere umano abbia davvero passato il segno. Non ci siamo curati troppo degli aspetti importanti della nostra vita perdendo di vista le cose fondamentali. Ho provato tanta amarezza per il dolore dei tanti italiani che hanno perso qualcuno, grande ammirazione per i medici e tutto il personale sanitario che ha lavorato in condizioni davvero proibitive e sono molto preoccupata per l’italia intera. Non sarà facile risalire la china, la gente muore letteralmente di fame, abbiamo visto le code alle mense dei poveri o al banco dei pegni? Questa pandemia dovrebbe farci riflettere molto per tante ragioni che sarebbe troppo lungo da dire adesso.