di Rino Nania
Nel discorso che Giorgia Meloni ha fatto nell’occasione del premio internazionale “Global Citizen Award 2024” dell’Atlantic Council ricevuto dalle mani di Elon Musk ha espresso un concetto miliare, laddove ha richiamato il prestigio filosofo inglese Roger Scruton che definiva con il termine oicofobia, dal greco oikos, casa, e fobia, paura, una patologia avvertita nell’Occidente nella sua versione contemporanea. Difatti oicofobia significa l’avversione verso la propria casa. Un disprezzo montante, che ci porta a voler brutalmente cancellare i simboli della nostra civiltà, negli Stati Uniti come in Europa.
Difatti è emersa una nuova tendenza che già comincia a vivere una sorta di crisi, giacchè non possiede una sua “viva e vera” ragione d’essere. Ovvero quel suo relativismo impenitente porta a mantenere in vita una società sempre più liquida che deve cancellare, a dire di questa nuova “sinistra intelligente” fautrice di questo pensiero, le tracce solide e rilevanti dei riferimenti culturali che sono giunti fino ai nostri giorni.
Kamala Harris, oggi, cerca di testimoniare e di fornire l’interpretazione di questo nuovo fallimento: a sinistra si cercano nuove parole d’ordine per mascherare le ripetute sconfitte storiche, ma rimanendo preda di una fragilità insita di idee e valori.
Anche in questo quadro vi sono personaggi che raffigurano gli archetipi anche in senso comico di questa tendenza.
Nella traduzione italiana, in versione comica, vi è un personaggio, Tafazzi, che ormai è entrato nel novero degli atteggiamenti, che nel linguaggio comune si è prepotentemente affermato e che evoca una sorta di comportamento assurdamente e inutilmente masochistico.
A quanto pare anche l’Occidente in declino sta assumendo queste sembianze.
E così, seppur sorridendo, la critica autolesionista si è diffusa partendo da sinistra e adesso si è profusamente estesa nella versione di destra, dando contenuti e forme ad una critica estrema che dilapida quel residuo rimasto della cultura occidentale.
Su questo fronte la Meloni, nel suo discorso newyorkese ,cerca di ovviare alla critica di sinistra proponendo i valori della patria e della nazione, al punto da evidenziare, nella bella sintesi, che “L’Occidente è un sistema di valori in cui la persona è centrale, gli uomini e le donne sono uguali e liberi, e quindi i sistemi sono democratici, la vita è sacra, lo stato è laico e basato sullo stato di diritto.”
Eppure in tale percorso su cui si intende imbastire una compiuta esperienza “comunitaria” rimane per coloro che la dileggiano (i cd. critici di destra) un’occasione per “battersi la bottiglia” sulle parti basse, quasi inspiegabilmente, quasi masochisticamente. Ebbene è il Tafazzi, vestito di nero, che fornisce oggi le sembianze di quel famoso sopravvissuto al bombardamento sperimentale per testare delle bombe atomiche francesi da usare per scopi puramente pacifici sull’isola di Mururoa. Questo Tafazzi nell’immaginario popolare è un grande uomo che ha portato una nuova luce nel mondo grazie alle sue azioni di grande profilo (sic!) a livello umanitario e storico, ovvero sbattere una bottiglia di plastica sul sospensorio che indossa e gridare a squarciagola le vocali in contemporanea sulle note di un successo dance commerciale dei primi anni ’90, traendone immenso piacere.
Insomma siamo di fronte alla sintesi dell’attuale cortocircuito culturale, che intride i tessuti culturali e valoriali, sia della cd. destra che della cd. sinistra, che oggi non riesce a supportare, con idee originali, quel laboratorio di governo, riconosciuto a livello internazionale, per qualità e capacità di elaborazione progettuale, in cui la Meloni, i Giuli, i Mantovano, i Fazzolari ed i tanti altri stanno facendo fare un altro tratto di strada a quella “destra di governo” che prova a tradurre i valori e le idee in progetti di legge, in regole nuove, affinchè l’universo politico culturale delle destra italiana postbellica, le sue rappresentazioni e autorappresentazioni, i miti, le icone, le suggestioni, le invenzioni siano o diventano momento di arricchimento e possano dare contenuto aggiornato all’immaginario nazionale. Così attraverso questo costruendo “l’immaginario” si provano a nutrire le molteplici forme del vivere sociale con nuove coordinate, come il cinema, i fumetti e la musica pop, i personaggi dello spettacolo, gli slogan politici e tante altre espressioni nelle arti che vanno contestualizzate.