IL 7 OTTOBRE NON E’ SERVITO

A quanto pare il massacro del 7 ottobre non è servito a far aprire gli occhi ai vari opinionisti e influencer che “pretendono di farci aprire gli occhi su un “genocidio” che non c’è e chiudono i loro sul significato di quanto accaduto”. Lo scrive Stefano Magni su atlanticoquotidiano. (Tutte le lezioni che avremmo dovuto apprendere dal 7 Ottobre, 7.10.24, atlanticoquotidiano.it) Il 7 ottobre, Hamas ha dimostrato che il suo reale obiettivo è solo quello di assassinare ebrei […]

Il fine è stata l’uccisione indiscriminata di civili ebrei”. Infatti dopo aver colto di sorpresa e forzato la difesa israeliana,Hamas non ha sfruttato il suo temporaneo successo per conseguire obiettivi militari o politici. Non sono state attaccate basi militari, né obiettivi economici. Non sono stati assassinati politici, né comandanti militari. L’unica cosa a cui i terroristi di Hamas miravano erano i civili”. “E li hanno uccisi in gran numero, almeno 1.200 secondo le stime più aggiornate. Li hanno assassinati ovunque si trovassero: in auto lungo le strade, nelle loro case, nei loro letti, o quando erano intenti a ballare in un rave party, il luogo in cui, essendo più concentrati, sono stati uccisi più in gran numero in una sola volta”. Secondo Magni i gangster di Hamas hanno voluto ostentare l’orrore, per questo non si sono limitati ad uccidere, ma far soffrire le loro vittime nel peggiore dei modi. Basta vedere i video delle torture e delle uccisioni dei civili israeliani può causare un disturbo post traumatico allo spettatore non preparato alla violenza estrema. “Quegli israeliani che sono stati uccisi con un colpo di fucile sono stati i più fortunati. Gli altri hanno subito dei supplizi che parevano seppelliti nella memoria delle invasioni degli unni o dei tartari, nelle guerre di religione di quattro secoli fa o nelle peggiori barbarie commesse durante la Seconda Guerra Mondiale”. Il servizio mette a disposizione video e documenti scritti. Del resto gli stessi miliziani di Hamas hanno ampiamente documentato quello che hanno commesso. Ognuno di loro aveva la sua body cam con cui riprendeva in tempo reale quel che stava facendo. Anche le torture più crudeli e fantasiose sono state filmate in tempo reale.

Un’altra scena che doveva aprirci gli occhi è stata la parata dei “vincitori” di ritorno a Gaza. “Portavano con sé i prigionieri, ridotti in schiavitù, come da tradizione di tutti gli eserciti antichi. Gli ostaggi catturati erano ben 251, un bottino incredibilmente ricco per un gruppo terrorista che ha visto quanto sia disposta a pagare Israele per ogni singolo cittadino o soldato catturato. Il solo caporale Gilad Shalit era stato scambiato con mille prigionieri palestinesi, fra cui lo stesso Yahya Sinwar, capo di Hamas a Gaza, mente del 7 ottobre”.

E qui c’è una riflessione più dolorosa: “In tutto questo, che ruolo ha avuto la popolazione di Gaza? Dovrebbero esserci rimaste impresse le immagini, appunto, del ritorno dei “vincitori” del 7 ottobre. Un trionfo. La gente festeggiava per strada, mentre i pick up dei terroristi tornavano trasportando gli ostaggi, o i cadaveri orrendamente mutilati degli israeliani che avevano appena ucciso. “Papà, ne ho uccisi con le mie mani!” urlava al telefono un terrorista al padre. E quello:Che Dio ti protegga! Allah Akhbar!. Sembra che un sondaggio ha rilevato che i due terzi dei palestinesi approvano il pogrom.

Mentre fa notare Magni non c’è stata nessuna reazione da parte dell’ Autorità Palestinese di Abu Mazen. Quella che dovrebbe mettere la prima pietra del futuro Stato palestinese, non ha neppure lamentato il comportamento dei terroristi di Hamas, neppure ha avuto l’ipocrisia di definirli “compagni che sbagliano”.

Ancora, il 7 ottobre dovrebbe fare aprire gli occhi (naturalmente questa esortazione è rivolta a noi occidentali) anche sull’Iran, evidentissimo il suo sostegno logistico a tutti i terroristi dell’area Medio Orientale, da Hamas agli Houthi. La Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, durante la preghiera del venerdì a Teheran, col fucile a fianco, ha tenuto un discorso che fa ben intendere che ciò che orienta l’anima di questi terroristi ha poco a che fare con il desiderio di giustizia per il proprio popolo.

Khamenei ha definito “ogni attacco a Israele un servizio all’umanità”, considerando legittimo l’attacco del 7 ottobre.

Il 7 ottobre avrebbe dovuto aprirci gli occhi sulla natura del conflitto mediorientale: una guerra combattuta da Israele per la sua sopravvivenza, contro un nemico che vuole gli israeliani morti. Nonostante tutto, a giudicare dai discorsi dei governi occidentali e da quel che leggiamo ogni giorno nelle pagine dei commenti delle maggiori testate europee e nord americane, si parla ancora del vecchio progetto (datato 1947) dei“due popoli in due Stati”, spacciato come soluzione magica della guerra. Ma, “quale convivenza può essere possibile e quale confine si può tracciare se c’è un popolo che ne vuole annientare un altro?”  Si fa pressione solo su Israele perché accetti una pace di compromesso, pur sapendo ormai che combatte contro nemici che non accetterebbero mai compromessi fino all’annientamento fisico totale del popolo ebraico in Israele.

Pur avendo visto di che pasta sono fatti i terroristi di Hamas (dai loro stessi video) diamo ancora per buona la loro versione dei fatti. Sentiamo descrivere la guerra a Gaza come un “genocidio israeliano”, abbiamo rilanciato la notizia di carestie che non c’erano, di assedio per fame quando i camion portavano aiuti alimentari, di decine di migliaia di bambini morti che nessuno (se non Hamas e i suoi complici) ha mai potuto contare.

A cura di DOMENICO BONVEGNA