Il contributo della scuola paritaria al sistema nazionale di istruzione: numeri, problemi, possibilità

Il sito del Ministero dell’Istruzione dedica un’area alla scuola non statale paritaria in cui vengono riportate le principali normative  di riferimento per istituzioni scolastiche in cui sono iscritti più di 800.000 studenti. È importante partire da quanto vi è scritto perché chiarisce un punto fondamentale: il servizio pubblico di istruzione può essere svolto anche da scuole non statali paritarie. Seguendo quanto troviamo all’interno del sito ufficiale del Ministero, risulta chiaro che il principio costituzionale della libertà di educazione trova realizzazione sul territorio nazionale attraverso l’esistenza di scuole statali e di scuole non statali che  possono essere:

  • paritarie (riconosciute ai sensi della legge 62 del 10 marzo 2000);
  • non paritarie (decreto legge 250 del 5 dicembre 2005, convertito dalla legge 27 del 3 febbraio 2006);
  • straniere (decreto del presidente della Repubblica 389 del 18 aprile 1994).

Il riconoscimento della parità quindi garantisce: l’equiparazione dei diritti e dei doveri degli studenti; le medesime modalità di svolgimento degli esami di Stato; l’assolvimento dell’obbligo di istruzione; l’abilitazione a rilasciare titoli di studio aventi lo stesso valore legale dalle scuole statali. Ciò inserisce le scuole paritarie nel sistema nazionale di istruzione e le impegna ad accogliere tutti gli alunni che ne accettino il progetto educativo e richiedano di iscriversi, compresi gli alunni e studenti con disabilità, nonché a contribuire a realizzare la finalità di istruzione ed educazione che la Costituzione assegna alla scuola. Le scuole paritarie possono essere gestite da Enti locali o da privati, alle condizioni precedentemente elencate, e svolgono a pieno titolo un servizio pubblico.

Nonostante quanto scritto sul sito del Ministero dell’Istruzione, in realtà, gli studenti che frequentano la scuola paritaria non hanno gli stessi diritti di chi frequenta la scuola statale. In primis, le loro famiglie, pur pagando con le tasse la scuola statale che non frequentano, devono sostenere la spesa di una retta per la scuola paritaria a cui sono iscritti. In secondo luogo, le loro scuole sono escluse dalla quasi totalità di progetti e di finanziamenti del Ministero (del PNRR, finora, non è andato 1 solo euro alla scuola non statale paritaria). Questa contraddizione nasce da una posizione culturale ed ideologica molto radicata, che ha sempre considerato la scuola statale come la sola  capace di garantire  un servizio pubblico e la scuola non statale come una libertà lasciata a chi poteva permettersi di pagare una retta o come ruolo di supplenza rispetto allo Stato. L’idea stessa di “parifica” del regio decreto del 1923 nasce da questo principio: lo Stato concede alle scuole elementari non statali dei contributi affinché svolgano questo servizio nei luoghi dove non riesce a garantirlo.

La situazione della scuola italiana non consente più di rimandare l’esame di questa vicenda, che insieme a quella delle modalità di formazione, selezione e formazione del personale nella scuola statale può condizionare la qualità della proposta didattica ed educativa  nel futuro. La non conoscenza dei dati, la tutela aprioristica di diritti acquisiti, il prevalere di preconcetti ideologici sono i tre motivi per cui non siamo mai stati disposti a cambiare per mettere veramente al centro lo scopo vero della scuola: la crescita umana, culturale e professionale di tutti gli alunni, nessuno escluso, in tutto il territorio nazionale.
Ecco, brevemente, i dati che occorre conoscere  per cominciare a fare un passo di consapevolezza che aiuti a fare scelte giuste nel futuro.

I numeri della  scuola paritaria

Secondo gli ultimi dati disponibili, le scuole paritarie nell’anno scolastico 2021-2022 sono 12.096 (di cui 8.529 scuole dell’ infanzia); sono frequentate da 817.413 studenti di cui più della metà (466.037) risultano iscritti alla scuola dell’infanzia. Il focus dell’Ufficio statistico del Ministero riporta anche due tabelle interessanti con la distribuzione delle scuole paritarie per livello scolastico, regione e numero di alunni. In aggiunta ai 466.037 alunni che frequentano la scuola gestita da Enti privati, occorre aggiungere gli 821.970 alunni che frequentano le scuole paritarie gestiti dai Comuni. Altri dati sono inoltre indicativi della realtà delle scuole paritarie nel loro complesso e si riferiscono al numero dei docenti (24.490, di cui 1.932 di sostegno) e al numero di alunni con disabilità (4.215, sono l’1,4 %  a fronte del 2% delle scuole statali). Numeri più precisi e complessivi su tutte le scuole paritarie non statali sarà possibile averli solo dal presente anno scolastico, il primo in cui le scuole paritarie hanno caricato direttamente sul SIDI (il servizio informativo del Ministero) anche i dati del personale, che prima venivano inviati solo alle sedi degli Uffici Scolastici Regionali.

Le risorse economiche  destinate alla  scuola paritaria

I dati sui finanziamenti alle scuole paritarie per lo svolgimento del servizio educativo all’interno del sistema nazionale di istruzione si è chiarito negli ultimi tre anni grazie alla definizione del costo nazionale standard per alunno nelle scuole statali. Non esiste un capitolo nel bilancio ordinario  dello Stato destinato  ai contributi per le scuole paritarie, ogni anno il Ministero deve emanare un decreto che assegna i fondi chiarendo i requisiti necessari per riceverli, primo fra tutti l’esistenza di un’attività non commerciale che si concretizza nel non richiedere una retta superiore al costo studente standard per alunno nelle scuole statali. L’importo medio delle rette richieste alle famiglie nelle scuole paritarie è  di 4500 euro l’ anno. Il contributo per alunno che viene dato alle scuole paritarie dal Ministero è in media di 1000 euro all’anno a studente per le primarie (19.000 euro per classe), di 500 euro per la secondaria di primo grado, di 500 euro per il biennio delle scuole superiori. L’ altro capitolo da tenere in considerazione sono i contributi per gli alunni con  handicap, che per la primaria corrispondono a quelli dati alla scuola statale e si assottigliano arrivando ad un media di 4.500 euro ad alunno all’anno, a prescindere dalla gravità (con un importo di questa entità si possono pagare al massimo 2 ore di insegnante di sostegno l’anno). Il fatto che l’attuale Ministro dell’Istruzione prof. Giuseppe Valditara abbia confermato nell’ultima legge di bilancio lo stanziamento straordinario di 70 milioni  di euro è  un segnale molto importante.

Per quanto riguarda i finanziamenti per progetti dedicati agli studenti, per la formazione per i docenti, per la realizzazione di laboratori, per il piano scuola digitale ordinario, le scuole paritarie in questi anni sono sempre state escluse. L’idea che la scuola statale sia l’unica a svolgere una funzione pubblica in questi anni è stata ulteriormente confermata dal PNRR, che sta aumentando ancora di più questa disparità di trattamento. Nel testo del Piano, infatti, non vi è alcun riferimento esplicito alle scuole paritarie e – dalla lettura complessiva dei Traguardi e degli Obiettivi, nonché dagli Accordi operativi – emerge una tendenziale ratio pubblicistica delle misure relative all’istruzione, con particolare riferimento agli investimenti infrastrutturali oggetto di finanziamento. Più in particolare, è lo stesso Piano a circoscrivere il novero delle istituzioni scolastiche coinvolte, come per la Missione 2, Componente 3 (M2C3) “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”, che menziona espressamente le sole “scuole pubbliche”. Con riferimento all’investimento M4C1 – 3.2 “Scuola 4.0 – scuole innovative, nuove aule didattiche e laboratori”, seppure negli Accordi vi era un richiamo di carattere generale all’Italian school system, i documenti ministeriali sembrano deporre per una lettura restrittiva. Infatti, il Piano Scuola 4.0, già adottato, prevede che «la linea di investimento del PNRR “Scuola 4.0” è destinata a tutte le scuole statali e mira a trasformare gli ambienti dove si svolge la didattica curricolare (almeno 100.000 classi) con dotazioni digitali avanzate e a dotare le scuole del secondo ciclo di istruzione di laboratori avanzati per l’apprendimento delle professioni digitali del futuro».

I diritti degli studenti, delle famiglie e degli insegnanti nelle scuole paritarie e nelle scuole statali

Per quanto riguarda i diritti degli studenti, delle famiglie e degli insegnanti nelle scuole paritarie, in questo momento, a legislazione vigente, sono riconosciuti solo quelli di tipo giuridico in base alla legge di parità del 2000, ma non quelli di tipo economico. Solo le famiglie in grado di pagare la retta possono esercitare il loro diritto di iscrivere un figlio ad una scuola paritaria. In virtù della legge sulla “Buona scuola”, nel 2022 la detrazione dalle imposte delle persone fisiche per le spese di istruzione è al massimo di € 800 a figlio, con 152 euro di ritorno all’anno per ogni figlio. Si tratta di una detrazione che vale per le rette delle scuole paritarie e per le spese di istruzione in genere. Chi ha figli nella scuola statale può utilizzare questa voce di detrazione per altri costi come mensa, viaggi di istruzione, libri di testo, fino ad un importo di 800 euro (come chi deve, in aggiunta a questi costi, pagare una retta). Il Family Act prevede la possibilità di detrarre i costi sostenuti per la scuola dei figli solo nei primi 6 anni di vita, riserva giustamente aiuti consistenti attraverso l’assegno unico per le famiglie con i figli con handicap, ma non considera il fatto che i figli crescono e che dovrebbero poter continuare a frequentare delle scuole che rientrano a pieno titolo nel sistema nazionale di istruzione, senza pesare sul  reddito delle famiglie. L’esclusione delle scuole paritarie, dei loro studenti e del personale docente e non docente, da tutte le attività finanziabili dal PNRR è l’altro tema aperto che  speriamo verrà risolto dal nuovo Governo.

Elena Ugolini – www.leurispes.it