C’è ancora una pletora di paladini dell’ideologia che vive per poter dire NO a tutto. In questa moltitudine di minoranza si attardano politici che dopo aver espresso per una vita un intenso vaniloquio, suggestivo e picaresco, continuando a parlare il linguaggio dei residui fossili…
#Fabio_Granata in un post di oggi #contro_Nello_Musumeci ci ricorda uno spreco gigante con riferimento al progetto del #Ponte_sullo_Stretto determinato dal nullismo di una classe dirigente, politica e burocratica, che non ha mai saputo realizzare coraggiosamente una scelta strategica definitiva, quella di una comunità siciliana che pretendeva la crescita raccordandosi anche strutturalmente all’Europa dei popoli e non della finanza, pensandola diversa, immaginandola con una mentalità rivolta al meglio e a lasciare buona traccia di sè.
Così fino a oggi la #Sicilia è rimasta un’isola perduta nel mediterraneo, limitandosi a galleggiare come una zattera mentre poteva aspirare vogliosamente a divenire luogo di connessione che plasticamente avrebbe potuto rispecchiarsi simbolicamente nel Ponte sullo#Stretto_di_Messina che poteva appartenere ad un futuro vivibile e concreto, non entità impalpabile, rinchiuso nelle astrattezze di un’impotenza progettuale e costruttiva.
Ecco che fino a quando le opere strategiche rimangono fuoco fatuo le visioni ideologiche imperano, affermando in via definitiva un ritardo incolmabile. Così #Messina non sarà mai Copenaghen e rimarrà lembo di una Sicilia senza coraggio, povera di idee e di spirito, senza ancora riuscire ad impegnarsi e contribuire ad un’Europa ancora tutta da realizzare.
Perché manca di quel necessario respiro di positività e pragmatismo doveroso e buono.