La faccenda Cospito necessita ulteriori chiarimenti, anche perché nessuno nei vari commenti o interventi che ho potuto ascoltare o leggere ha posto l’attenzione sulla pericolosità dell’ideologia che viene sbandierata dagli elementi che stanno mettendo a soqquadro alcune piazze delle nostre città. Nel precedente intervento avevo citato il bell’intervento di Domenico Airoma (Chi è l’assassino di Cospito? Cospito, 5.2.23, alleanzacattolica.org) Qualche giorno dopo è intervenuto su atlanticoquotidiano, Massimo Bassetti, ribadendo lo stesso concetto di Airoma.
Lasciando perdere la questione del 41-bis, per il giornalista del quotidiano online, il punto più scandaloso dell’intera vicenda Cospito è nel voler tenere nascosta “da parte di una frazione non indifferente della intellighenzia e del giornalismo di sinistra nel condannare senza mezzi termini le imprese “rivoluzionarie” del Nostro (anzi: Loro). Non nascondiamoci dietro un dito, il retropensiero è sempre lo stesso: dai “compagni che sbagliano” fino, appunto a un Cospito che “ok, certo, ha commesso atti criminali, ma mosso da una idea di società, da una visione del mondo”. (Massimo Bassetti, Un’eccezione per Cospito: la solita doppia morale della sinistra, 8.2.23, atlantico quotidiano.it)
Quindi l’ideologia che perseguono questi anarchici non è da condannare, secondo i soloni della sinistra italiana, “ovviamente l’indulgenza e i distinguo vengono riservati ai portatori di ideologie latu sensu allineate alla sinistra: se si trattasse di sovranisti – per non parlare di fascisti; ma sospetto che una sorte simile toccherebbe anche ai liberali – non c’è dubbio che la mannaia della condanna più radicale si abbatterebbe sul reo”.
Pertanto, quando la violenza è rivolta verso un “mondo migliore” sembrerebbe più giustificabile agli occhi di una parte non insignificante della sinistra. Invece secondo noi “il reato si tinge doppiamente di colpa se a suscitarlo e alimentarlo c’è una visione del mondo che ammette la violenza come mezzo”. Chi uccide sa semplicemente che ha sbagliato, si può dire che parte del castigo nasce nell’atto stesso del delitto. Mentre chi uccide per l’ideologia come facevano quelli delle Brigate Rosse, viene giustificato dalla “nobile” causa, per esempio, la società senza classi. “Esattamente come Alfredo Cospito, quando gioisce in tribunale al ricordo della gambizzazione: il criminale ideologico è la specie peggiore, perché al danno causato aggiunge l’indisponibilità al pentimento, allontanandosi de facto dall’umanità”. Per quanto riguarda l’ideologia professata da Cospito è degna di essere doppiamente condannata. Sia per i metodi che abbraccia, sia per lo “stato finale della società” cui aspira: impregnata di soffocante e disumanizzante collettivismo, di controllo sociale ubiquitario e irrespirabile”. Un’ideologia che non ha niente a che fare con la nostra società, che nonostante i difetti, certamente migliore di quella che vogliono imporci le frange estreme dell’anarchismo.
DOMENICO BONVEGNA
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