di Rino Nania
La politica, seppur in versione riveduta e corretta rispetto alle ideologie del novecento, rimane sempre una sfera in cui fornire la prova del proprio carattere, la forza di un destino che si costruisce giorno dopo giorno e si realizza ponendosi al servizio dei bisogni della gente e mettendosi nella disponibilità d’animo di dare segni tangibili per la crescita culturale di una nazione e lo sviluppo economico di un paese.
Il 2022 per Giorgia Meloni rappresenta non solo un’occasione storica, attraverso cui per la prima volta nella storia d’Italia un leader, donna e di destra, può cogliere l’opportunità di declinare la narrazione del popolo italiano dentro una nuova dimensione in cui si può ridiscutere di Europa, cercando di qualificarla nella sua caratterizzazione politica, di fornire alle criticità della democrazia risposte in grado di fare diventare l’Italia un terreno fertile per favorire una riconosciuta pluralità che si legittimano reciprocamente e di una politica che non sia supina al primato della finanza.
Ecco che in questo quadro si rinvengono priorità non più rinviabili come una riforma costituzionale che preveda il Presidenzialismo poggiato sul valore della responsabilizzazione delle istituzioni, che favorisca un dialogo serio e costruttivo con l’Europa, affinchè si mettano i cittadini al centro delle misure di finanziamento ed incentivazione perché possano acquisire più professionalità e più sicurezze, o ancora configurare la necessaria programmazione per rendere la questione meridionale momento di rigenerazione idonea a colmare quello scarto differenziale tra macro aree che vede il sud-Italia in ritardo infrastrutturale e senza motivazioni per un’aggiornata imprenditorialità. Certo il reddito di cittadinanza va rimodulato e coniugato al lavoro e ad un mercato adeguato alle nuove tecnologie ed all’impegno visto ed interpretato come valore che si realizza in concreto.
Infine bisogna rivolgere l’attenzione alla improcrastinabilità di strategia nella pianificazione nell’approvvigionamento energetico, sì da garantire il mantenimento di un equilibrio tra risorse produttive e spese sostenibili. Di qui, senza tralasciare una politica fiscale all’insegna di parametri di giustizia anche mediante un concordato improntato ad un patto di solidarietà tra produttori ed erogatori di servizi, tra professionalità e costi di gestione, onde escludere furbizie di sorta ed evitare che la burocrazia affermi un’amministrazione autoreferenziale, come dice Cassese, in cui si annidano vizi che generano complicazioni senza apparire efficienti e/o risultare efficaci.
La Meloni, così, se riuscirà in questa tessitura strategica, potrà avviare un percorso in cui la politica, vissuta come passione, possa essere percepita come realtà capace di coinvolgere i cittadini e di portare avanti una condivisione nelle scelte che come un bacio dato all’amato possa riuscire a trasmettere quel giusto afflato ed offrire il giusto convincimento perché tutti quanti si sentano parti in causa e parte cosciente di un amore che veda tutti piacevolmente e responsabilmente protagonisti per migliorare le condizioni di vita vissuta.