CON IL DECRETO LAVORO, IL GOVERNO HA CANCELLATO
il Reddito di Cittadinanza, strumento universale di contrasto alla povertà, dividendo la popolazione in condizioni di difficoltà economica e disagio tra chi potrà ricevere un sostegno e chi no, in base a criteri discutibili e a prescindere dalle reali condizioni economiche delle persone.
CI SARÀ CHI DAL MESE DI AGOSTO PERDERÀ il Reddito di Cittadinanza e potrà, a certe condizioni, chiedere dal 1° settembre 2023 il Supporto per la Formazione e il Lavoro, ricevendo un contributo economico fisso e limitato nel tempo.
E CI SARÀ CHI CONTINUERÀ A RICEVERE il Reddito di Cittadinanza fino a dicembre e potrà chiedere dal 1° gennaio 2024 la nuova misura, l’ASSEGNO DI INCLUSIONE, ricevendo un sostegno economico.
500 MILA FAMIGLIE, OLTRE 800 MILA PERSONE in condizione di bisogno, che oggi percepiscono il Reddito di Cittadinanza, saranno escluse dal nuovo sostegno e saranno lasciate sole.
Il Decreto Lavoro aumenta la precarietà e il lavoro povero.
Cancellando il Reddito di Cittadinanza, il Governo fa cassa sulla povertà, tagliando 2,7 miliardi di euro finora destinati alle famiglie in difficoltà.
IL GOVERNO AUMENTA POVERTA’ E PRECARIETA’
Con la conversione in legge del Decreto Lavoro, il Governo abolisce definitivamente il Reddito di Cittadinanza e abbandona una misura di welfare universale per contrastare la povertà per introdurre una misura categoriale – l’Assegno di Inclusione – con cui si decide di dividere chi sostenere nella difficoltà e chi no, non in base alla sua situazione economica, ma in base allo stato di famiglia.
IL GOVERNO CON QUESTO PROVVEDIMENTO:
• esclude oltre 800 mila persone dalla nuova misura privandole di ogni sostegno nonostante la loro condizione di difficoltà e disagio
• penalizza le famiglie numerose
• aumenta la precarietà e il lavoro povero costringendo migliaia di lavoratori ad accettare qualsiasi offerta di lavoro
• incentiva le imprese confermando l’impostazione premiante nei confronti di chi assume e degli enti privati che svolgono attività di intermediazione
• riduce il ruolo del sistema pubblico nella presa in carico delle persone, allargando la partecipazione dei soggetti accreditati (privati) nella predisposizione dei percorsi di inclusione
PER LA CGIL:
• la povertà non è una colpa: deve essere garantito a tutte le persone in condizioni di difficoltà un reddito minimo per avere una vita dignitosa
• la misura di sostegno alla povertà deve essere commisurata alla numerosità delle famiglie, non alla presunta occupabilità dei componenti
• servono politiche e investimenti sulla crescita della domanda di lavoro di qualità
• la precarietà deve essere cancellata, non incentivata rendendo le persone disposte a tutto pur di sopravvivere
• deve essere restituita centralità ai servizi pubblici, a partire dal potenziamento dei servizi sociali dei Comuni e dei Centri per l’Impiego, per garantire una presa in carico multidimensionale delle persone e delle famiglie in difficoltà e promuoverne l’inclusione sociale e lavorativa