Realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina per collegare più velocemente Calabria e Sicilia è solo un grande abbaglio. I principali nodi della questione e le false verità…
Per risolvere i problemi di mobilità del Mezzogiorno, per l’ennesima volta nella storia del Paese, si discute della realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, una cattedrale nel deserto utile solo a sperperare altri soldi pubblici, oltre al miliardo di euro che fino ad oggi sono costati studi, consulenze e stipendi della Società Stretto di Messina.
La retorica di questa “grande opera” per collegare più velocemente Calabria e Sicilia -dove oggi per arrivare da Trapani a Ragusa si impiegano 13 ore e 14 minuti, cambiando quattro treni regionali – di fatto ha distolto l’attenzione dalle vere priorità su cui si dovrebbe lavorare.
Ci sono, infatti, tantissimi investimenti e opere pubbliche da fare nel settore dei trasporti, meno visibili mediaticamente del Ponte sullo Stretto di Messina, ma molto più utili alla collettività e all’economia del nostro Paese, a partire dai territori direttamente interessati.
Quello che è sempre mancato è un progetto per rendere più semplice la vita e gli spostamenti tra Messina, Reggio Calabria, Villa San Giovanni, Tremestieri, per i pendolari, i cittadini e i tanti turisti, con servizi integrati e coincidenze per ridurre i tempi di spostamento. Attualmente in Calabria il 70% dei km ferroviari è a binario unico, in Sicilia l’85%.
Prima di tutto occorre migliorare il trasporto su ferro per collegare meglio le due regioni con il resto della Penisola; migliorare quello via nave con l’acquisto dei traghetti Ro-Ro (Roll-on/Roll-off) e convertire le flotte attuali in traghetti elettrici, replicando anche quelle esperienze virtuose sull’utilizzo dei traghetti elettrici che arrivano dall’estero; rendere più efficienti i servizi coordinando l’offerta dei diversi servizi per semplificare gli spostamenti e gli scambi tra treni, autobus locali e regionali, traghetti; integrare tariffe e biglietti dei vari gestori, migliorando l’offerta di viaggio per i pendolari con costi minimi per le casse pubbliche. Solo così in Sicilia e Calabria si potranno far spostare persone e merci in modo civile e da Paese moderno.