IL PRETESTO DELLA CAUSA PALESTINESE PER INNEGGIARE ALL’AMATO COMUNISMO

Sì è vero era tutto scritto, era prevedibile che il 5 ottobre la piazza romana dei “pro-pal”, ora vengono chiamati così quelli che manifestano per la Palestina libera (?) si sarebbe trasformata in guerriglia urbana, e quindi secondo i sinistri non bisognava vietarla, perché così hanno dato modo ai facinorosi di scatenarsi contro la polizia.

Attenzione anche senza violenze manifestare a favore dei terroristi islamisti è sempre eversivo. Ormai è evidente da tempo che dietro il pacifismo disinteressato e le presunte lotte per i diritti del popolo palestinese c’è la precisa volontà di seminare caos e violenza nel Paese. I dimostranti usano la causa palestinese come pretesto per colpire il Governo Meloni, un esecutivo che non hanno mai veramente digerito. In piazza come sempre oltre ai pacifinti c’erano  i violenti collettivi, avanzi di centri sociali o banalissimi idioti desiderosi solo di arrivare allo scontro frontale con le forze dell’ordine.

La piazza capitolina delle scorse ore, sia chiaro, era solo l’incontro di violenza, intolleranza e ipocrisia. La violenza e l’intolleranza di kollettivi e komunistoidi di vario genere e specie. Francesca Galici, su Il Giornale fa un elenco dettagliato di questi novelli comunisti (Così le sigle comuniste invocano la “violenza rivoluzionaria” e portano la lotta in piazza, 8.10.24, Il Giornale) Tempo ne aveva fatto uno per i centri sociali. Secondo Il Giornale in Italia sta crescendo un movimento di estrema sinistra extra-parlamentare che si rifà alle ideologie trotskiste, marxiste e leniniste. Dai Carc, il Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo, passando per il nPci, (il ‘nuovo’ Partito Comunista Italiano), il Pcr, Partito Comunista Rivoluzionario, e il Pmli, Partito marxista-leninista italiano, le rivendicazioni di queste sigle sono tutte di estrazione eversiva. Solo sigle? Comunque sia pare che erano presenti in piazza il 5 ottobre, nella manifestazione non autorizzata. La giornalista ha fatto un lavoro certosino andandosi a leggere quello che scrivono questi gruppi comunisti e c’è tanto materiale eversivo.

La violenza rivoluzionaria è parte integrante della linea politica del PMLI“, si legge nel manifesto del Partito marxista-leninista italiano. Ammettono che: La violenza rivoluzionaria è inevitabile per prevenire o stroncare il golpe fascista, comunque è indispensabile per la presa del potere politico da parte della classe operaia“. Scrivono che solo con la forza del fucile la classe operaia e le masse lavoratrici possono sconfiggere l’esercito armato della borghesia, trasformare la vecchia società, abolire la proprietà privata capitalistica, distruggere lo Stato borghese e imporre il proprio potere”. Sostengono la struttura bolscevica del partito, ripudiano le idee trotskiste e sostengono l’impiego degli studenti e la necessità di avere “delle forze e delle energie fresche, e con un certo tempo a disposizione, da utilizzare per il lavoro di partito e di massa. Senza di essi è piuttosto difficile penetrare nelle scuole e nelle università“. Inoltre, secondo la giornalista, gli appartenenti a queste sigle,“non si possono chiamare “infiltrati”, come rivendicano gli stessi manifestanti, perché la loro presenza è stata ampiamente annunciata tra le sigle aderenti”. Il Giornale insiste di non sottovalutare la strategia eversiva di questi movimenti, che magari fino al 2022 erano in sonno, ora escono allo scoperto, basta leggere cosa scrive appunto il PMLI. Prima dell’insurrezione il Partito deve saggiare la forza, la preparazione, la compattezza, la disciplina, il coraggio e la determinazione delle masse rivoluzionarie mediante manifestazioni e scioperi politici e il largo uso dei vari metodi di lotta fra cui la lotta di strada, i blocchi stradali, delle ferrovie, dei porti e degli aeroporti, l’occupazione di edifici pubblici e l’erezione di barricate. Esattamente quello che è successo sabato 5 ottobre a Roma. Infatti, le Carc rivendicano la violenza in piazza: “Ogni corteo sia un problema di ordine pubblico”. Torna prepotentemente il fulcro eversivo per la conquista del potere, per il ribaltamento dell’ordine costituito e della democrazia, perché “nessuna riforma potrà mai acquisire un carattere durevole a meno che non sia legata al rovesciamento dell’ordine borghese”. Il connubio comunismo e antisemitismo è stato notato anche da atlanticoquotidiano. (Roberto Ezio Pozzo, In piazza apologia del terrorismo. E i fatti dimostrano che il divieto era giustificato, 6.10.24, atlanticoquotidiano.it)

In Piazza della Piramide, la parola “compagno” si ripeteva ogni minuto, così come l’invito a una resistenza militante che non fa presagire nulla di buono. Non stavano parlando ai palestinesi e nessun ebreo ha minacciato, né allora né oggi, gl’italiani. “Suvvia, non facciamo le verginelle: quelli visti oggi inneggiavano al loro vecchio e tanto amato comunismo; dei palestinesi importa loro sottozero e il loro profondo antisemitismo la vera ragione, ma pure un comodo pretesto”.

Scrive Pozzo: “Vogliono aizzare le piazze principalmente contro l’attuale governo. Almeno lo dicano chiaro e tondo senza tante manfrine e chiedano il voto. Patetico quel loro “Passo ora la parola al compagno XY …”. Sembrava di sentire Peppone nel 1947. Condannati all’oblio, i vecchi tromboni comunisti si attaccano ormai a tutto, anche a costo di fare figure di palta immense, come vedremo dopo”. Pozzo sembra minimizzare e non voler dare troppo peso a questi vecchi nostalgici del comunismo. In un discorsetto di uno di questi vecchi tromboni, uno dei settantenni che avevano arringato poco prima la massa famelica, il quale ha provato a fermare detti poveracci, dicendo loro, pari pari: “Ora vi ringraziamo, la manifestazione è finita qui, tornate pure a casa”. Ite, missa est. Nemmeno un minuto dopo, e senza aver nemmeno risposto “Deo gratias” e non cagandoselo, gli esaltati si sono lanciati contro gli agenti, per poco non travolgendo gli stessi “organizzatori pentiti”. Polizia che è rimasta passiva, lasciandosi provocare, insultare e vilipendere dagli scalmanati per ore intere. Questa è ormai la disposizione che a loro viene impartita. Povera Italia. A tanto siamo arrivati: polizia e carabinieri devono lasciarsi picchiare. Guardate i filmati degli scontri di piazza in qualsivoglia altra nazione al mondo. Lì, la polizia mena di brutto. I nostri subiscono per non finire sotto processo. Bella roba.

DOMENICO BONVEGNA

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