Eccellentissimo Signor Presidente,
Illustrissimo Signor Procuratore Generale,
Eccellenze della Corte,
Autorità, Signore e Signori,
sono passati 21 anni da quando questa associazione della magistratura onoraria ha avuto l’onore di prendere la parola per la prima volta in occasione dell’inaugurazione distrettuale dell’anno giudiziario.
21 anni, in altra epoca, erano un lasso temporale sufficiente per raggiungere la maggiore età; poi fu stabilito che ne bastassero 18.
Ma pare che per il legislatore non siano mai abbastanza gli anni che un magistrato onorario deve trascorrere nelle aule di giustizia per riconoscergli le ordinarie tutele spettanti a ogni altro lavoratore; ossia un inquadramento economico e giuridico coerente con i vincoli della nostra Carta fondamentale e con quelli discendenti dall’adesione dell’Italia alla CEDU e dalla sua appartenenza all’Unione europea.
Buona parte dei magistrati onorari esercitano ininterrottamente la giurisdizione da circa 25 anni, a voler conteggiare solo quelli che ci separano dall’avvio della riforma Carotti, che diede vita ai tribunali in composizione monocratica; ma molti di essi, tutt’oggi in servizio, hanno servito ancora prima la Nazione presso le preture, come giudici o come pubblici ministeri onorari, per poi arrivare a occuparsi di materie come la violenza sessuale o la bancarotta fraudolenta nei collegi penali, o come lo spaccio di sostanze stupefacenti, lo stalking, la truffa o la rapina impropria nelle udienze monocratiche, o di controversie senza limiti di valore nelle udienze civili.
Sporadiche limitazioni di competenza sono state introdotte con circolari e poi con norme primarie, non sempre coerenti, peraltro, con le realtà territoriali, spesso segnate da numerosi deficit di risorse umane e strumentali. Ma, al di fuori di alcune minime novelle estemporanee, la disattenzione del legislatore italiano ha costituito il tratto comune di un fenomeno fuori controllo, assurto, infine, al vaglio critico della Corte di giustizia e della Commissione europea, che hanno fortemente stigmatizzato la condotta dello Stato italiano verso questi magistrati senza diritti.
Le risposte fornite dai Ministri Orlando e Cartabia (precedute e intervallate dalla sconcertante inerzia degli altri Guardasigilli), sono risultate del tutto incongruenti con la dichiarata volontà di superare i predetti profili di incostituzionalità; e il Governo appena insediatosi ha, d’altronde, preso l’impegno, per voce del Suo Presidente del Consiglio, di affrontare la questione una volta per tutte, con l’urgenza richiesta dal clamoroso ritardo accumulato.
L’effettività dell’ordinamento giuridico passa infatti attraverso il rafforzamento di una risposta giudiziaria che i magistrati onorari non intendono negare, ma che chiedono di poter erogare a condizioni eque e in una cornice ordinamentale che conferisca loro dignità, garantendone l’indipendenza nell’esercizio della giurisdizione. L’efficientamento del sistema giustizia è, d’altronde, un target strategico sia se inteso come leva per il rilancio dell’iniziativa economica sui mercati italiani, sia nell’ottica di nuovo patto tra cittadini e Stato, che ripristini l’affidamento nella certezza dei diritti e nella tempestività della loro tutela.
La nostra non è dunque la rivendicazione di una categoria ma una battaglia per l’intera comunità nazionale, attuabile attraverso un inquadramento differenziato di coloro che la giurisdizione l’hanno ormai esercitata ben oltre i termini di un rapporto onorario temporaneo.
Recenti dichiarazioni della ANM ci corroborano nel convincimento che questa sfida possa essere vinta, senza sacrificare le prerogative esclusive della magistratura di carriera, ma neppure le legittime pretese di chi ha sempre fornito un contributo professionale essenziale al buon andamento della giurisdizione ordinaria, finanche sottoponendosi, come previsto da un emendamento del precedente Governo, a una ennesima prova d’esame per la conferma nell’incarico pur ricoperto da molti lustri. La parola passa dunque al Governo Meloni e alla nuova maggioranza, da cui attendiamo fiduciosi risposte leali, efficaci e tempestive.
Raimondo Orrù
Presidente Feder.M.O.T.