La campagna elettorale è appena partita, ma siamo già al solito e insopportabile mercatino delle illusioni. Dove le promesse si sprecano. E vince chi le spara più grosse. E, comunque, i siciliani dimenticano facilmente. La memoria è corta. Quali sono le priorità di Ivano Cantello?
Per mia natura sono una persona pragmatica e se ho deciso di candidarmi in “ORGOGLIO SICULO” per queste elezioni regionali è perché ritengo di poter dare un valido apporto alla mia terra in un momento di grande difficoltà in cui tutti i punti di riferimento stanno venendo meno. Penso che oggi quella gente che ha perso la fiducia nelle istituzioni perché non si sente più tutelata dalla politica, ha la possibilità di tirare fuori l’orgoglio di appartenenza a una regione che nella storia è stata ricca e potente, andando a votare contro un Sistema parassitario che ha mandato in tilt la Sicilia. Chi voterà “Orgoglio siculo” voluto da Cateno De Luca e quindi Ivano Cantello, sarà protagonista della rinascita. Se andrò a far parte dell’Assemblea regionale siciliana, mi batterò per rifondare il sistema sanitario, la salvaguardia del territorio, rimettere in moto l’economia affinché i giovani non siano costretti a emigrare per coltivare un sogno, la creazione di una compagnia aerea siciliana e di un aeroporto nella provincia di Messina.
Con il voto andrà in archivio anche la campagna elettorale più brutta e virulenta di questa Regione dove più che i programmi si sono viste polemiche, affondi, personalismi e attacchi velenosi, frasi fatte, cacce alle streghe. Grande assente la comunicazione dei programmi. Perché i siciliani dovrebbero credere a Cateno De Luca e di riflesso a Ivano Cantello?
Quali tra i candidati conoscono davvero il dramma delle famiglie impoverite dalla crisi o sfiancate dai sacrifici? Quanti hanno incontrato i giovani senza lavoro o precari a vita? La voce della Sicilia vera non ha avuto modo d’essere rappresentata. E finché non avverrà, il cambiamento di cui c’è bisogno, resterà una speranza e non una prospettiva. La mia idea che poi è quella di Cateno De Luca, è di riequilibrare il sistema. Ormai il divario tra ricchi e poveri è sempre più grande: la media borghesia non esiste più. A vantaggio dei soliti gruppi di potere che continuano a gestire la vita dei cittadini in barba a ogni logica. I fatti dimostrano che chi ha contribuito alla crisi economica e sociale siciliana non fa distinzione tra destra e sinistra. Oggi è necessario un radicale cambiamento. Il 25 settembre è necessario una rivoluzione nelle urne: il voto diventa l’arma democratica per scardinare il Sistema. Perché Cateno De Luca? Perché ritengo sia il soggetto politico che in questo particolare momento di crisi, abbia le caratteristiche per poter dialogare con tutti, avendo dalla sua, la fiducia del popolo.
Eppure basterebbe solo riuscire a garantire una crescita e più equità, dopo tanto rigore. Più attenzione ai disagi delle famiglie a rischio povertà. Più speranza per i giovani in cerca di lavoro e futuro. La sua idea in proposito?
Alla politica attuale sembra non interessino i problemi delle famiglie, dei giovani e dei lavoratori e questo viene percepito dalla gente. Chi ha gestito il potere si preoccupa, soprattutto, di come vincere le elezioni e mantenere il potere. Un po’ meno della soluzione dei tanti problemi del Paese. A cominciare dalla grave disoccupazione giovanile e dalla povertà delle famiglie, alla Sanità. L’osceno spettacolo della politica va avanti. Come sempre, con gli stessi interpreti e suonatori. L’applausometro è acceso. I cervelli si spremono solo per vincere le sfide televisive. Dei problemi reali si parlerà alla prossima puntata. Forse. La verità è che bisogna guardare in faccia la realtà. Non si può scendere a ogni compromesso, pur di salvare privilegi e potere. C’è bisogno di aria nuova. E volti nuovi, con più etica e onestà. La realtà dimostra come per curarsi, per studiare, trovare lavoro, i siciliani sono costretti a lasciare la famiglia, gli affetti e perdere la propria identità. La cosa che deve far riflettere, perché ancor più grave, è che non tutti possono permettersi di andare via o per studio o per salute a causa degli alti costi. Addirittura è diminuito il numero di giovani laureati in Sicilia perché le famiglie non possono sostenerne la spesa.
Cresce lo scetticismo nel ruolo della politica. Molti sostengono che solo poco più di un terzo degli aventi diritto è convinto di andare a votare. Perché a suo parere è necessario il 25 settembre recarsi alle urne?
Il voto è l’arma del popolo. Il 25 settembre bisogna andare tutti a votare per il bene della Sicilia. Bisogna ritornare alla territorialità della politica. E’ indegno per la nostra storia che a decidere il destino dei siciliani siano persone di altre regioni – catapultate dal Sistema di potere – che poco o nulla hanno a che vedere con la rappresentatività del territorio. Che ne sa un candidato che vive al Nord o al Centro Italia delle esigenze di Gela, Trapani, Palermo o Messina? Pensate il paradosso: l’imprenditore, il commerciante, o il direttore sanitario di una struttura ospedaliera per rappresentare delle problematiche dovrebbero recarsi una o due volte al mese a fare anticamera in qualche segreteria fuori Isola. E il cittadino? Siamo ormai al collasso di un sistema politico che deve essere resettato con uno shock elettorale. Il risultato delle Regionali, sarà il punto di partenza di un cambiamento di valori. Non a caso la lista in cui sono candidato porta il nome di “Orgoglio siculo“.
La sanità è uno degli indicatori più importanti per misurare il livello di civiltà di un Paese. In Italia al pronto soccorso tutti siamo curati egualmente; ma egualmente bene o egualmente male?
Il Pronto soccorso è l’esempio di come il sistema sanitario pubblico sia ormai in default. La cosa grave è che si pensa di poter bypassare il problema grazie all’amico dell’amico che lavora in ospedale. Invece la nuda e cruda realtà, è che comunque per i livelli raggiunti dalla sanità siciliana, l’offerta per gli ammalati non è paragonabile ai livelli del nord. Questo perché la classe politica dell’Isola nell’ultimo ventennio ha permesso ai colleghi del nord di dirottare le risorse verso il loro territorio a discapito della Sicilia. Per questo dico che la classe dirigente ha fallito nel tutelare gli interessi dei siciliani. Eppure il nostro voto è stato sempre determinante per le Politiche. Ottimizzazione e riorganizzazione sono due termini che molto spesso i nostri amministratori usano e che di fatto il più delle volte si concretizzano in “tagli” ai servizi e ticket per le prestazioni di base. Ma risparmiare tagliando i servizi all’utenza è facile e chi ci rimette poi, come al solito, sono le fasce più deboli della popolazione. Ritengo invece che la riorganizzazione vada effettuata migliorando quello che c’è e ottimizzando le risorse. Come? Evitando gli sprechi. E inoltre per le patologie importanti dove necessitano interventi di eccellenza, siamo all’anno zero. Il problema per le strutture sanitarie è che non si ha l’umiltà di accettare il divario tra nord e sud, sia per le strutture che per la qualità delle cure. Affermare che le possibilità di sopravvivenza per patologia specie quelle oncologiche, sono di gran lunga superiori per chi viene operato e curato al nord non è una eresia ma un dato di fatto. E purtroppo visti i costi, non tutti possono permetterselo.