LA “CORIANDOLIZZAZIONE” DEL PARLAMENTO E DELLA SOCIETA’

Pensavamo di averle viste tutte le piroette dei nostri politici, le furbate o carognate (a secondo dei punti di vista). Ci mancava di vedere la scissione, eccola pronta sul piatto degli italiani. Di Maio, un artefice principale del Movimento 5Stelle, è “costretto” a lasciare il suo gioiello politico (anche se ormai troppo logorato) e fondare un altro gruppo, “Insieme per il futuro”, come dice Porro insieme per il nostro futuro di parlamentari, nella prossima legislatura.

Quella del 2018, doveva essere una legislatura di “ferro”, che aveva dato la maggioranza, sebbene relativa ad una forza politica del ben 33 per cento, tanti erano e sono i parlamentari eletti nel movimento grillino. Un movimento che non doveva guardare in faccia nessuno, che doveva tirar dritto, senza compromessi per cambiare il Paese Italia. Ricordate, “mai col piddi, il partito di Bibbiano”, e poi tutte le altre promesse giacobine della Rivoluzione grillina. Le vignette che circolano su facebook si sprecano, una mi ha colpito, più di tutte: in tre scene si vede un cane che rappresenta il movimento grillino che prima abbaia contro il sistema rappresentato dal Piddi, poi il sistema Piddi, gli getta un osso, infine, il cane si rivolta, per conto del Piddi contro gli italiani. In pratica i grillini entrarono per scardinare il sistema, e ne escono scardinati. Doveva essere la nuova “primavera” della politica italiana, invece siamo ricaduti nel peggior “inverno” della Prima Repubblica. Siamo passati al record di cambi di casacca politica, al cambio di governo giallo-verde in giallo-rosso. Dopo due anni di pandemia, alla rielezione farsa da un Parlamento delegittimato, del presidente della repubblica, che ci dona il governo dei “migliori”, con a capo l’uomo della “provvidenza”, che ci doveva salvare da tutti i virus del globo terra-acqueo. Ufficialmente tutti dentro al governo per salvare il Paese, ma lo scopo è quello di salvare la propria poltrona e la pensione.

“Una Waterloo politica e tattica per l’avvocato del popolo, con l’unica differenza che a sconfiggere Napoleone furono un milione di uomini e cento lunghissimi giorni di guerra, mentre lo spirito combattivo del leader pentastellato è durato solo poche ore” (William Zanellato, In Parlamento per scardinare il sistema, ne uscirono scardinati, 23.6.22 atlanticoquotidiano.it). Per l’ex premier è ormai una disfatta totale: “deve restare nel governo, impegnato a difendere l’Ucraina dall’aggressione di Putin, e non si ritrova più a capo del partito di maggioranza relativa in Parlamento”.

Tuttavia anche in questo frangente, il movimento di Grillo dimostra di essere un unicum. Si tratta di una strana scissione: “Non si era mai visto un gruppo di maggioranza relativa in Parlamento votare compatto in aula, ma nelle stesse ore dividersi in due gruppi, i quali comunque continueranno a sostenere il governo. Il risultato, paradossale, è che ad entrare in crisi è il Movimento, e non l’Esecutivo di cui fa parte con quattro ministri”. (Ibidem)

Non solo ora pare che al danno possa affiancarsi la beffa. Non solo un Parlamento delegittimato da una riforma epocale sul numero dei parlamentari ha continuato a esercitare le sue funzioni, ma ora rischia di rimanere in carica più del dovuto”, scrive Razzanti su Lanuovabq.it.

Se prima della scissione di Di Maio i Cinque Stelle potevano staccare la spina al governo Draghi, ora questa ipotesi è alquanto remota. I pentastellati non sono più indispensabili a tenere in piedi l’esecutivo, perché bastano i deputati e i senatori vicini al Ministro degli esteri. E peraltro il leader grillino, Giuseppe Conte ha assicurato che non è intenzione del suo Movimento far venir meno l’appoggio al governo. Dunque Draghi può stare tranquillo. A questo punto si apre  un altro capitolo che ha del farsesco, secondo il giornalista della Nuovabussola. Si rischia che gli attuali parlamentari potrebbero rimanere in carica per altri mesi e percepire lo stipendio, prima delle prossime elezioni politiche, che dovrebbero essere svolte a fine maggio. Ma non è sicuro perché se la guerra in Ucraina si radicalizza, “non si può del tutto escludere l’eventualità che l’Italia entri in guerra anche formalmente, qualora il conflitto dovesse allargarsi. Se Putin tagliasse le forniture di gas in autunno e lo scontro tra lui e il fronte atlantista si radicalizzasse, il nostro Paese non potrebbe più limitarsi a dare le armi agli ucraini, ma dovrebbe scendere in campo in prima linea con la sua forza militare. A quel punto, come recita la Costituzione, è possibile prorogare la durata delle Camere fino alla conclusione della guerra”. (Ruben Razzante, Fine legislatura mai. Grazie ai voltagabbana, 24.6.22, Lanuovabq.it).

Questa “scossa politica” è l’ennesima prova secondo Marco Invernizzi che la politica, la società tutta è incapace di “stare insieme”. A chi interessa in questo momento, che Di Maio se ne va e porta via sessanta parlamentari del movimento 5 Stelle, e fa nascere un nuovo gruppo parlamentare.

Per Invernizzi oggi occorre riflettere sull’ulteriore sfilacciamento delle aggregazioni politiche e sociali. “L’ennesima divisione va a confermare l’osservazione che Giovanni Cantoni ha ripetuto tante volte dopo il terremoto del 1989: le scosse continueranno per decenni, perché sono la conseguenza di un cambiamento epocale”. (Marco Invernizzi, “Di Maio, la politica e le  relazioni”, 24.6.22 in alleanzacattolica.org)

“L’epoca post-moderna è dominata dal relativismo, dall’abbandono delle ideologie. Con le ideologie sono venuti meno i partiti ideologici, che diffondevano visioni del mondo errate, ma capaci di “tenere insieme” pezzi di società. Oggi invece non si sta più insieme, ci si divide anche senza ragioni ideologiche e il risultato è l’atomizzazione o “coriandolizzazione” della società. Il problema è importante, forse è il primo problema del nostro tempo. La divisione tra Di Maio e Conte è solo una dimostrazione, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, dell’incapacità di “stare insieme” che è sotto i nostri occhi, a ogni livello, coniugale, familiare, sociale e politico”. Per Invernizzi, avviene la stessa cosa anche nella “Chiesa cattolica, la ragione principale delle divisioni va ricercata nel venir meno del riferimento comune costituito dal magistero pontificio”.

Il reggente nazionale di Alleanza Cattolica, per supportare le sue tesi fa riferimento a un testo di Pierpaolo Donati e Giulio Maspero, dove si trovano importanti spunti di riflessione sulla frantumazione delle relazioni nella società occidentale postmoderna (Dopo la pandemia, rigenerare la società con le relazioni, Città Nuova 2021), mettendo in luce che il problema viene da lontano, ma è stato amplificato dalla pandemia che, costringendo all’isolamento, ha agito da catalizzatore.

In pratica,La pandemia non è stata la causa della crisi sociale, essa ha solo evidenziato “la tragedia della modernità”, “come modo di vita e di organizzazione sociale”; la causa della crisi sono stati i modelli antropologici nati dal razionalismo, dal materialismo e dall’individualismo”.

Invernizzi conclude il suo intervento, sostenendo che la modernità “ha fallito, non solo non liberando l’individuo come aveva promesso, ma assoggettandolo a pericolosi “idoli”, le ideologie che hanno scatenato le guerre dell’Ottocento e del Novecento. Dopo la modernità, dopo il 1989, sta andando anche peggio, perché la “nuova” rivoluzione antropologica non si accontenta di sottomettere gli uomini alle ideologie, ma ha la pretesa di sradicare l’uomo dalla sua più intima identità, come avviene con l’ideologia gender. Il libro di Donati e Maspero termina con un messaggio di speranza riprendendo le parole di Romano Guardini, ci invita a  combattere qui e ora, senza pensare di potere restaurare il passato o di potersi isolare dal mondo contemporaneo con una illusoria “scelta” o “opzione” religiosa, ma cercando di fare rivivere, attraverso relazioni profonde e belle, capaci di costruire ambienti risanati, quella tradizione giudaico-cristiana che modernità e post-modernità avrebbero voluto eliminare per sempre dalla vita pubblica dei popoli.

DOMENICO BONVEGNA

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