Profugopoli: tutti gli scandali sono insopportabili, ma quelli che si fanno scudo della generosità sono i peggiori. Mi riferisco al grande business dell’accoglienza degli immigrati esploso nell’era del governo Renzi e che continua in maniera ridotta ancora oggi.
Qualche anno fa il noto giornalista Mario Giordano se ne è occupato con un documentato libro dal titolo significativo: Profugopoli. Quelli che si riempiono le tasche con il business degli immigrati», pubblicato da Mondadori.
Come al solito Giordano ci offre un viaggio tra i più clamorosi casi di speculazione sugli immigrati, episodi dove sono protagoniste cooperative, società fantasma, albergatori senza scrupoli, politici, amministratori, che campano con l’emergenza immigrazione.
Si parla tanto di accoglienza, solidarietà, ma basta «sollevare il velo dell’emergenza immigrazione per scoprire che dietro il paravento del buonismo si nascondono soprattutto gli affari».
Dietro all’immigrato, c’è una vera e propria industria dell’accoglienza, ci sono avventurieri improvvisati, faccendieri, speculatori di ogni tipo. Qualcuno ha costruito degli imperi economici. Giordano racconta la storia economica di alcune aziende che si sono buttate a fare profitti con gli immigrati e arriva a sostenere che «mentre il 95 per cento delle aziende italiane fattura meno di 2 milioni di euro l’anno, ci sono cooperative che arrivano anche a 100 milioni e altre che in dodici mesi hanno aumentato il fatturato del 178 per cento».
Del resto qualcuno ha scritto che «gli immigrati rendono più della droga». Si tratta di un fiume di denaro che significa potere, posti di lavoro e tanti voti. L’indagine di Mario Giordano si riferisce a tre anni fa, oggi naturalmente col nuovo governo di Lega e Cinquestelle, probabilmente, molte cose sono cambiate, almeno si spera.
Anche se dopo le recenti elezioni in Europa non promettono nulla di buono. Vedi il grande schiaffo pubblico che hanno ricevuto i sovranisti con l’elezione della tedesca, «Von der Leyen, che oltre a riaffermare l’ovvio (dovere di soccorso in mare), non ha fatto altro che ribadire il solito mantra ‘riforma di Dublino’, ‘coesione nei ricollocamenti’, ‘diritto di asilo europeo’, ‘sviluppo nei paesi di provenienza e di transito’. Si è detta fiera, anzi motivo d’orgoglio di non ricevere i voti di quel Gruppo che, non si deve dimenticare, rappresenta la maggioranza dei votanti in Italia (Lega) e Francia (Le Pen). Tuttavia pare che anche questa volta, forse ancor più che nello scorso mandato, il rispetto dell’elettorato in alcuni paesi europei sia un orpello inutile».
Ritornando al libro, la sua lettura fa bene, soprattutto a un certo mondo cattolico che ancora crede ciecamente che tutti quelli che si occupano di stranieri lo fanno in nome della solidarietà e dell’accoglienza.
Giordano però non intende criticare tutto il mondo del volontariato che ogni giorno lavora onestamente con abnegazione e crede nel farsi carico del prossimo, lo scrive chiaramente all’inizio del libro dedicandolo a sua mamma. Ma soprattutto lo dedica «ai tantissimi volontari per bene, gente onesta e dal cuore d’oro, a voi che ogni giorno tendete la mano al prossimo senza pretendere di ritirarla piena di denari, a voi che aiutate gli latri senza arricchire bilanci milionari».
Insomma Giordano dedica il suo “Profugopoli”, ai volontari veri e sinceri, a sua mamma, voi «che siete le principali vittime di questo sistema che ha trasformato l’emergenza in una mangiatoia, la disperazione in una grande industria, le sofferenze altrui in una mucca da mungere, infiniti rivoli di denaro in cui tutti hanno cercato di abbeverarsi compiendo ogni tipo di misfatto nel vostro nome».
Effettivamente accanto ai samaritani ci sono tanti altri finti samaritani che speculano e fanno tanti quattrini.
Come sempre nelle sue indagini Giordano non si limita a raccontare genericamente quello che succede, ma fa i nomi e cognomi dei vari protagonisti del tema che affronta. L’immigrazione è una grande torta, tutti vogliono spartirsela, ne vogliono una fetta. Giordano scopre che a gestire l’emergenza e quindi i soldi che arrivano dalle varie Prefetture e quindi da noi contribuenti, c’è di tutto. Addirittura ci sono associazioni folkloristiche come Sicilia Bedda, in Sicilia, specializzata in tarantella, friscaletti e marranzanu, bummulu, tamburello e mandolino. Ci sono cooperative che organizzano corsi per buttafuori, addetti alle pompe funebri. Istituti scolastici per odontotecnici, tutti mossi da slanci di generosità e solidarietà?
I protagonisti sono presenti in tutto il territorio italiano, da Nord a Sud. E’ un mistero, ma spesso le gare delle Prefetture li vincono sempre gli stessi.
Tutti vanno a pescare profughi, come l’Arcipesca di Vibo Valentia in Calabria. In pratica Giordano evidenzia che tutte queste associazioni, cooperative, alberghi, che prima erano sul punto del fallimento, avuto il loro numero di immigrati e quindi il compenso economico, di colpo il loro fatturato raddoppia, triplica. Ci troviamo di fronte a imprenditori strutturati, veri e propri manager, rampanti raider della scalata al profugo: come la bocconiana Lady Finanza, come i grandi imprenditori di Termine Imerese, della Val Seriana. «Tutti organizzati, preparati, attrezzati: usano l’emergenza ma pensano al business, parlano di bontà per nascondere la voracità. Si fingono disinteressati. E invece sono affaristi spregiudicati».
Una cooperativa si occupa di asili nido, all’improvviso comincia a gestire profughi, il suo bilancio da 114.000 euro sale a oltre 2 milioni. Avviene così per tutti. A pagina 70 del libro, Giordano pubblica due schede di sintesi, dove si vede come il fatturato delle varie cooperative cresce con l’accoglienza dei profughi. Dall’elenco si vede chiaramente come le cooperative guadagnano un sacco di euro e soprattutto come il loro fatturato ogni anno sale vertiginosamente in percentuale.
Interessante il IV capitolo (Hotel Immigrati Spa). Qui descrive le operazioni che i vari albergatori compiono per risollevare le proprie attività. Sostanzialmente gli hotel si trasformano in centri di accoglienza. Pertanto si chiede Giordano, come fa questo Paese a investire sul turismo?
Gli albergatori badano al business, «ma un conto è guadagnare con i soldi dei clienti (cioè producendo reddito e fatturato), un altro conto è attaccarsi alla mammella dello Stato. Cioè ai soldi dei contribuenti. Un’attività che, qualche volta, può diventare un affare per i singoli. Ma è sempre un disastro per il Paese». Anche qui Giordano si esercita a raccontare, facendo i nomi di questi impresari che guadagnano sempre con “spirito umanitario”.
Gli immigrati diventano una boccata d’ossigeno per gli albergatori, ma così capita spesso che si svendono i luoghi più belli d’Italia. E quindi addio turismo. Qui Giordano elenca una serie di luoghi caratteristici del nostro Paese, che sono deturpati, saccheggiati anche a causa della presenza incontrollata di questi soggetti che vagano pericolosamente per le strade e dove le sacche di illegalità sono abbastanza evidenti.
Si va dalla Toscana all’Abruzzo, alla Campania alla Sicilia con la Valle dei Templi.
Non mancano alla spartizione della torta dei profughi anche chi usa le bandiere di Che Guevara, quelli che occupano le case, i palazzi abusivamente. Giordano fa qualche nome a questo proposito di quei comitati di lotta vicini alla sinistra.
E poi ci sono i fondi Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). I fondi a disposizione sono notevoli. Cifre importanti che vengono dati perlopiù a singoli Comuni, ma anche unione dei Comuni, Comunità montane. A volte ad incassare queste grosse cifre sono piccoli Comuni. «Immaginiamo, per esempio, che cosa vogliono dire quasi 216.575 euro garantiti ogni anno dallo Sprar per il paese di Melicuccà, meno di 1000 abitanti sull’Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria. O che cosa significano 170.688 euro l’anno per il Comune di Settime in provincia di Asti, che di abitanti ne fa appena 572. O che cosa significano 191.720 euro l’anno per il Comune di Ascrea in provincia di Rieti, che di abitanti ne conta appena 260». Sono somme che sistemano il bilancio comunale. Pensate il bilancio del Comune di Vizzini, patria di Verga, in tre anni ha incassato oltre 8 milioni di euro. Ma questi fondi non arrivano solo ai piccoli Comuni, Roma, raggiunge la ragguardevole cifra di 85.492.539 euro. Questi fondi vengono investiti per sagre, feste e tanto altro.
Giordano fa diversi esempi di spese folli da parte degli enti pubblici, la parola chiave che apre tutte le casseforti, che giustifica ogni spesa, , il nuovo passe-partout è interculturale. Tutti portano a casa qualcosa, basta organizzare un progetto che si avvicina a questa parola chiave.
Anche per i fondi Sprar viene pubblicata una scheda per i Comuni che incassano di più. Naturalmente tra gli scandali legati all’immigrazione c’è Mafia Capitale, che non è solo Roma, ci tiene a precisare Mario Giordano. Anche qui si fa la storia delle associazioni, cooperative, che sono coinvolte nell’affare milionario. Ne hanno parlato abbondantemente i giornali, la tv, ma che cosa è successo? Se volevano magnà Roma, e continuano a vincere appalti.
E poi c’è il centro di Mineo, dove ci guadagnano un po’ tutti. I proprietari del Residence degli Aranci, che riescono ad affittare una struttura che altrimenti sarebbe rimasta vuota; i sindaci della zona, la grande cooperativa che si aggiudica il maxiappalto (100 milioni di euro in tre anni). L’accoglienza dei profughi è diventata l’industria più grande della zona, con 400 dipendenti.
A proposito del termine, profugo, Giordano soltanto alla fine, descrivendo il Cara di Mineo, si corregge sul termine. Qui nessuno scappa dalla guerra, soltanto tre, sono gli unici veri profughi in fuga da una guerra. Gli altri sono senegalesi, nigeriani, del Gambia o del Mali. Quindi sono tutti immigrati per questioni economiche.
Domenico Bonvegna
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