LA LETTERA: ANDARE OLTRE BARBARA D’URSO

Il diffondersi del coronavirus e il suo mancato contenimento ha fatto sì che l’opinione pubblica viva nella paura e nella confusione senza punti di riferimento credibili, considerate le prese di posizione tardive, incerte e contraddittorie delle classi dirigenti della città.

Le misure fin qui adottate hanno inoltre prodotto un grave conflitto che coinvolge governo centrale, regioni ed enti locali e che non giova alla salvaguardia della salute pubblica.

A Messina lo scontro tra i vertici delle istituzioni ha raggiunto livelli inverosimili, mai registrati nel panorama politico degli ultimi anni. Il sindaco De Luca si è dato infatti con energia alle provocazioni e allo scontro con le altre istituzioni nel momento più delicato. Il risultato è stato un isolamento, ammesso dallo stesso De Luca, che si è tradotto nell’esclusione e nell’autoesclusione, del sindaco da tavoli e incontri decisivi.

Maestro indiscutibili di sortite a effetto prodotte a grande velocità, De Luca ha però dispensato insulti a destra e a manca, individuando inoltre capri espiatori su cui fare cadere la responsabilità di quelle carenze gestionali di cui compartisce le responsabilità insieme ad altri.

A uscire sconfitta da tale scontro è la città, che subisce l’irresponsabilità di un primo cittadino che non ha mai fatto mistero delle proprie inesauribili aspirazioni politiche e, in nome della necessaria visibilità, non ha mai rinunciato a imporre il proprio onnipresente teatrino. Talvolta nei momenti meno opportuni.

Tuttavia, in questo momento più che mai, ciò di cui Messina ha bisogno sono obiettivi chiari e un serio lavoro per conseguirli.

Per tale ragione alla compulsione comunicativa del sindaco rispondiamo con un elenco di proposte che – contrariamente alle minacce urlate dai social – vanno invece nella direzione dell’uniformità, della chiarezza e della concretezza.

Chiediamo dunque che:

– Si interrompa subito questa faida istituzionale, che non serve a nessuno ed è altresì nociva.

– Si realizzi una efficiente e inclusiva Unità di Crisi, integrata a più livelli che rappresenti il mondo del volontariato, dei medici e del personale sanitario e parlare alla città attraverso l’impiego di tv e social! È essenziale, dunque, che dell’Unità di crisi facciano parte il rappresentante dei medici di base, la Prefettura, l’ASP nella sua interezza (con i dottori Salvatore Scondotto, Carmelo Crisicelli e il direttore La Paglia), la Polizia locale, la protezione civile e, naturalmente, il Comune.

Si requisiscano immobili abitabili e cliniche private, anche alla luce dei dettami dell’art. 6 comma 7 del Decreto “Cura”, allo scopo di sostenere e realizzare misure adeguate all’emergenza sanitaria che siamo vivendo.

Da un punto di vista operativo, suggeriamo la requisizione e la riattivazione della clinica Santa Rita sul Viale Giostra, al fine di trasformare il plesso in un presidio essenziale e strategico, e appare assolutamente urgente aumentare posti letto dedicati a pazienti con quadri clinici non particolarmente gravi. La vicenda della Casa di Riposo di via primo settembre è emblematica.

Rifiutiamo altresì l’idea di allestire le scuole per le persone in quarantena. Per le scuole si proceda invece alla sanificazione, soprattutto per quelle adibite all’emergenza abitativa: i rappresentanti da giorni ne hanno fatto richiesta ed è auspicabile che si agisca tempestivamente.

E’ fondamentale che si requisiscano, anche “in danno”, strutture pubbliche o private che siano disponibili e abitabili nell’immediato. Ossia che prevedano pochi lavori per l’attivazione, dato anche il fatto che non risultano immobili comunali attualmente abitabili.

In subordine alle altre strutture che il Sindaco o il Prefetto potranno individuare, da parte nostra suggeriamo i seguenti edifici:

– la Caserma dei Carabinieri di Piazza San Vincenzo, composta da alloggi precedentemente utilizzati dai militari e da uffici. Si tratta di una struttura occupata da dodici famiglie nel 2015, rimasta ancora inconcepibilmente vuota.

– la caserma della Guardia di finanza a Torre Faro, anch’essa chiusa e idonea a ospitare temporaneamente alcuni nostri concittadini.

– le dodici unità abitative individuate dall’ordinanza sindacale n. 65, da attivare subito, le quali possono contenere i pazienti positivi per la fase di isolamento prevista in alcuni casi, così da offrire loro un luogo sicuro, dignitoso e separato dagli altri componenti del nucleo familiare.

Si sospendano temporaneamente i canoni per gli alloggi popolari (Erp) e si metta a disposizione di famiglie con comprovate necessità e urgenze e con documentazione che attesti il calo del reddito – un contributo diretto ed immediato utile a pagare parte dell’affitto.  Le risorse vengano scomputate da quelle non spese dalla città di Messina (circa 400.000 Euro) afferenti a quelle regionali per i cosiddetti morosi incolpevoli.

Riteniamo altresì preoccupante il mantenimento a basso regime, se non addirittura la sospensione, di alcuni servizi essenziali offerti da Messina Social City a segmenti particolarmente fragili della cittadinanza come anziani e disabili.

Riteniamo inoltre che le forze della polizia municipale – impiegate persino ora nelle consuete attività di “blitz”, indirizzate a colpire ambulanti, lavavetri, sex worker e senza dimora – vadano invece riconvertite e impiegate nell’ausilio alle misure di controllo sanitario delle persone che transitano dalla zona degli imbarcaderi.

L’autorevolezza non è data dalla visibilità di chi comanda, ma dalla certezza di un lavoro costante che eviti i toni allarmistici e rassicuri con la competenza delle scelte.

 

RETE 34 + OSSERVATORIO URBANO CUB COORDINAMENTO DELLE SINISTRE DI OPPOSIZIONE