Cateno De Luca candidato alle Europee.
Non ho ancora registrato reazioni. Male. La circostanza che sia candidato a tutto non deve essere scivolarci addosso come abitudine.
Ho ascoltato una breve intervista rilasciata a Emilio Pintaldi…
Emergono due passaggi. Sul primo sorvolo. La verifica della dimensione potenziale del partito/movimento ispirato da De Luca oltre il confine isolano (che già non è poco). Sul secondo intendo soffermarmi. Il pungolo, lo stimolo, la sollecitazione agli enti locali, a partire da quelli meridionali, nella sfida – tutta dell’autonomia e dell’autogoverno – incline alla progettualità e alla strategicità.
È sempre complesso, quando si vuole andare oltre l’impatto empatico che deriva dall’imprintig social-mediatico di De Luca, comprendere se vi è pensiero stratificato complementare ad intuito liricamente primitivo. Rinvio ad una citazione. “I tempi primitivi sono lirici, i tempi antichi sono epici, i tempi moderni sono drammatici. (Victor Hugo)”.
Ora, ogni proposta elettorale, in aperta avversione con i c.d. partiti tradizionali, viene letta anche in Europa come rigurgito di populismi e sovranismi tanto più insidiosi quanto più particellari e puntiformi. Il richiamo alle identità viene mal digerito. Si annida un errore o quanto meno una insidia. Si ricoscono le “regioni”. Meno, molto meno, le città. Solo che l’Europa del cambiamento è innanzitutto una Europa delle città. Città con i loro centri, le loro periferie, i loro “non luoghi”. Città come presidio di civiltà: giuste, sostenibili, inclusive, verdi, digitali. Non si tratta di rivendicare il sostegno alle città ma di concepire le città a fondamento della Unione Europea.
E Messina? Messina che città è? Paradossalmente ce lo ricorda, da ultimo, la dinamica della tremenda guerra in Ucraina. Una guerra “tradizionale”. Conta la geografia. Quella geografia che può essere annullata solo con armi e armamenti non convenzionali. Quella geografia ci dice che Messina, porta e crocevia al centro del Mediterraneo, è una città importante, ultra importante. Ne è ancora testimonianza il Salone delle Bandiere a Palazzo Zanca. Vi si raccoglie lo spirito della Europa. Lo spirito di Messina.
Questa città non ha mai espresso un deputato europeo. Non si tratta di amara constatazione campanilistica ma di appello-denunzia nel cuore di una Europa che va ripensata.
Emilio Fragale