Sui quotidiani lombardi, Il Giornale e Libero, non so su altri, hanno dato la notizia di un “Piano segreto anti Covid 19” del Governo Conte. In questo piano erano previsti tre possibili scenari, il peggiore prevedeva tra i 600 e 800 mila morti solo in Italia. Lo ha raccontato al Corriere della Sera, Andrea Urbani, direttore generale della Programmazione Sanitaria. La vicenda ha scatenato una vivace protesta del COPASIR (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) ma anche soprattutto di Attilio Fontana, che di solito è pacato e diplomatico, ora attacca il governo: «E’ gravissimo che conoscesse i rischi della pandemia e non ci abbia avvertito: ci deve delle spiegazioni».
«Il governo dovrà spiegare molte cose – scrive Brunella Bolloli – lo pretende la Lombardia, regione che ha pagato più di tutte in termine di vittime e di malati, lo invocano i cittadini, stanchi di menzogne. Per questo il Copasir intende convocare i ministri Roberto Speranza (Salute) e Paola Pisano (Innovazione). Perché se è vero che l’esecutivo era a conoscenza da gennaio dell’epidemia in arrivo dalla Cina e per un mese ha fatto finta di nulla per evitare allarmismi, senza allertare gli ospedali, né approntare un piano per l’emergenza, è grave». (B. Bolloli, “La Lombardia si arrabbia. “Noi all’oscuro del piano segreto, ora l’esecutivo deve chiarire tutto”, 23.4.2020. Libero).
Intanto Il Giornale mette in fila una dopo l’altra le dieci menzogne su mascherine, tamponi, zone rosse e case di cura. L’ospedale in Fiera. La Lega va al contrattacco e passa in rassegna dieci accuse rivolte alla gestione lombarda dell’emergenza Coronavirus.
«La risposta è una «Operazione verità», mettendo per la prima volta in fila le ragioni della giunta Fontana». (Cristina Bassi, La Lombardia smaschera le bugie del governo. Ecco le dieci menzogne…”, 23.4.2020, Il Giornale)
La giornalista espone alcune delle affermazioni respinte con forza dalla Lega. La prima: «La Regione doveva comprare le mascherine». La giunta è stata accusata in un primo momento di aver lasciato medici e infermieri senza dispositivi di protezione e poi di aver reso obbligatorie le mascherine senza essere in grado di fornirle ai cittadini. Ma le cose stanno diversamente, ribatte il Carroccio, «le mascherine doveva comprarle il governo, come previsto dalla legge. La Lombardia è stata costretta a supplirne i ritardi intervenendo direttamente sul mercato».
Ancora: la Regione ha trascurato la sanità di territorio? È stato detto che le persone contagiate ma rimaste e casa si sono ritrovate senza assistenza. Al contrario, viene spiegato, la Lombardia «ha attivato le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) che si occupano di visite domiciliari e cura non ospedaliera. Sono 45 unità operative, divise in 8 ambiti di intervento territoriale. In alcune zone sono attive anche le degenze di sorveglianza con alberghi destinati».
Per quanto riguarda la questione che la Regione ha fatto pochi tamponi? Ha cioè permesso che il contagio si propagasse, non preoccupandosi di testare le condizioni di operatori sanitari e malati asintomatici? La risposta: «La Lombardia sta facendo quanti più tamponi possibili, nonostante la carenza dei reagenti e la lunghezza della procedura di analisi (30 laboratori attivati per 8-10mila tamponi al giorno). Le modalità e i criteri di esecuzione sono quelli indicati dal ministero della Salute, dall’Iss e dall’Oms».
Per quanto riguarda la mancata zona rossa nel bergamasco. Questa la verità lombarda: «Istituire zone rosse è prerogativa legale dello Stato che dispone di polizia e carabinieri per chiudere i varchi. Dal punto di vista legale anche il noto giurista Sabino Cassese certifica pubblicamente che la Lombardia non poteva agire direttamente. Come specificato peraltro nella circolare numero 15350/117 dell’8 marzo 2020 firmata dal ministro dell’Interno Lamorgese». Infine la decisione di inviare malati Covid a bassa intensità nelle Rsa nel momento in cui gli ospedali avevano l’acqua alla gola. Una mossa che avrebbe direttamente scatenato il picco di decessi tra gli anziani ospiti. Con il caso del Trivulzio, istituto finito nel mirino della magistratura (come altri ricoveri) e di due commissioni, ministeriale e regionale. «Quindici case di riposo – ribatte la Lega – volontariamente si sono candidate a ospitare pazienti Covid, impegnandosi a rispettare le regole imposte da Regione: garantire strutture separate e personale dedicato. Se qualcuno ha violato le regole», continua il documento, in Lombardia o in altre regioni, è «giusto che paghi. Ma non è questo il momento per le inchieste giudiziarie».
Un altra questione aperta, è quella giudiziaria, ne parla su Libero, Renato Farina.
«I nostri magistrati sono gli unici ad aver aperto un faldone per epidemia colposa nelle case di cura. Eppure in molti altri paesi i numeri sono alti». (Renato Farina, “Tornano i processi di piazza”, 23.4.2020, Libero).
Di questi tempi mentre tutti stanno a casa, ed è vietato andare in piazza, l’unica attività autorizzata sono i processi. «Non c’è bisogno di decreti sanitari o di autocertificazioni. Le funzioni religiose sono sospese, ai preti che osano mettere le mani sul pane e sul vino gliele si taglia sull’altare, ma questi riti qui sono uno spettacolo irrinunciabile».
Quella dei processi per Farina è una specialità italica, anzi ambrosiana. Infatti nell’articolo parla di tardiva riedizione di mani pulite. La sinistra incapace di arginare il virus vuol cavarsela portando in tribunale la Regione Lombardia. Ma come abbiamo scritto sopra Fontana contrattacca.
Farina cita un autorevole membro laico del CSM, il professore Alessio Lanzi. In una intervista su La Stampa, ha detto: «C’è un attacco strumentale al modello politico di centrodestra della Regione Lombardia, alimentato da un’inchiesta giudiziaria spettacolarizzata». E’ un concetto molto simile a quello dell’ex governatore Roberto Formigoni. Lanzi non santifica nessuno. Non nega la possibilità di errori: «Possibile. Erano giorni drammatici, nelle città risuonavano solo le sirene delle ambulanze, i camion militari portavano via i morti. Non si può pretendere che tutto fosse perfetto, a meno di rispolverare antichi teoremi», Tipo quello, “non poteva non sapere”. Tuttavia Lanzi non ha digerito e contesta «la perquisizione della Finanza in Regione trasmessa in tv, mentre lì dentro si lavora in trincea per evitare altri morti, consegnare all’opinione pubblica messaggi di sconforto e sfiducia nelle istituzioni».
Un’inchiesta così chiassosa non è stata fatta in nessun Paese, «il buon senso dice che se si avesse un po’ di coraggio magari si dovrebbe mandare un avviso di garanzia a Xi-Jimping che qualcosa ha nascosto sul serio, e ci ha impedito di difendersi adeguatamente. Invece no».
DOMENICO BONVEGNA
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