“La risposta a chi protesta per chiedere un’azione più incisiva contro l’inazione contro il cambiamento climatico non può essere il carcere e una inaccettabile compressione del diritto al dissenso”. Questo il commento del presidente del WWF Italia Luciano Di Tizio dopo il via libera da parte della Camera alla norma ribattezzata «anti Gandhi» (articolo 14 del Ddl Sicurezza).
“La crisi ambientale e climatica che stiamo vivendo è motivo di ansia e frustrazione per un’intera generazione (più di una a dir la verità) e rispondere a questa frustrazione con norme repressive non è una soluzione ma rischia di amplificare ancora di più quella che è stata definita come eco-ansia – aggiunge -.La soluzione al problema sarebbe quella di smettere di ignorare gli effetti di una crisi globale che caratterizza l’azione di governo e disinnescare il ‘benaltrismo’ che caratterizza il dibattito pubblico su tutto quello che riguarda l’ambiente”.
La politica agisce in modo lento e contraddittorio rispetto la crisi climatica: quando non opportunisticamente condizionate dal negazionismo e fake news, le risposte sono insufficienti. Criminalizzare la protesta ambientale significa negare anche la verità scientifica, al di là di ogni ideologia.
È poi oggi la nostra Costituzione a dire che le attività economiche non possono ledere la tutela ambientale, punire col carcere chi, protestando o manifestando, afferma questo principio significa negarlo.
“Siamo in un momento cruciale che definirà il nostro futuro e quello di chi verrà dopo di noi. La nostra vita come la conosciamo, rischia di cambiare. Ce lo dice, pressantemente, la scienza. Ce lo ricordano il caldo di quest’estate, le piogge torrenziali di settembre, le alluvioni e le nostre città che a causa degli eventi meteorologici estremi sono sempre più insicure e invivibili – conclude Di Tizio -.Chi protesta pacificamente per il clima ha queste motivazioni. Ascoltare le richieste e dare risposte politiche è una soluzione certamente migliore rispetto al carcere”.