
Ogni tanto certi fatti di cronaca sono utili per svegliarsi. La storia accaduta a Trapani delle tumulazioni veloci al costo di un “caffè”, ci ricorda che nessun luogo è immune da porcherie. Nefandezze magari facilitate dal corollario di giustificazioni spesso inventate per mettere una pezza al buco e smacchiare il rosso della vergogna.
Dicono le cronache che i poliziotti della Squadra mobile di Trapani hanno scoperto e fatto luce su un sistema consolidato di gestione privata di un servizio pubblico in cui il necroforo del cimitero pretendeva denaro in cambio di sepolture veloci che definiva “il caffè per il necroforo”; l’uomo, inoltre, intenzionalmente ostacolava l’azienda affidataria dei servizi cimiteriali (tumulazioni, estumulazioni e traslazioni di salme) per favorire ditte a lui compiacenti a cui affidava i lavori in cambio di una percentuale sui guadagni. Come se non bastasse, le indagini hanno, inoltre, svelato che la sfera di influenza del necroforo era molto più ampia. Difatti l’uomo, agiva con assoluta discrezionalità anche sullo stato di decomposizione delle salme e sulle procedure di estumulazione straordinaria ottenendo, così, la liberazione di loculi comunali occupati da tempo che poi offriva a privati cittadini che necessitavano urgentemente di seppellire il proprio caro defunto.
L’arte di leggere i fatti e le persone non è cosa da tutti. Infatti, la domanda che non ci siamo fatti abbastanza è se la storia venuta a galla sia una “scelleratezza” isolata, occasionale, sporadica oppure un malcostume diffuso, esteso, frequente, reiterato, ricorrente e ripetuto anche in altri cimiteri d’Italia.
A esempio, che arie si respira in quello di Messina? Davvero sarà facile dirci immuni da certi virus? Così pacifica la nostra assoluzione?
Vorrei esserne del tutto sicuro. Non lo sono. Non lo sono perché di storielle su quel cha accade nei cimiteri della mia città ne girano tante. Molte simili, se non uguali, a quelle scoperte dalla polizia di Trapani. Si cambia l’ordine dei fattori ma il risultato non cambia: anche perché le persone hanno paura a denunziare. Qualche volta preferiscono inviare lettere anonime ai giornali o sussurrare all’orecchio a voce bassa e sommessa, in modo che solo chi è vicino possa sentire. Ma più di quello non fanno. Già, qui da noi c’è il verme perverso della società omertosa che deve trovare un motivo per giustificare il complice silenzio.
Hai voglia a dire che non bisogna mai abbassare la guardia. Che bisogna sempre denunziare chi commette dei reati. Perché da soli non se ne esce. Però, lo ripetiamo, sono poche le persone (purtroppo) capaci di mostrare la schiena dritta di fronte a certe richieste o misfatti. Non sono molti quelli che hanno il coraggio di dire: “No, guardi, non è il caso!”.
Per essere chiari: il “giro d’affari” del necroforo trapanese non si limitava nella compravendita illegale di loculi comunali, ma comprendeva anche la prestazione illecita di opere murarie presso le cappelle private. Ai cittadini interessati a effettuare lavori di miglioramento, offriva la manodopera di un muratore compiacente, prospettando un risparmio derivante dal mancato pagamento delle imposte comunali.
Infine, è emersa l’ipotesi che l’uomo possa aver sottratto oggetti d’oro dalle salme per scopi personali e aver agevolato alcuni fiorai trapanesi, segnalando loro la presenza di fiori freschi appena deposti, che venivano poi prelevati dagli spazi cimiteriali per essere rivenduti.
Messinesi a voi non è mai accaduto che mancasse qualcosa dalla tomba dei vostri cari? Dai fiori freschi al portafiori? Non vi è mai capitato di scoprire che il marmo fosse rovinato, se non addirittura rotto? Qualunque bullo sa che bisogna dimostrarsi forti solo con i deboli.
Sono certo che chi di dovere argomenterà che a ideare simili sciocchezze sono dei balordi, e che mai e poi mai, nei cimiteri locali, esiste un prezzario illegale o un mercato per tumulazioni, estumulazioni e traslazioni di salme, in mano alla criminalità. E’ proprio vero che a volte le questioni pratiche sono quelle che ci preoccupano di più. E la bella società civile che popola il Consiglio comunale, che un tempo prefigurava le lotte (contro la criminalità, la corruzione, la violenza, la tutela del territorio ecc…) dov’è? Ah, ecco, è impegnatissima a garantirsi il futuro degno del suo passato.
Tanto, sapete come sono fatti, quelli (i politici). Si dispiaceranno, magari, ma un attimo dopo tireranno fuori l’acuto. Questa città dimostra che no, non sempre è così.