LE VIE DEI TESORI ritorna a MESSINA

La Messina medievale delle abbazie sopravvissuta al terremoto: il festival compie diciotto anni e ritorna per l’ottava edizione a Messina con ventotto luoghi, passeggiate e un focus sui borghi dimenticati; Riapre la Prefettura con i suoi saloni inediti e l’affaccio sul mare. Si visitano le collezioni universitarie note solo agli studiosi. Presenti i luoghi di dieci piccoli borghi e frazioni attorno alla città…

Le abbazie silenziose dove il tempo si è come cristallizzato, le chiese sopravvissute al terremoto del 1908, le collezioni universitarie del tutto inattese, i piccoli musei-gioiello e le collezioni legate al territorio, le ville affacciate sul mare. Riaprono la Prefettura con i suoi saloni di solito inaccessibili dall’esterno; e il Seminario Arcivescovile dove si formano i sacerdoti; si raggiungono le borgate fuori porta che nascondono chiese medievali, leggende e pietre miracolose. E si visitano borghi piccini, Itala, Zafferia, Salice, Briga Marina, Gesso, Castanea, Pace, Pezzolo immerso nella natura fino a due ghost town, Sicaminò e Borgo Schisina, dimenticate e abbandonate per ragioni diverse. Tre siti fanno parte del circuito di Italia Romanica.

 

Le Vie dei Tesori ritorna quindi a Messina dal 14 al 29 settembre, tre weekend per un nuovo festival di “riappropriazione della bellezza” che racconta l’intera Isola e che quest’anno diventa maggiorenne: era il 2006, infatti, quando nasceva la prima edizione a Palermo, dieci luoghi del tutto inattesi in seno all’Università.

 “Un occasione – ha detto il Prefetto Cosima Di Stani – per le nuove generazioni di approfondire, prima di tutto, la storia della propria terra e, quindi, di appassionarsi nel condividere questa esperienza con i turisti e la cittadinanza. Come ha ricordato il Presidente della Repubblica, valorizzare il patrimonio artistico non è solo un dovere verso la nostra storia e il nostro futuro, ma ha anche ricadute economiche e tangibili benefici sociali per l’intero Paese”. Il sindaco Federico Basile ha sottolineato “l’unicità di luoghi ed esperienze che ricorderanno in tanti, e che diventano straordinarie per la competenza dei “narratori” che si incontrano”. Saranno visitabili le collezioni universitarie e apriranno siti storici della città, come ricorda il funzionario della Soprintendenza Luigi Giacobbe. “È un momento in cui le istituzioni si avvicinano alla città – dice il rettore Giovanna Spatari – e hanno l’opportunità di svelare patrimoni nascosti con la voce dei nostri studenti. Sono stata felicissima di aprire alle visite la stanza del rettore”.

Da quel 2006 Le Vie dei Tesori ha aumentato i suoi visitatori anno dopo anno, si è allargata a tutta l’Isola – una tra le primissime città siciliane ad aderire al festival fu proprio Messina -, ha raggiunto numeri importanti e ha dovuto fare i conti con la pandemia, ma è stata tra le pochissime realtà italiane a non fermarsi mai, ridisegnando ciascuna visita. Ed ha proseguito la sua corsa. Nel 2023 il festival ha raggiunto le 250 mila presenze in 17 città,  con una ricaduta economica sul territorio che ha superato i sette milioni e seicentomila euro. Messina ha sfiorato i 5500 visitatori con una ricaduta di oltre 220 mila euro. La bellezza non è un accessorio ma una leva di identità per conoscersi e per capire dove ci si trova – interviene Laura Anello, presidente della Fondazione Le Vie dei Tesori – I luoghi diventano un museo diffuso che viene visitato in maniera trasversale, senza che il visitatore si chieda a chi appartengano. Ognuno può scegliere la sua chiave tematica personale. È il primo passo verso un unico museo diffuso”.  

Dopo aver ammirato i Borghi dei Tesori a maggio scorso, in questa prima tranche del 2024 Le Vie dei Tesori apre luoghi e propone esperienze in dieci città (con Messina, anche Trapani, Mazara e Alcamo,  Bagheria, Termini Imerese, Corleone, Caltanissetta, Enna e la new entry Leonforte); dal 5 al 20 ottobre partiranno le altre sei città (Carini, Marsala, Sciacca, Ragusa, Scicli e Noto); Palermo e Catania occuperanno come sempre tutto il mese di ottobre.

Un festival che costruisce reti: a Messina, come nelle altre città, con Unicredit – ha partecipato alla presentazione Giulia Basile, vicedirettore commerciale del mercato Messina Cairolicome main sponsor e l’USR (Ufficio Scolastico Regionale) che collabora alla formazione degli oltre 500 giovani durante i due mesi di festival. Partecipano l’ Istituto Turistico Antonello, il liceo classico Maurolico, il liceo Ainis, l’Istituto tecnico Minutoli

 

Una rassegna che ha saputo creare sinergie e dialogo con Istituzioni dello Stato, Regione, atenei, comuni, Diocesi, gestori privati, proprietari di palazzi nobiliari; che ha portato la cultura e la curiosità fuori dai siti istituzionali e dagli atenei, seminando conoscenza. E’ ormai diventato un format rodato, studiato nelle università: un luogo non raccontato è un luogo muto, diventa grigio, trasparente. La narrazione è scoperta e riappropriazione, soprattutto se affidata ai giovani, al racconto delle comunità che si animano della narrazione collettiva. Un festival che è stato confermato nel calendario biennale degli eventi di grande richiamo turistico della Regione Siciliana; e ha stretto collaborazioni con altre realtà, visto che è tra le costole di Italia Romanica – percorsi e visite dedicate all’arte e all’architettura del Medioevo in quattro regioni italiane – con Fondazione Sardegna Isola del Romanico, Fondazione Lemine in Lombardia e InCollina in Piemonte: proprio Messina la fa da padrona e entra nel circuito con tre siti, l’Abbazia di Santa Maria di Mili voluta dal Gran Conte Ruggero; la chiesa  e il monastero dei SS. Pietro e Paolo a Itala che risale al 1093; e la prima sede dei Domenicani in Sicilia, Santissima Annunziata dei Catalani.

 

LE VIE DEI TESORI A MESSINA. Otto anni in cui il festival ha percorso la città in lungo e in largo, dalle torri alle cripte, ai centri fuori porta, tracciando ad ogni edizione un percorso diverso, in collaborazione con la Prefettura, l’Università e la Diocesi. E quest’anno non sarà da meno: parecchi luoghi saranno inediti anche per gli stessi messinesi. Il programma, costruito sul territorio da Marco Grassi, accarezza dunque la Messina medievale e non ha paura di spingersi fuori porta: si visiteranno Santa Maria Alemanna fatta costruire nel 1220 dai Cavalieri Teutonici; la chiesetta di San Giovanni di Malta dove vi racconteranno la storia di San Placido, patrizio e monaco; il Santuario e il giardino di san Francesco del 1254 con le due statue in argento, eil monastero di Santa Maria del Gesù ridotto a ruderi, legato al mistero della tomba di Antonello, mai ritrovata. E il Santuario di Montalto da dove si domina Messina: qui vi racconteranno la leggenda della Dama Bianca e si visiterà il prezioso museo voluto dal parroco.

Al Seicento si legano la secentesca San Paolino, ridotta per far posto alla strada; santa Maria di Portosalvo contesa tra frati e marinai (non dimenticate il crocifisso di Frate Umile); Santa Maria La Nuova, fondata dalla Confraternita dei fruttivendoli. Più moderno, post sisma, il santuario della Madonna del Carmelo dove sarà possibile salire sul campanile e raggiungere la terrazza da dove si abbraccia l’intero Stretto.

Fuori porta, affascinanti e valgono sul serio il percorso, oltre alla chiesa e al convento di Itala, ecco le chiese normanno-sveva di Santo Stefano a Salìce, e la chiesa e la pietra che la tradizione lega all’arrivo di san Paolo a Briga Marina.

 

Molto attesa come sempre la Prefettura che aprirà saloni normalmente chiusi al pubblico e l’appartamento riservato al Capo dello Stato quando è in visita a Messina; la sobria casa museo della poetessa dialettale Maria Costa. Ritorna dopo il debutto dello scorso anno, il Seminario Arcivescovile che apre sezioni della Biblioteca Painiana, un’antica raccolta zoologica, ma anche i celebri bozzetti e cartoni di Aristide Sartori per i mosaici del Duomo. L’ottocentesco Teatro Vittorio Emanuele con il soffitto affrescato da Guttuso con la leggenda di Colapesce; il manierista Palazzo del Monte di Pietà progettato da Natale Masuccio con la scenografica scalinata e il loggiato; e il Tempio di Cristo Re ispirato alla Basilica di Superga.

 

Da scoprire le preziose collezioni universitarie, le maioliche Zipelli e i reperti dei Gesuiti; i piccoli musei scientifici: dalla collezione della Fauna con reperti fossili, al Museo della musica popolare dei Peloritani a Gesso, al museo etnografico I Ferri du Misteri che custodisce centinaia di utensili della quotidianità contadina; la Galleria d’arte moderna e contemporanea Lucio Barbera con opere di Guttuso, Casorati, Boetti e sculture di Giò Pomodoro; e la GAMM al Palacultura con opere di Emilio Tadini e Mirò, ma anche Samperi e Fiume.

 

Sono due le ville che riaprono i battenti: la settecentesca Villa Cianciafara sopravvissuta indenne al terremoto, mostra ancora i segni del suo passato da tenuta agricola e gli arredi originali, oltre ai segni di Filippo Cianciara, fotografo cugino dei Piccolo e dei Tomasi: sabato 28 e domenica 29 ospiterà un recital teatral-musicale ispirato alle novelle di Pirandello. Ritorna anche villa Giovanna, ex sede della Guardia Regia oggi centro olistico Mater Vitae, a Villaggio Pace, dove ci si troverà immersi in un vero giardino tropicale, che degrada verso il mare. Tutte le mattine domenicali, “bagno di suoni” con strumenti arcaici (gong, ciotole “sonore”) in riva allo Stretto, e biobreak. E si potrà anche raggiungere il piccolo borgo di Italadove è l’abbazia arabo normanna, che meriterebbe il riconoscimento UNESCO, si raggiungerà passando dai vigneti e assaggiando prodotti a km0”, dice il sindaco Daniele Laudini.

Le passeggiate proposte da Le Vie dei Tesori in collaborazione con numerose associazioni locali, quest’anno condurranno fuori porta, tra vere e proprie ghost Town: dal reticolo di viuzze, vicoli in pietra e scale che è Pezzolo arrampicata sulle colline;  la borgo medievale di Sicaminò, abbandonato negli anni Cinquanta  eoggi immerso nella natura che si è riappropriata dei luoghi. A Borgo Schisina che invece è il più grande dei villaggi fascisti creati nel 1950 per ripopolare gli ex latifondi: nonostante la grandezza, fece la fine degli altri, abbandonato e dimenticato.