L’emendamento al DDL sicurezza presentato, dal deputato Igor Lezzi della Lega, in Commissione affari costituzionali della Camera è un attacco ai principi fondamentali della nostra Costituzione.
La Lega, e il Governo più in generale, vorrebbero compiere un ulteriore giro di vite inasprendo le pene per chi manifesta contro opere infrastrutturali ritenute strategiche.
L’impostazione della misura è evidente e mostra un approccio securitario e populista con l’introduzione di nuove fattispecie incriminatrici, l’ampliamento di ipotesi esistenti e la definizione di nuove circostanze aggravanti.
Il tentativo è tanto chiaro quanto inaccettabile: intimorire tutte quelle Comunità e quegli individui che intendano protestare, come lecito in ogni democrazia, contro grandi opere inutili e dannose, a partire dai cittadini di Messina che si oppongono alla costruzione del Ponte e all’esproprio delle proprie case.
I manifestanti, gli attivisti, le popolazioni, che legittimamente, con i propri corpi e muniti di dissenso e capacità critica, in questi anni hanno riempito le piazze tentando di scongiurare la devastazione del territorio in cui vivono, saranno così passibili di pene fino a 25 anni di carcere. Per avere un metro di paragone: è più del doppio del reato di associazione mafiosa e nemmeno paragonabile alle pene per le negligenze che causano gli omicidi sul lavoro.
Il Governo vuole un popolo accondiscendente, acritico e mansueto. E questa misura liberticida cerca di instillare insicurezza, generare paura e terrore attraverso la comminazione di pene inaudite (lo ribadiamo, sino a 25 anni di reclusione), nei confronti di chi vuole esprimere il proprio dissenso con l’esplicito tentativo di inibire la partecipazione popolare nelle piazze e nei cortei.
Con questo provvedimento, tuttavia, il Governo mostra anche tutta la sua paura di fronte alle proteste di popolo. Impossibilitati di arginare quel flusso di lotta e di dissenso che dalla Val Susa a Messina sta montando contro la costruzione delle cosiddette grandi opere, il Governo e la Lega ricorrono alla criminalizzazione della lotta politica, spostando il cuore della questione sul versante dell’ordine pubblico.
Noi, però, proseguiremo apertamente la battaglia delle idee contro tale norma incostituzionale, repressiva e pericolosa. Lo faremo per il diritto di protestare e per un’idea diversa di democrazia e convivenza civile.
Antonio Currò, Segretario circolo “Peppino Impastato” di Messina
Nicola Candido, Segretario regionale Sicilia
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea