Intervento di Pasquale Stanzione – IlSole24Ore
Caro Direttore,
grazie al Suo giornale (“Per la lotta aìl’evasione meno vincoli di privacy”, venerdì 16 settembre) si è potuto apprendere dell’intenzione, nell’ambito della delega fiscale, di introdurre una norma per consentire all’Agenzia delle entrate di incrociare i dati contenuti nelle sue banche dati. Non si conoscono i contenuti della norma in questione, che sembrerebbe avere come obiettivo quello di superare supposti vincoli posti dalla disciplina in materia di dati personali e di eliminare la preventiva consultazione del Garante, chiamato dal nostro ordinamento a bilanciare un fondamentale interesse generale, qual è il contrasto alì’evasione, con i diritti delle persone.
È bene ricordare allora che è dal 2011, cioè dal cosiddetto decreto “Salva Italia”, che l’Agenzia delle Entrate può effettuare analisi e incrociare anche i dati finanziari dei contribuenti con i miliardi di informazioni di cui ha disponibilità: conti correnti, spese scolastiche, mutui, assicurazioni, interventi edilizi, collaboratori domestici, locazioni, utenze, spese per i viaggi, mezzi di trasporto, e tante altre che comporterebbe ben altro spazio per essere dettagliati. Sull’uso di questi dati, proprio in ragione dell’interesse generale, non c’è mai stata alcuna obiezione da parte del Garante.
Probabilmente, prima di abbandonarsi alla bulimica richiesta di sempre più dati personali, rappresentando la privacy come l’antagonista della lotta all’evasione e un’alleata degli evasori, sarebbe dunque opportuno essere certi di aver compiuto ogni ragionevole sforzo per verificare se, utilizzando l’enorme mole di dati personali già disponibile per il contrasto all’evasione con le moderne soluzioni anche di intelligenza artificiale oggi disponibili, non sia possibile raggiungere i risultati sperati senza bisogno di comprimere ulteriormente e, forse, oltre la soglia del democraticamente sostenibile, la privacy di milioni di cittadini. Questo, peraltro, senza mai dimenticare che nessuna delega tecnologica può avvenire a discapito dei diritti delle persone, a cominciare da quelli fondamentali come il diritto alla privacy.
In questa prospettiva, peraltro, il Garante sta prestando, da sempre, il proprio supporto all’Agenzia delle entrate nell’identificazione di soluzioni idonee a potenziare il contrasto all’evasione fiscale, limitando al minimo essenziale la compressione della privacy ed è, naturalmente, pronto a continuare a prestare il suo contributo anche nell’esplorazione di nuove soluzioni tecnologiche, come quelle basate sugli algoritmi di intelligenza artificiale, capaci di consentire un più efficace contrasto all’evasione garantendo, al tempo stesso, la proporzionalità e l’esattezza delle informazioni raccolte, onde evitare errori, nonché la loro messa in sicurezza, al fine di salvaguardarle da manipolazioni o esfiltrazioni.
Contributo, quello dell’Autorità Garante, tanto più indispensabile in presenza di trattamenti automatizzati, laddove si voglia assicurare ai contribuenti che tali processi rispettino il Regolamento europeo in materia di protezione dati e che la profilazione con strumenti sempre più sofisticati avvenga attraverso criteri trasparenti.
Più che pensare a scorciatoie legislative o proseguire in attacchi strumentali servirebbe allora potenziare il ruolo dell’Autorità Garante in un momento cruciale come è quello che vede il nostro Paese nel pieno della transizione digitale.