L’INTERVENTO: CACCIA ALL’EBREO ANCHE IN ITALIA

Ci sono notizie che non “sfondano” le prime pagine o che vengono relegate nelle retrovie. Mi riferisco al ragazzino ebreo che la settimana scorsa a Roma mentre stava passeggiando con la mamma è stato insultato, minacciato e aggredito con una bottiglia di vetro da un egiziano che gli ha gridato: “Togliti la kippah”, il copricapo ebraico. Non importa se qualcuno si potrà irritarsi perché mi sto occupando troppo di ebrei.

“A Roma non c’è motivo di non indossare la kippah”, titolava nel 2016 la Repubblica, dopo che il capo della comunità ebraica di Marsiglia, Zvi Ammar, aveva consigliato alla propria comunità di non metterla più in pubblico. Era anche l’anno in cui un giornalista israeliano, Zvika Klein, si mise una kippah e, munito di telecamera, andò in giro per le banlieue francesi. A malapena Klein ne è uscito vivo. Era anche l’anno in cui a Sarcelles, banlieue multiculturale di Parigi, un ragazzino di otto anni che indossava la kippah fu preso a calci e pugni. L’Italia sembrava diversa, al riparo dalla temperie multiculturale che scuote gli altri paesi. Ci abbiamo messo un po’, ma anche in Italia è finita che è pericoloso indossare la kippah in pubblico. (Giulio Meotti, Kippah Italia: caccia all’ebreo, 5.2.25 IL FOGLIO)

Meotti esperto di geopolitica e autore di numerosi studi su questi temi, ci fornisce una breve cronistoria orrenda di un anno di aggressione antisemite. “Poteva finire male, malissimo, come è successo a Nathan Graff, israeliano con la kippah ferito a coltellate da un uomo incappucciato a Milano alla schiena, alla gola e al volto”. Siamo diventati come gli altri paesi europei, dove è pericoloso essere “riconoscibile”. “Una settimana fa, a Trieste, un ebreo con la kippah si è sentito dire per strada da due che impugnavano la bandiera palestinese: “Ebreo, ti sgozziamo”. “Peccato che non siamo in anni precedenti altrimenti ti avremmo potuto bruciare”: queste le parole che un bambino ebreo di undici anni con la kippah si è sentito rivolgere da un coetaneo a Torino. A Venturina Terme, in provincia di Livorno, un ragazzo ebreo di dodici anni è stato preso a calci e sputi da due quindicenni. Continua il racconto di Meotti,  a un raduno proPal a Milano un anziano ebreo con la kippah è stato gettato a terra e gli hanno strappato il copricapo al grido di “sporco ebreo”.

Questo in Italia, nel resto d’Europa, dove come scrive l’Economist “l’aumento dell’antisemitismo mette alla prova i valori liberali”, la kippah è scomparsa. Qualche settimana fa, il capo della polizia di Berlino ha detto agli ebrei e ai gay di non farsi “riconoscere” in certe zone della capitale tedesca. Gli ebrei di Bruxelles non la indossano più in pubblico da anni. “Bisogna togliere la kippah per preservare la santità della vita”, ha detto Prosper Abenaim, rabbino di La Courneuve, banlieue di Parigi. Lo stesso da Londra a Malmö.

Intanto gli ebrei che lasciano l’Europa per Israele e altrove aumentano dal 7 ottobre, Un altro elemento in rapido sviluppo, di cui nessuno parla, “è la scomparsa degli ebrei nel mondo arabo. C’erano un milione di ebrei”. Oggi, nessuno.

a cura di DOMENICO BONVEGNA