La crisi istituzionale in corso é foriera di tanti spunti e riflessioni. L’ex-premier designato da due partiti che hanno avuto tanti voti alle scorse elezioni politiche, Giuseppe Conte, ci aveva emozionato perchè, oltre a promettere che sarebbe stato l’avvocato degli italiani, aveva messo ben in evidenza un suo prossimo intervento per far recuperare un po’ di soldi a tutti quei risparmiatori che in questi anni sono stati -sostanzialmente- vittime delle banche.
Di soldi da recuperare ce ne sono a iosa, e tutti soldi che le banche (essenzialmente i loro manager, grazie ai loro sodali politici e amministrativi) si erano trattenuti in vario modo, dalle truffe esplicite agli arzigogolamenti piu’ raffinati o piu’ volgari per abbindolare risparmiatori che -non poche volte- sono anche sembrati contenti di farsi fregare .
Ma il professor Conte é abortito, e proprio per quel ministero dell’Economia che, in linea di massima, avrebbe dovuto svolgere un ruolo primario in questo intento di risarcimento. Ascoltato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che motivava il suo rifiuto di accettare il ministro anti-euro Savona, ci ha colpito il suo motivo di fondo; difendere i soldi dei cittadini. Mattarella ha ragione?
Vedremo. Visto che la politica non è fatta solo di cose giuste e cose sbagliate, ma anche di chi, come e quando fa queste cose. Ci viene in mente quello che mori’ prematuramente e all’improvviso, ma contento perché aveva ragione…
Noi siamo irriverenti e guardiamo sempre l’aspetto beffardo e radicale delle vicende.
Dov’era Mattarella, e i suoi predecessori di cui é degna e rispettosa tradizione, quando sono scoppiate le piu’ terribili fregature contro i risparmiatori (elenco a sfare, soprattutto in questi ultimi 20/30 anni)? Certo, lui era “solo” un parlamentare della maggioranza dell’epoca, insieme a tanti altri che, in un modo o nell’altro, hanno avuto a che fare con le sue politiche. Ma era sodale, in un blocco di regime che ha governato questo Paese e amministrato queste istituzioni consentendo alle banche di fare cio’ che hanno fatto. Siamo paranoici e faziosi? Forse, ma da quando Aduc esiste (1990) c’é la fila di persone che tutti i giorni rivendicano giustizia per i torti subiti dalle banche, fila che in questi ultimi anni si é sempre più ingrossata.
E’ questo motivo per fare “di tutta l’erba un fascio”? No! Il populismo non riusciamo ad indossarlo, anche se in questo momento sembra che sia un vestitino adatto e molto seducente e attraente. Quindi non ci troverete ad ogni angolo a gridare “class action”, “banche ladre”, “ridateci i soldi”, “ti faccio causa”, e altre amenità del lessico populista, diffuse anche in ambiente consumeristico, lasciando poi spesso i risparmiatori solo contenti di aver protestato. Abbiamo il “vizio” di guardare sempre più lontano e alla radice dei problemi, rispettando i diritti dei presunti vinti e degli altrettanti presunti vincitori, degli sconfitti e dei trionfatori. Ma é proprio questi ultimi che non riusciamo a vedere, dovendoci accontentare di “parlatori”, piu’ o meno opportunisti e populisti, che cercano di cavalcare uno sdegno e una rivalsa che non riesce a trovare strumenti -di diritto comune- per affermarsi.
Cogliamo quindi l’occasione del “populismo” del nostro presidente Mattarella per chiamare alla battaglia tutti coloro che tengono al diritto, all’economia, al risparmio… anche senza chiedere in cambio poltrone che poi -i fatti istituzionali di questi gironi sono una cartina al tornasole- non riescono ad onorare (non ce ne voglia, prof. Conte).
Quindi:
– presidente Mattarella, ci dice come vuoi difendere i soldi dei cittadini, oltre alla sua generica (e razionale, per cairità) difesa del metodo e dei meccanismi comunitari?
– non-ministro Savona, lei come assolverebbe a tal compito?
– non-premier Conte, anche se ha già accennato qualcosa, ci illuminerebbe di come in pratica avrebbe fatto a costringere le banche, senza usare i soldi di tutti noi contribuenti, a risarcire i risparmiatori vittime delle loro malefatte?
– leader dei partiti che hanno preso più voti, oltre alle dichiarazioni di principio che avete incluso nel famoso “contratto”, voi cosa fareste? Ci va bene tutto: norme dell’Esecutivo, progetti di legge, referendum, etc…
Siamo irriverenti per questo? Bah!
Vincenzo Donvito, presidente Aduc