M.M. Nome in codice Unico: dedicato a chi crede nei valori di un uomo perbene

C’era una volta uno Stato che combatteva la criminalità e il terrorismo e distribuiva assistenza indistintamente a tutti, e a tutti. C’era una volta…perché adesso c’è un Paese che divora i migliori. La storia gloriosa dell’uomo Mario Mori si potrebbe racchiudere in queste frasi. Ma se osservi con attenzione quel che accade provi rabbia e dolore nel veder esposto – a mo’ di bersaglio – uno dei più valorosi eroi di questa Italia.

Il generale Mario Mori ha vissuto la storia dell’Italia degli ultimi quarant’anni in posizioni chiave: ha conosciuto la violenza del terrorismo e della criminalità organizzata, gestendo i mesi caldi del sequestro di Aldo Moro e dell’omicidio dalla Chiesa, ha fondato il Raggruppamento operativo speciale (ROS) dei carabinieri con cui ha combattuto la mafia in Sicilia, ha condotto l’operazione che ha portato all’arresto del boss Totò Riina, ha diretto i servizi segreti, ha subito un processo ventennale da cui è stato, infine, pienamente assolto in Cassazione. Un uomo di stato finito in una persecuzione giudiziaria e mediatica che ne fanno il “caso Dreyfus” italiano.

Per la prima volta, Mori racconta in prima persona i principali eventi di questo percorso, espone la sua verità e svela molti segreti italiani: dalle infiltrazioni nella colonna romana delle BR ai fondi neri del SISDE, dai retroscena della lotta alla camorra e alla mafia agli intrecci perversi tra criminalità organizzata, imprenditoria e politica. Da un uomo delle istituzioni che le istituzioni stesse hanno provato a infangare, la verità su sessant’anni di storia italiana, il libro bianco dei misteri della Repubblica.

Un uomo con tantissima dignità e coraggio non comune: per lui la paura non è una nemica ma un meccanismo per reagire con l’attacco. La storia del carabiniere Mori è ben raccontata con dovizia di particolari nel libro “M.M. Nome in codice Unico” – pubblicato da La nave di Teseo. Il testo, scritto dallo stesso generale Mori con l’aiuto di Fabio Ghilberti, è una fonte di notizie. Nelle pagine si narra sì la sua vita, ma soprattutto, la storia di anni complicati per assicurare la sicurezza dell’intero Paese. Eventi tragici che avrebbero potuto mettere in pericolo le sorti politico – istituzionali italiane. I carabinieri – da sempre fedeli alla bandiera – difendono a rischio della loro stessa vita, il popolo, le istituzioni, la democrazia e la libertà di una intera nazione. “La mia vita attiva si è dipanata in uno dei periodi più complicati e drammatici della storia nazionale – scrive il generale -di cui ritengo di non essere stato un semplice spettatore ma, per le mie vicende professionali, un protagonista o un testimone di aspetti e fatti significativi che hanno caratterizzato la tumultuosa fase di sviluppo del paese dopo i primi anni del dopoguerra”…


Leggi con attenzioni eventi e particolari in cui l’ufficiale dei carabinieri Mori è protagonista e non ti spieghi perché questo accanimento per infangarlo, processarlo e perché no, condannarlo a una morte civile. Perché tanto astio? A chi fa paura l’uomo Mori? A chi hanno dato fastidio le indagini del carabiniere Mori? E così non puoi far a meno di pensare, sfogliando pagina dopo pagina, che la storia recente dimostra che c’è un’aria da requiem. Non solo per Mori, ma per tutte le vittime vive e morte nella lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo. C’è un’aria da requiem adesso che le ultime vicende giudiziarie hanno testimoniato. Ma i fatti abilmente raccontati in questo libro ci fanno urlare che la loro è un’accusa di carta, precaria e leggera. Per spedire la gloriosa vita di un fedele carabiniere all’inferno, per condannarlo alla tempesta. Volenti o nolenti ora si deve cambiare. M.M. Nome in codice Unico andrebbe portato in un tutte le scuole del Paese, fatto leggere nelle Università e divulgato quasi fosse un testo Sacro, perché di sacro c’è in queste pagine, la verità. Solo la pura e semplice verità. Qualcuno prima o poi ci dovrà spiegare perché a stare dietro a questi processi viene un gran mal di testa, e non solo una fitta al cuore.

 

Perché ci sia così poco amore per il rilevamento delle prove e così viscerale tensione per costruire subito un risultato mediatico. Come se la pubblica accusa entrasse in campo avendo già in mente il punteggio conclusivo della partita, ma non la santa verità necessaria per ottenerlo. Mori ci svela la “tecnica dalla Chiesa”, il pedinamento del sospettato, i “buchi” che portarono al sequestro Moro: la solita storia che caratterizza le vicende dello Stato, dalla magistratura alle forze di polizia: si ha invidia per la specializzazione e per i buoni risultati altrui. Celando le vere ragioni dietro la volontà di evitare che vi sia troppo potere nella mani di pochi o dietro questioni organizzative della serie “tutti devono saper fare tutto” e quindi – aggiunge Mori – niente! Si ostacolano sempre i migliori quelli che fanno emergere le magagne o anche solo le differenze: successe lo stesso a Falcone. E quindi nella storia di “Unico” C’è la mafia di mezzo, la continua emergenza italiana, che succhia a questo Stato le forze migliori, gli uomini più capaci, l’intelligence più preparata. Che altro dire senza privarvi della gioia di leggere il libro? Mario Mori è stato per lo Stato una ciambella di salvataggio: nel momento del vero bisogno, lui c’era. Per noi italiani la sua lezione resta attualissima!

M.M. Nome in codice Unico