Messina al voto. Mi capita sempre più di frequente, di imbattermi, pubblicamente e in privato, con una enorme ignoranza in materia civica. Ignoranza che se poi si disquisisce di politica e/o di economia, diventa pericolosa.
La conoscenza di ciò di cui si parla, l’aggiornamento, oltre ovviamente a una disposizione all’apertura mentale e alla curiosità, sono elementi importanti per cercare di comprendere, trovare soluzioni o, almeno, cercare di farsi meno male.
Ricordo a me stesso quello che una volta disse il giudice Gherardo Colombo che io condivido: a Roma si fanno tanti baratti, in nome della politica e magari, credo, di altri interessi… Come dargli torto. Parafrasando Colombo: in questa bellissima città tutti parlano, anche quelli che non hanno niente da dire o dovrebbero, per pudore, tacere.
Sarò fazioso, ma quando penso ai cialtroni il mio pensiero corre a Tangentopoli. Ho anche l’impressione che i protagonisti degli scandali vadano tutti, o quasi, a spasso e hanno lasciato, ai propri eredi, fiumi di denaro e armi di persuasione di massa.
Si vede che i messinesi amano i paradossi.
Ed era questo in fondo quanto i politici sempre più avidi d’ottimismo, e tronfi di sé, volevano. Dimenticare a memoria quello che s’era detto e ridetto sulla legalità e il sacco edilizio. Negli ultimi mesi purtroppo v’è stata una gara a illudersi, a non vedere; perché il mestiere del politico, o del giornalista (amico), pare quello di chi deve comunque dire che la città cresce, si trasforma e c’è sempre più burro, per tutti, da mangiare. Di chi la colpa dunque?
Tacerei pietosamente di talune interviste e comparsate che offendono l’intelligenza dei messinesi.
Di chi dunque ci si può fidare in questa pasticceria di zuccherata menzogna? Solo del nostro cuore e dei fatti.
Come il Vangelo spiega:
«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».
Matteo 7,15-20