Messina – Forse la pagina di TripAdvisor esagera un po’ quando parla delle principali attrazioni nella Provincia di Messina. In certi momenti di euforia, si sa, l’enfasi si alza. Di certo, però, il viaggio lungo la riviera nord della città è unico nel suo genere. Il mare, lo vedi dietro i cancelli chiusi se non è addirittura negato dal cemento.
A dar retta al neo sindaco Federico Basile siamo nel cantiere Messina, signori. Niente a che vedere con un cantiere edile normale, perché la normalità quaggiù è come l’ossigeno: manca e basta. Costruire una città a misura d’uomo è una mission impossibile perché il cemento ha colorato colline e litorali e i controlli latitano. Siamo stati a Mortelle, in quella che fu un tempo la terrazza sul mare, dove si poteva fare i bagni e trascorrere serate romantiche. Oggi no. Oggi, vuol dire, per esempio, tirar su materiali e mezzi che pesano tonnellate; significa gettare calcestruzzo c non fare del bene al mare, all’ambiente. Al turismo. Dove un tempo c’era bellezza, sole, relax oggi ci sono rovi, topi, sporcizia e degrado. Perché nessuno interviene? Perché il sindaco Basile non pone fine a questo degrado ambientale, architettonico, sociale, economico?
Mentre i consiglieri comunali, gli assessori di Basile, il sindaco stesso all’interno del regno immaginario cantano e ballano, la vegetazione in molte zone di Messina si infittisce proprio per raccontare la persistenza della speranza in grado di crescere anche fra gli spiragli del cemento.
Questa riflessione giornalistica nasce dalla consapevolezza che per iniziare a cambiare le cose occorre partire dall’individuo e dalla sua realtà. Partendo dal presupposto che ci sia un essere umano sia sotto il degrado che dentro il Palazzo. Chi amministra una città o la giustizia dovrebbe ricordare che si può e si deve imparare ad amare non solo famigliari e amici, ma anche coloro che ci appaiono come estranei. L’amore e la speranza conferiscono autentiche occasioni per cambiare e migliore indipendentemente dai luoghi e dalle circostanze.
Le fotografie o le parole sono il desiderio di superare i limiti del “noi” e del “loro”, il tentativo di avvicinarsi al prossimo riconoscendo nella sua diversità un punto di vicinanza; il bisogno di amore, speranza e civiltà.
Utilizzando una fotocamera abbiamo realizzato una visione particolare di Messina, in questo caso Mortelle, città e luogo che amiamo molto. Ormai viviamo in un territorio scartato e la gente è veloce, non perde tempo, non si accorge di quello che ha. La gente si sposta, cammina in fretta, a volte non guarda, spesso non vede. Timorosi di incontrare sguardi teniamo gli occhi bassi. Da cosa fuggiamo? Da quello che potremmo vedere oltre gli occhi?
Quelli di IMG Press si sono fermati nella città disseminata di grovigli umani, sguardi smarriti che interpellano le nostre coscienze troppo indifferenti. Si potrebbe scrivere un manuale su questo territorio negato ai cittadini, un pezzo di civiltà piena d’incognite, ma se recuperata diventerebbe una sfida affascinante. Pensate che significa solo ridare lustro e dignità a un luogo che rappresenta per i messinesi la speranza di una rinascita: alla chiusura dei lavori il sindaco Basile potrebbe andare in pensione felice. Magari per salire sulla terrazza di un centro benessere e godersi, senza più patemi, lo spettacolo dello Stretto, dall’alto. Che davvero non ha paragoni.
È il mito di Mortelle, Torre Faro, Granatari, Ganzirri che ogni generazione e ogni tempo reinterpretano, tengono vivo, rendono attuale, duraturo. E rigenerante.