I minorenni sono sempre più coinvolti nelle migrazioni. Tra il 2014 e il 2024 sono arrivati in Italia, da soli, via mare, 127.662 minori stranieri non accompagnati (MSNA)[1], prevalentemente adolescenti e preadolescenti, ma in alcuni casi anche bambini, con una media di 11.600 arrivi l’anno.
Se allarghiamo lo sguardo a 6 Paesi tra i principali punti di ingresso nell’UE – Grecia, Italia, Bulgaria, Spagna, Cipro e Malta – si stima che nel 2023, 55.700 minori siano entrati da soli o con le proprie famiglie. Il 64%, ben 35.500, erano non accompagnati o separati[2], di cui la metà, 18.820, arrivati via mare solo in Italia, dato in calo nel 2024, a quasi 7.900[3].
In occasione della Giornata Internazionale del migrante, Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, accende i riflettori sulla condizione di questi minori, che dopo aver affrontato viaggi difficili e rischiosi per sfuggire da guerra e povertà, continuano un percorso costellato da ostacoli e difficoltà.
In Italia l’Organizzazione lancia la quarta edizione del rapporto “Nascosti in Piena Vista”[4], che quest’anno si concentra sul compimento dei 18 anni e sul passaggio alla vita adulta, evidenziando come questo momento rappresenti una soglia critica e spesso traumatica nella vita dei minori stranieri non accompagnati, i cui percorsi di crescita in Italia rischiano di interrompersi bruscamente.
“Non ho avuto abbastanza tempo in comunità per prepararmi all’uscita. Mi sono trovato subito a dover lavorare, perché i soldi non bastavano per studiare” ha detto Karamel, un ragazzo egiziano di 20 anni.
Minori non accompagnati presenti nel sistema di accoglienza: la fotografia
In Italia sono presenti nel sistema di accoglienza e protezione 19.215 minori stranieri non accompagnati[5]. Oltre il 75% ha tra i 16 (23,75%) e i 17 anni (52,15%), il 13,66% tra 7 e 14 anni e solo l’1,65% è nella fascia 0-6 anni. La Sicilia, ancora una volta, è la regione con la maggiore incidenza di minori stranieri soli (4.555 minori presenti al 31 ottobre 2024, pari al 24,78% del totale). Sul territorio nazionale la maggioranza netta è di sesso maschile (87,70%), mentre le bambine e ragazze rappresentano il 12,30%[6], un’incidenza sul totale dei minori in continuità con gli anni passati. Tra le nazionalità più rappresentate ci sono l’egiziana (3.849), l’ucraina (3.631)[7], la gambiana (2.224), la tunisina (1.973), la guineana (1.515).
“I minori stranieri che giungono soli in Italia devono poter contare sulla possibilità di crescere in un ambiente fatto di amicizie, relazioni e sostegno, come tutti i loro coetanei. Spesso invece arrivano alla maggiore età e devono disporre di un lavoro e di una abitazione autonoma per poter rimanere regolarmente nel territorio, tutte conquiste che i loro coetanei ottengono nel corso di molti anni. Tuttavia, se le prime fasi dell’arrivo e dell’accoglienza in Italia non consentono loro un supporto adeguato, il rischio è che ai 18 anni il percorso verso l’autonomia venga di fatto interrotto bruscamente. A fare la differenza è infatti la qualità dell’accoglienza, che andrebbe prevista presso una famiglia affidataria o in una struttura dedicata. Troppo spesso, invece, i minorenni soli restano per mesi in grandi centri privi di opportunità – una situazione che al 30 settembre 2024 riguardava più di un minorenne su 4 – e una volta maggiorenni si scontrano con ostacoli burocratici e conseguenti difficoltà di inserimento lavorativo e abitativo. Un forte alleato nel percorso di crescita nel nostro Paese può essere il tutore volontario, una figura adulta di riferimento con la quale confrontarsi costantemente per compiere le proprie scelte” ha dichiarato Antonella Inverno, Responsabile ricerca e analisi dati di Save the Children.
Le sliding doors: accertamento dell’età, accoglienza, apertura della tutela e rilascio del permesso di soggiorno
La legge 47 del 2017 fissa i pilastri di una buona accoglienza, ma purtroppo non sempre viene rispettata. Il primo elemento cruciale riguarda l’accertamento dell’età: il rischio di essere identificati come adulti implica, infatti, diverse criticità, tra cui il possibile inserimento nella cosiddetta “procedura accelerata”, che si svolge direttamente in frontiera per chi viene da Paesi considerati sicuri, per il riconoscimento della protezione internazionale[8]. Alcuni ragazzi che hanno partecipato alla ricerca di Save the Children hanno evidenziato l’impatto di questi errori sulle loro vite, come ad esempio Jordan*, un ragazzo guineano di 16 anni, inizialmente registrato come maggiorenne, che ha spiegato: “A Lampedusa ho detto che sono minorenne, ma mi dicevano che non era vero perché sono alto. E ancora adesso ci sono tante persone che non mi credono solo perché sono alto”.
L’apertura della tutela e il primo rilascio del permesso di soggiorno sono i due passaggi fondamentali per avviare il percorso di inclusione di un minore straniero non accompagnato, ma le lungaggini burocratiche nella gestione dei documenti spesso ostacolano e compromettono l’intero processo.
Uno dei fattori che fa la differenza nel percorso di accoglienza e integrazione di un minore solo è l’avere o meno un rappresentante legale, un punto di riferimento importante che vigili sul rispetto dei suoi diritti. Il sistema lo prevede per ciascun minore, ma nella realtà la situazione spesso è diversa ed è il tutore pro-tempore della comunità di accoglienza a dover ricoprire questo ruolo per lunghi periodi, talvolta fino al compimento del diciottesimo anno e per tanti giovani contemporaneamente. Nel 2022, i tutori volontari iscritti negli elenchi istituiti presso i tribunali per i minorenni erano solo 3.783, nonostante l’aumento di quasi il 10% rispetto alla precedente rilevazione, con grandi differenze a livello territoriale. In testa spiccano Torino e Roma con, rispettivamente, 504 e 440 tutori. Al 31 dicembre 2022 risultavano ancora in corso 6.991 abbinamenti effettuati dai tribunali per i minorenni tra tutori volontari e minori stranieri non accompagnati [9]. Con 227 tutori iscritti, Palermo ha proposto il numero più alto di abbinamenti: ben 3.092, portando a 1.354 le tutele in corso (con una media di quasi 6 minorenni in carico ad ogni tutore). Anche nel 2023 Palermo ha il maggior numero di tutele aperte (con tutori volontari e non, 3245), seguita da Napoli (1673) e Milano (988). Nel primo semestre del 2024 è sempre Palermo ad aver nominato il numero più alto di tutori (1458)[10].
Sempre nei primi sei mesi del 2024, a fronte di 6.694 ingressi, è stato chiesto il rilascio di 11.449 permessi di soggiorno per minore età, coinvolgendo evidentemente le richieste dei minorenni arrivati nel 2023 in Italia e non ancora in possesso di un primo permesso. I minorenni per i quali sono state effettuate le richieste provengono principalmente da Egitto (2.583), Gambia (1.659) e Tunisia (1.523) e nel 94% dei casi sono maschi. Le Questure coinvolte maggiormente sono quelle di Agrigento (890), Trapani (488), Udine (439), Trento (420).
La mancanza di documenti o il ritardo nel loro rilascio può rallentare significativamente il percorso di inclusione e creare una situazione di grande incertezza per i giovani, limitando le loro opportunità di accesso al lavoro, ai servizi, anche sanitari, e alla formazione.
Il sistema di accoglienza, tra previsioni normative e realtà
Solo poco più di un minorenne su due (58,1%) a giugno 2024 era accolto in centri di seconda accoglienza, SAI o extra SAI. [11]
Ciò significa che i minori stranieri non accompagnati sono spesso ospitati nei centri di accoglienza straordinaria (CAS minori)[12] o in altre tipologie di strutture emergenziali, dove sono garantiti solo servizi di base e dove dovrebbero restare solo per il tempo necessario al trasferimento nelle strutture SAI, in quanto inadatti a rispondere alle esigenze di ragazzi e ragazze per periodi più lunghi. Fondamentale, inoltre, è il ruolo degli operatori e delle operatrici del sistema di accoglienza, non sempre adeguatamente formati e capaci di bilanciare il rispetto delle regole con un approccio adatto ai minori.
Risulta scarsamente applicato per i minori non accompagnati il ricorso all’affido familiare, promosso dalla legge 47 del 2017 come prioritario rispetto alle strutture: a giugno 2024 risultavano accolti in famiglia appena il 20,4% dei minorenni presenti in Italia, ma di questi ben l’87% è rappresentato da minori ucraini.
Sebbene incida anche il progetto migratorio dei ragazzi rispetto alla destinazione finale, non devono, dunque, stupire i dati sugli allontanamenti volontari: dal 1° gennaio al 30 settembre 2024 dei 6.610 allontanamenti volontari dalle strutture registrati[13], il 25%, pari a circa 1.650 minori, è uscito definitivamente dal sistema di accoglienza, con tutti i rischi che questo comporta.
Tra le difficoltà che i minori stranieri non accompagnati si trovano ad affrontare, in base a quanto riportato dagli operatori, vi sono quelle legate al mancato accesso a servizi specialistici per la salute mentale, che può rappresentare un grave problema per i ragazzi e le ragazze che hanno alle spalle esperienze di violenza e traumi da curare. Nel 2023, il 2% dei minori accolti in progetti SAI ha mostrato segni di disagio mentale, mentre il 2,1% ha subito tortura o violenza. Le minori vittime di tortura o violenza rappresentano una percentuale significativamente più alta rispetto ai maschi (17,5% contro 1,3%). Allo stesso modo, le minori vittime di tratta ammontano al 13,7%, rispetto allo 0,7% dei maschi.
Le difficoltà nei percorsi di crescita: scuola e tirocini
L’accesso a percorsi di istruzione risulta spesso problematico e questi percorsi rischiano di risolversi solo in un corso di alfabetizzazione, senza un inserimento scolastico nell’istruzione ordinaria, fondamentale anche per socializzare con i coetanei. I problemi sono di varia natura e possono riguardare anche il riconoscimento dei titoli di studio già posseduti all’estero, una criticità che riguarda anche la possibilità di inserimento in un tirocinio.
Dei 6.027 minori stranieri non accompagnati accolti nel SAI nel 2023, solo 3.894 erano iscritti a percorsi di scuola secondaria di I e II grado e di Istruzione e Formazione Professionale-IeFP (di questi 109 femmine e 3785 maschi).
Frontiera 18
Al compimento dei 18 anni tutti i nodi vengono al pettine e le strade si biforcano. Vi sono ragazzi e ragazze che, attraverso il cosiddetto prosieguo amministrativo, ottengono dal Tribunale per i Minorenni la possibilità di proseguire il percorso di crescita continuando ad essere sostenuti fino ai 21 anni di età nell’accesso al mondo del lavoro, nella prosecuzione degli studi e nella individuazione di soluzioni abitative dignitose, storie che testimoniano come una buona rete di accoglienza e inclusione possa fare la differenza. Al 17 ottobre 2024 risultano attivi 1.601 prosiegui.
“Purtroppo, in molti casi le cose non funzionano così. Tutti gli ostacoli che incontrano dal momento della fuoriuscita dalla struttura di accoglienza – la difficoltà di prendere una stanza in affitto, di aprire un conto in banca, di svolgere un tirocinio o avere un contratto di lavoro in attesa della conclusione dell’iter per il permesso di soggiorno – fanno sì che i ragazzi possano facilmente cadere nelle reti dello sfruttamento, del lavoro nero e della microcriminalità. Senza reti di supporto e senza tutele, i neomaggiorenni restano esposti a situazioni di marginalità. È necessario assicurare a tutti i minori che giungono in Italia da soli senza genitori o figure di riferimento un percorso di accoglienza, protezione e inclusione che li accompagni all’età adulta, con il sostegno della comunità. Perché ciò avvenga, è importante che ognuno faccia la sua parte, fin dal momento del loro arrivo” ha sottolineato Antonella Inverno, Responsabile ricerca e analisi dati di Save the Children.
L’analisi mira a evidenziare il forte rischio di scivolamento nell’ombra dell’esclusione dei neo-diciottenni, per difficoltà e ritardi burocratici che, sommandosi a quelli relativi all’accoglienza e alla nomina del tutore, possono riguardare il prosieguo amministrativo, il rilascio del parere e la conversione del permesso di soggiorno alla maggiore età, o ancora la procedura di riconoscimento della protezione internazionale. Nel corso del 2023, 11.700 neo-diciottenni sono usciti dal sistema di accoglienza e protezione. Nello stesso anno i permessi rilasciati a seguito di conversione dal permesso per minore età sono stati 1.366. Come racconta Omar, intervistato nel mese di luglio: “Sto aspettando dicembre per il rinnovo dei documenti. Ho fatto le impronte e ora aspetto”. L’ansia legata ai lunghi tempi di attesa per il rinnovo dei documenti è un elemento comune e fonte di stress per molti giovani, che vedono il loro futuro appeso alla validità di quei documenti.
Non vanno poi dimenticati gli ostacoli che riguardano la mancanza di un sostegno abitativo e condizioni di lavoro non sempre tutelanti. Nonostante le buone pratiche messe in campo dalla società civile, il fattore “tempo” nei percorsi dei giovani stranieri soli è determinante, soprattutto nel passaggio alla maggiore età, quando l’esigenza di autonomia e indipendenza economica, unitamente alla necessità di rispondere alle questioni burocratiche e documentali, si fanno sempre più urgenti, lasciando poco spazio per dedicarsi alla formazione, ai corsi di lingua, alla ricerca di un lavoro regolare. Entra qui in gioco la competitività del mercato nero che, nonostante l’alto rischio di sfruttamento e la mancanza di diritti e tutele, spesso può catturare questi ragazzi – così come molti giovani italiani – poiché garantisce un ritorno economico rapido, rispondendo alle loro esigenze immediate.
“È indispensabile agire fin dalla prima accoglienza, garantendo la piena attuazione delle norme contenute nella legge 47/2017 attraverso la previsione di un centro governativo di prima accoglienza per ogni Regione con la relativa copertura di almeno 2.000 posti e il potenziamento della rete SAI con l’attivazione di almeno ulteriori 10.000 posti in seconda accoglienza. È importante, inoltre, che si assicuri in tempi rapidi la conversione del permesso di soggiorno per minore età in altri tipi di permesso di soggiorno e che si stralcino le misure[14] che introducono nuove disposizioni in materia di accoglienza, accertamento dell‘età e conversione del permesso di soggiorno per i minori stranieri non accompagnati lesive dei loro diritti. Altre misure che possono fare la differenza riguardano l’adeguata formazione degli operatori, la promozione dell’affido familiare come forma prioritaria di accoglienza, l’accesso immediato al sistema scolastico e al Servizio Sanitario Nazionale anche per chi è in attesa del permesso di soggiorno, la rapida nomina del tutore, la previsione di percorsi personalizzati di formazione e di inserimento lavorativo per minori stranieri non accompagnati e neomaggiorenni” ha concluso Giorgia D’Errico, Direttrice relazioni istituzionali di Save the Children.
L’esperienza di Civico Zero
Di fronte a queste sfide, l’esperienza del programma Civico Zero e di altre progettualità di Save the Children nell’offrire supporto, orientamento e protezione ai minori stranieri non accompagnati e neomaggiorenni, con particolare attenzione ai minori a rischio di marginalizzazione, esclusione sociale e devianza, insegna l’importanza di costruire percorsi di protezione e inclusione che siano centrati sull’ascolto dei minori, personalizzati, accompagnati, monitorati e frutto di sinergie e di un solido lavoro di rete a livello territoriale e con le Istituzioni. Con questa consapevolezza, i percorsi di inclusione lavorativa di giovani migranti sono dunque anch’essi degli strumenti di protezione e vedono il giovane inserito in un progetto educativo più ampio che prevede una serie di interventi volti a rafforzare le sue competenze sia tecniche che relazionali (soft e hard skills), contribuendo in maniera decisiva nella buona riuscita dell’accompagnamento verso una propria autonomia. In Italia vi sono quattro centri Civico Zero, a Torino, Milano, Roma e Catania. Nel 2024 sono 2677 i beneficiari totali del Programma, dei quali 1524 minori e 1153 giovani adulti in un range di età che varia dai 14 ai 21 anni[15].