Attorno agli aeroporti di Catania e Palermo si sta giocando da tempo, nei palazzi istituzionali e negli ambienti economici, una partita complessa. Sulla volontà di vendere e privatizzare, le forze di governo sono concordi. Lo scontro è invece ferocissimo, soprattutto a Catania, tra Fdi e Forza Italia sulla gestione, e sui possibili beneficiari, locali ed esterni.
Una volontà che contrasta con i dati oggettivi della costante crescita dei conti di bilancio positivi e delle ulteriori potenzialità, soprattutto strategica anche dal punto di vista geopolitico, delle infrastrutture aeroportuali siciliane.
Che beneficeranno, nel prossimo futuro, di consistenti finanziamenti (Fers, Pnrr) per interventi diretti e indiretti, per la loro collocazione e relazione: dai porti agli interporti, dalla rete autostradale a quella ferroviaria, fino alle aree destinate alla logistica, che è diventato il settore più importante dell’economia isolana.
Il pubblico si fa carico degli interventi di ammodernamento e valorizzazione, e degli oneri sociali che di future gestioni private che mireranno ai profitti e alle rendite, mentre sugli enti locali si scaricheranno i costi delle garanzie sociali (ad esempio per garantire gli spostamenti sostenibili dei cittadini). Ma oltre il danno di questa privatizzazione ci sarebbe anche la beffa, perché i fondi recuperati finiranno per coprire le decurtazioni del cofinanziamento della Regione Sicilia ad un’opera inutile e dannosa come il Ponte sullo stretto.
Stupisce che a questo disegno asservito al mondo della speculazione non si sia contrapposta una alternativa da parte delle forze politiche di opposizione presenti nelle istituzioni. E che le forze sindacali manifestino una sostanziale subalternità al mondo delle imprese e ai processi che si vanno affermando. Com’è dato vedere dal consenso dato all’accordo tra Governo Nazionale, Regionale e l’immobiliarista Ross Pelligra, al quale viene ceduta l’intera area della ex Fiat di Termini, destinata a diventare una enorme piattaforma logistica e commerciale. Una situazione che vede pregiudicato il futuro produttivo e occupazionale delle attuali e delle future generazioni. Un futuro fatto di piattaforme militari di guerra e di servizio per le merci importate.
Al contrario, gli Aeroporti e le altre infrastrutture connesse, dovrebbero accompagnare uno sviluppo armonico e funzionale alle esigenze economiche e sociali dei territori. Creando un circuito virtuoso e ridistribuendo gli introiti delle società che gestiscono gli aeroporti per i pendolari e per tutti quei servizi connessi al miglioramento della disastrata mobilità siciliana. Insomma, si svendono le società che fanno utili per fare cassa e si perde l’opportunità di programmare un settore, quello aeroportuale, fondamentale per un’Isola come la Sicilia.
Mimmo Cosentino, Segretario provinciale di Catania
Nicola Candido, Segretario regionale Sicilia
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea