Antonio Socci torna a parlare dell’importante restauro e riapertura della cattedrale francese. (“Il Gotico simbolo del cristianesimo. Dove si cade verso l’alto e tutto diviene luce”, 21.12.24, Libero) Il giornalista senese si lascia andare a delle ottimistiche considerazioni, sostiene che fin dal devastante incendio del 2019, il gioiello gotico, oltre alla commozione, alla preghiera, ha suscitato addirittura conversioni, come ha testimoniato uno dei vigili del fuoco accorsi per domare le fiamme.
Per Socci la vicenda Notre Dame, “È stata la riscoperta di un’anima e di una genialità che stanno nel profondo della nostra storia”, e citando Philippe Jost, il capo cantiere generale, che ha dichiarato: “Abbiamo provato un’ammirazione incredibile per l’audacia dei costruttori della Cattedrale. Ci siamo sentiti come sulle spalle dei giganti che ci hanno preceduto”. Tra l’altro, si sono scoperti anche migliaia di pezzi scolpiti che erano nascosti nella grande cattedrale, alcuni dei quali sono esposti al Museo di Cluny fino al 16 marzo. Su Notre Dame, è intervenuto con una nota storica, anche il professore Roberto De Mattei: “I costruttori di Notre-Dame si sono ispirati a un’idea di ordine, di misura, di armonia, che hanno espresso in luce e in pietra.
Quest’idea è una concezione del mondo, ordinata a Dio, la stessa concezione del mondo architettonica che è espressa nella Summa Theologiae di san Tommaso d’Aquino e in quell’altra summa del pensiero umano che è la Divina Commedia di Dante Alighieri”. Sostanzialmente la civiltà che costruì queste cattedrali è quella che ha “inventato” le università (cattedrali del sapere) e gli ospedali (cattedrali della sofferenza umana e della carità). Altro che secoli bui. Luce abbagliante. E proprio di Luce del Medioevo, che è il titolo di un celebre studio della studiosa francese Regine Pernoud, dove spiega brillantemente cosa rappresenta la cattedrale per gli uomini del Medioevo. In particolare l’arte architettonica si è sviluppata proprio in Francia, nell’Ile-de-France, il cuore stesso del Paese. Per l’occasione ho riletto quelle pagine (Le Arti) che si occupano delle costruzioni gotiche.
Ne offro una sintesi al lettore. “Esaminando da vicino una cattedrale gotica, – scrive Pernoud – si è sempre tentati di vedervi una specie a miracolo; miracolo di quelle colonne mai rigorosamente allineate e che tuttavia sopportano il peso dell’edificio […]”. Per i monumenti antichi, basta un semplice capitello, per ricostruire l’intero tempio. Qui con la cattedrale gotica, anche se si ritrovassero tre quarti, sarebbe impossibile ricostruire il quarto. Tuttavia è un apparente disordine, perchè tutti gli architetti hanno regole e obblighi da rispettare nella costruzione di una chiesa. Hanno scritto che il Medioevo amava l’oscurità, falso. Per la studiosa basta osservare le immense vetrate per lasciar passare il sole. Per quanto riguarda la decorazione, i dettagli architettonici: “nulla è lasciato al caso, in ciò che a noi sembra semplice esuberanza di immaginazione”. Non è esatto parlare di cattedrali solo “bianche”, “in esse lo splendore del colore, tanto all’esterno che all’interno, prolungava quello della luce; era un mondo cangiante, dove tutto si animava”. Fino al punto che la studiosa può scrivere che anche per le cattedrali, “il mondo medievale è un mondo colorato”.
Pensate alle vetrate di Chartres, o di Saint-Denis, dove possiamo ammirare l’intensità e la perfezione dei colori medievali. Pernoud si sofferma sul simbolismo delle cattedrali. Tutti i dettagli di architettura e ornamento, che compongono le cattedrali, certamente avevano un senso, anche se ancora non abbiamo capito il “perché”. “Neppure una sola di quelle figure che pregano, ch fanno smorfie o che gesticolano sono state poste là arbitrariamente: tutte hanno il loro significato e costituiscono un simbolo, un segno”. Certamente ancora c’è tanto da scoprire per la Pernoud. Queste cattedrali sono un appello alla preghiera, al raccoglimento, alla più meravigliosa, forse, delle sensazioni umane, che è la meraviglia. Noi ancora non ne abbiamo penetrato completamente il segreto di questo simbolismo, ci mancano ancora un mare di nozioni per penetrarne il mistero. La studiosa francese fa riferimento alla scienza dei numeri, che sono l’armonia del mondo e la consacrazione della Liturgia cattolica. Certamente gli artisti del Medioevo “hanno saputo fare della loro casa di preghiera, come il riassunto e l’apogeo della loro vita e delle loro preoccupazioni: esse erano non solo la visibile testimonianza della loro fede, della scienza sacra e profana, della liturgia, ma anche il riflesso delle loro occupazioni quotidiane […]”.
C’è una grande testimonianza, “di quel robusto senso della bellezza che possedevano i nostri antenati”. Pertanto, una domanda va posta: “Come non meravigliarsi, anche, di quella frenesia di costruire alla quale si assiste nei secoli XII e XIII […] quelle enormi masse di pietra trasportate dalla loro cava al luogo dell’edificio, quel mondo di scultori, tagliatori di pietra, carpentieri, pittori, manovali e capimastri e, sempre più, l’incredibile attività delle botteghe in cui si lavorava il vetro”. Una cattedrale come Chartres nota Pernoud, comporta almeno centoquarantaquattro alte finestre; un lavoro gigantesco, dove hanno contribuito, in collaborazione, una folla di artisti anonimi. Questo è un particolare che recentemente ho letto nelle splendide riflessioni di Fulton Sheen. Prima di concludere l’argomento delle Arti nel Medioevo, la studiosa francese fa delle considerazioni sulle tecniche di restauro (il libro è stato scritto nel 1944) che talvolta hanno sfigurato i monumenti, che diventano vittime,“perchè ci si è messi a rifare tutto in uno stesso ordine architettonico, preoccupandosi di regole e di canoni che non sono mai esistiti nella mente dei costruttori […]”. Naturalmente, sul recente restauro di Notre Dame non sono in grado di poter emettere un giudizio, lascio agli esperti l’ultima parola.
DOMENICO BONVEGNA
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