Messina – Quando fare il duro “tirava”, De Luca sbraitava e prendeva provvedimenti “duri e nulli”, ora che i contagi sono decine di migliaia al giorno in Italia (anche centinaia in città) e gli ospedali cominciano a intasarsi al Sud, siccome la gente è stanca e non vuole lockdown, lui cambia faccia, fiuta l’aria e da sceriffo si fa Masaniello.
Prima faceva ordinanze nulle con finte limitazioni aggiuntive, ora rilassa le regole, rendendo più facili contatti e contagi. Si capisce: ciò che conta dei messinesi non è la salute, ma i voti.
Per esempio, il DPCM consentiva ricevimenti privati solo “con la partecipazione massima di 30 persone”. De Luca aggiunge: “non devono essere conteggiati i conviventi e congiunti e i parenti ed affini fino al secondo grado”. Semplicemente, non poteva farlo: oltre che superate dal nuovo decreto erano disposizioni illegittime, nulle, pura propaganda.
Riguardo alle scuole, per evitare assembramenti in ingresso e uscita il Sindaco dice che le classi devono essere formate secondo legge (come dire: ordino che ci si fermi al semaforo rosso!) e che le scuole che non hanno aule ricorrano ai doppi turni. Si era già visto a settembre: da giugno ad agosto lui non si è curato né della numerosità delle classi né delle aule. Oggi i nodi vengono al pettine, ma De Luca fa lo struzzo: testa sotto la sabbia e barile scaricato alle scuole. La questione della didattica è molto seria. La Regione obbliga nelle superiori la didattica a distanza fino al 13 novembre. Questa modalità ha mostrato gravi limiti, fino a far parlare di una “didattica classista”: gli studenti meno avvantaggiati hanno sofferto mancanza di mezzi (computer, tablet, modem, connessione) e difficoltà domestiche (spazi da condividere in attività contemporanee). Per gli studenti disabili, poi, è stata addirittura peggiorativa. Per non ripetere l’esperienza negativa bisognerebbe ribadire alla Regione che la teledidattica non sostituisce, ma “integra” quella in presenza, da mantenersi per norma nazionale fino al 25%. Occorrere allora istituire subito tavoli permanenti di valutazione con dirigenti e operatori della scuola per programmare da ora la ripresa di metà novembre, prevedendo la presenza per un quarto degli studenti per classe, con preferenza per quelli con disabilità e/o con difficoltà di ricezione. Così la domanda di trasporto della scuola si ridurrebbe del 75%, rendendo più sicuri gli spostamenti urbani.
Il problema, infatti, è il trasporto pubblico. A Messina De Luca ha ereditato 110 autobus, ma la nuova organizzazione delle corse non funziona perché la “genialata” dello shuttle lascia i villaggi scoperti per ore. Anziché riorganizzare il servizio per renderlo più efficiente, De Luca “ordinava” di iniziare le lezioni alle 10,00 (per molti vuol dire finire ogni giorno alle 16,00, con quali servizi di mensa? Con quale possibilità di gestire i doppi turni, pure previsti?) e di …appaltare ai privati il potenziamento delle corse! Invece bisogna riorganizzare il servizio e pensare a forme di mobilità sostenibile che decongestionino il trasporto pubblico. Per esempio: acquistare una quantità adeguata di bici elettriche da concedere in comodato gratuito temporaneo (eventualmente riscattabile a richiesta) a lavoratori e studenti, oppure promuovere un “safe car-sharing” e modulare gli orari di accesso ai posti di lavoro, promuovendo seriamente lo smart working. Ma su questo De Luca torna sceriffo contro i suoi stessi dipendenti e “ordina” non che il lavoro a distanza sia adeguatamente promosso, organizzato e valutato, ma che sia invece limitato (al 50% dell’orario).
Per la scuola ci vuole adeguata visione, capacità di coordinamento, sedi permanenti di confronto con dirigenti e operatori. Per il trasporto ci vogliono capacità di organizzazione, razionale utilizzo di un parco mezzi cresciuto di quasi dieci volte in otto anni e incentivazione a forme innovative di mobilità urbana. Per il lavoro ci vogliono capacità di motivazione, di controllo e di positiva relazione coi dipendenti e coi dirigenti.
Insomma, per questo delicato momento ci vogliono dedizione ai problemi, assunzione di responsabilità operativa, capacità di coordinamento. In una parola, ci vuole un sindaco, non un opportunista politicante da campagna elettorale permanente.
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