“Siamo come nelle sabbie mobili: sembriamo fermi, in realtà stiamo sprofondando”: Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, commenta duramente i report internazionali diffusi in occasione del 17 maggio, giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Studi che evidenziano, dice Piazzoni, “come l’Italia in tema del contrasto alle discriminazioni pur sembrando, nel migliore dei casi, immobile, in realtà sta evidentemente peggiorando su molti fronti.
Questo perché lo status di avanzamento sui diritti di un Paese può peggiorare anche senza nuove leggi, ma semplicemente a causa dell’immobilismo delle istituzioni o per la totale indifferenza e talvolta legittimazione di comportamenti e linguaggi discriminatori da parte della politica”. Secondo la rainbow map di Ilga-Europe, il primo dei due report diffusi, l’italia perde in un anno due posizioni e si trova ora al 36esimo posto su 48 Paesi monitorati. “La mappa di Ilga – taglia corto Piazzoni – ci vede fuori dall’Europa. E dire che, invece, siamo uno dei Paesi che l’Unione europea l’ha fondata”. “Altra doccia fredda – prosegue Piazzoni – arriva dal sondaggio svolto dall’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (FRA) in 30 Paesi.
L’Agenzia europea ci dice che in Itala ancora oggi il 53% delle persone omosessuali ha paura a tenersi mano nella mano con il proprio partner nei luoghi pubblici, il 38% racconta di aver subito almeno un episodio di discriminazione, il 18% di aver subito tentativi di pratiche di “conversione”, cioè qualcuno che cercava di “curarlo” dall’omosessualità. Non solo: l’agenzia ci dice che in Italia aumenta il numero di student* LGBTQI+ che dichiarano di aver subito atti di bullismo, scherno o discriminazione a scuola, erano il 43% nel 2019, oggi sono il 68%.
Ecco perché il 51% de* student* LGBTQI+ dichiara di avere paura e tiene nascosto il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere nelle aule scolastiche. Attenzione: il 67% di queste persone dichiara anche di non aver mai affrontato le tematiche inerenti l’orientamento sessuale o l’identità di genere nella propria scuola”.”Questi due rapporti insomma ci raccontano – prosegue Piazzoni – un’Italia che continua a non voler affrontare il problema della discriminazione delle persone LGBTQI+, lasciando nei cassetti tutte le strategie che i Governi precedenti avevano predisposto. Di questo porta la responsabilità il Governo Meloni: racconta di non voler smantellare leggi, perché sa che è sufficiente l’ostinato immobilismo in questa palude di diritti mancanti per farci sprofondare”, conclude.