PATENTE A CREDITI: 832.500 IMPRESE “ABBANDONATE” DA UNA BUROCRAZIA MINISTERIALE LENTA E IMPACCIATA

Nei primi 7 mesi di quest’anno, 18 morti nei luoghi di lavoro in più rispetto al 2023. A Roma la situazione più drammatica…

Ieri, dopo 59 giorni dalla presentazione alle parti sociali, il decreto attuativo per la patente a crediti messo a punto dal Ministero del Lavoro è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Ma a soli dieci giorni dal 1° ottobre, data dall’entrata in vigore della nuova misura, siamo ancora in attesa che l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) approvi la circolare esplicativa. E solo dopo aver consumato anche questo passaggio, le aziende interessate da questa novità legislativa potranno collegarsi digitalmente al portale e presentare la domanda.

Pertanto, 832.500 imprese composte da edili, dipintori, piastrellisti, elettricisti, termoidraulici, ascensoristi, falegnami, serramentisti, fabbri, lattonieri, carpentieri, etc., si sentono “abbandonate”, tradite da una burocrazia ministeriale lenta e impacciata. E nonostante lo sconforto, mantengono viva la speranza che i tecnici dell’INL riescano a licenziare la circolare esplicativa e a rendere operativa la piattaforma almeno 3/4 giorni prima della scadenza del 1° ottobre.

Ora aspettiamo la circolare esplicativa e il portale per presentare la domanda

Con l’introduzione della patente a crediti, l’intento del legislatore è quello di prevenire e contrastare il lavoro irregolare e aumentare la sicurezza nel comparto delle costruzioni. Obiettivi condivisibili che, purtroppo, si stanno scontrando con la spaventosa inefficienza della burocrazia ministeriale. Infatti, sono più di 4 mesi e mezzo che la normativa è stata approvata definitivamente, ma a 10 giorni dall’entrata in vigore della patente a crediti, solo ieri il tanto atteso decreto attuativo del ministero del Lavoro, presentato alle parti sociali il 23 luglio scorso, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. A seguito di questo grave ritardo, l’INL non ha ancora potuto redigere la circolare esplicativa che dovrà definire la prassi amministrativa per individuare concretamente i termini e le modalità operative per ottenere la patente. Pertanto, in assenza di questa circolare, la piattaforma digitale dove le imprese interessate dovranno presentare la domanda non è ancora disponibile e lo smarrimento e la confusione hanno avuto il sopravvento. A segnalarlo è la CGIA, l’associazione degli artigiani e dei piccoli imprenditori di Mestre.

I lavoratori autonomi sono tutti in difficoltà

L’ennesimo caso di lentezza della burocrazia ministeriale sta mettendo in grosse difficoltà le imprese del comparto casa, in particolare quelle di piccolissima dimensione. Va segnalato che tra le 832.500 attività interessate a richiedere la patente a crediti, oltre 320mila (quasi il 40 per cento del totale), sono costituite da artigiani, molti dei quali stranieri, che non hanno dipendenti. Perciò, non potendo contare sull’apporto di alcun collaboratore, dovranno ottemperare gli adempimenti richiesti dalla legge avvalendosi della consulenza di un tecnico, per la parte che riguarda ambiente e sicurezza, e di un commercialista, nel caso si debba dimostrare il possesso della certificazione di regolarità fiscale, quando prevista dalla legge. Insomma, a pochi giorni dalla scadenza del 1° ottobre, il buon senso suggerirebbe di prorogare l’entrata in vigore della patente a crediti. Il Ministro del Lavoro, invece, nei giorni scorsi ha scartato questa ipotesi, anche se alla luce della confusione venutasi a creare, si auspica che,  almeno sino alla fine di quest’anno,  sia prevista una fase di accompagnamento che – a eccezione degli infortuni mortali o gravi – includa anche la sospensione della decurtazione dei crediti.

Per fermare le morti, più che la patente a crediti bisogna aumentare i controlli sostanziali

La CGIA ritiene che la patente a crediti possa essere uno strumento che può agevolare l’attività degli enti pubblici preposti ai controlli: in un’unica banca dati disporranno dell’intera platea delle imprese che operano nel mondo dei cantieri, potranno monitorarla attentamente e individuare le aziende più a rischio in materia di sicurezza. Ma con questo nuovo strumento, difficilmente si riuscirà a ridurre pesantemente il numero degli infortuni e delle morti bianche in questo settore. Per contrastare queste tragedie, invece, bisognerebbe aumentare sensibilmente il numero dei controlli ed eseguirli con più efficacia. L’attività ispettiva, infatti, dovrebbe privilegiare i profili sostanziali di sicurezza e di salute nei cantieri, anziché soffermarsi, come spesso accade oggi, sugli aspetti formali privi di alcuna valenza preventiva. Insomma, meno meticolosità sulla completezza di documenti cartacei e relazioni tecniche, più rigore nei confronti di chi, ad esempio, ha montato un ponteggio non ancorandolo correttamente o, nei lavori in quota, non ha installato barriere anti caduta, parapetti e reti di sicurezza.