PATENTE A CREDITI: PER EVITARE IL FLOP, L’INL CHIEDE LA DOMANDA 2 VOLTE

Nel 2024 sono in aumento sia i decessi (+36%) sia gli infortuni nei cantieri (+15%)…

La paura di incorrere in una figuraccia è stata enorme; pertanto, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) è corso ai ripari. Al fine di evitare che il click day di martedì 1° ottobre mandi in tilt il portale dove almeno 830mila imprese del comparto casa dovranno presentare digitalmente la domanda per ottenere la patente a crediti, l’INL ha concesso ai richiedenti un’altra opportunità.

Da martedì scorso, infatti, le aziende interessate possono inviare un’autocertificazione per mezzo Pec che, per tutto il mese di ottobre, costituirà una modalità alternativa all’inserimento della domanda nel portale dell’INL. Operazione, quest’ultima, che comunque dovrà essere eseguita entro la fine del prossimo mese, pena l’impossibilità da parte degli operatori di questo comparto di continuare a lavorare nei cantieri temporanei o mobili a partire dal 1° novembre. Con una conseguenza, purtroppo, molto fastidiosa: per tante aziende e altrettanti lavoratori autonomi la richiesta della patente a crediti dovrà essere fatta due volte.

A denunciarlo è la CGIA di Mestre.

La PA fa spallucce e chiede documenti che possiede già

Sia chiaro, ai soggetti interessati non viene chiesto uno sforzo titanico. Tutto sommato, l’ “impegno” burocratico da assolvere è modesto. Comunque sia, è una questione di principio. Ci troviamo di fronte all’ennesima impreparazione della Pubblica Amministrazione che, nonostante abbia avuto cinque mesi di tempo per “organizzare” il servizio, continua a scaricare sugli utenti la propria imperizia.  In primo luogo va ricordato che il ministero del Lavoro, conscio del ritardo maturato negli ultimi due mesi, ha comunque deciso di non concedere la proroga all’entrata in vigore del nuovo provvedimento.

Ipotesi, quest’ultima, che una decina di giorni fa era stata chiesta sia dalle forze politiche di maggioranza che di opposizione. In secondo luogo va sottolineato che alle aziende viene chiesto di certificare il possesso di requisiti che gli enti preposti (Camera di Commercio, Inps, Agenzia delle Entrate, etc.), dispongono già. Insomma, non c’è verso. La Pubblica Amministrazione fa spallucce di fronte alle richieste di buon senso (come quella di concedere un rinvio), si muove con una lentezza disarmante e continua imperterrita a chiedere ai destinatari, in questo caso alle imprese, informazioni e documenti in suo possesso.