I Magistrati onorari di tribunale proclamano l’astensione dalle udienze civili e penali e dalle altre attività d’istituto nei giorni dall’8 al 12 luglio 2019.
Agli storici motivi di malcontento della categoria verso una politica sulla giustizia etero diretta, immobilistica e autodistruttiva, incoerente con la domanda di efficienza dei cittadini, che nega adeguati riconoscimenti economici, previdenziali e assistenziali ai magistrati onorari, si è aggiunta, recentemente, la fantasiosa affermazione che le istanze di questi ultimi sarebbero state soddisfatte in un disegno di legge governativo di cui è imminente la presentazione alle Camere.
Il Ministro della Giustizia ha, infatti, affermato che si darà seguito, con la suddetta iniziativa legislativa, alle indicazioni emerse nel tavolo ministeriale istituito per agevolare la sua definizione, composto prevalentemente dai rappresentanti della magistratura onoraria e di quella di ruolo.
Tuttavia il testo esaminato in Consiglio dei Ministri reca uno statuto della magistratura onoraria che si pone in totale continuità con l’approccio inconcludente e discriminatorio già seguito dal precedente Ministro della Giustizia, Andrea Orlando.
Da un lato nella proposta del Ministro Bonafede, varata senza nuovi finanziamenti e per opera di chi già aveva predisposto la riforma Orlando, si continua a imporre ai Capi degli Uffici giudiziari di non avvalersi dei magistrati onorari per più di tre giorni lavorativi settimanali, senza considerare le conseguenze di tale scelta “suicida” sul già gravoso arretrato giudiziario; dall’altro si mortifica tale categoria negando, specialmente ai magistrati onorari di lungo corso, il rilievo loro conferito dalla Costituzione e dalle pluridecennali proroghe legislative, che connotano tale componente giudiziaria, stante l’esiguità della consistenza organica della magistratura di ruolo, come risorsa coessenziale all’effettività della tutela giudiziaria dei diritti.
Il trattamento economico e previdenziale riservato a tale magistratura permane, anche nell’annunciato disegno di legge, indignitoso e disallineato dai parametri costituzionali, inclusi quelli interposti elaborati in sede sovranazionale da organi estranei a quel correntismo politico-giudiziario nazionale, concentrato oltremodo e sempre più nella spartizione autocratica di poltrone ministeriali e giudiziarie.
Si è quindi tradito, completamente, lo spirito riformatore declamato dal Movimento politico che esprime l’attuale Guardasigilli ed è stato ignorato l’impegno assunto nel Contratto di Governo, ove si prevedeva il superamento della riforma Orlando.
I compensi dei magistrati onorari verranno addirittura decurtati tramite il differimento dopo l’ottava ora di servizio giornaliero del gettone – già assai modesto e mai rivalutato dal 2003 – e che, fino a oggi, era erogato al termine della quinta ora lavorativa!
Detti tagli retributivi sono poi stati finalizzati al finanziamento di nuovi reclutamenti di altri magistrati onorari precari, anziché sistemare la posizione contributiva di chi già esercita da anni la giurisdizione senza adeguate tutele previdenziali.
Si dà poi continuità a quegli assetti discriminatori che penalizzano i giudici onorari addetti ai tribunali anche rispetto a quelli addetti agli uffici del giudice di pace, prevedendo solo per questi ultimi una indennità per la stesura delle sentenze, secondo una cinica logica del “divide et impera”.
Non si era mai raggiunto un simile grado di slealtà istituzionale nei rapporti tra la politica e quell’ordine giudiziario di cui la magistratura onoraria costituisce componente naturale e insostituibile.
Si auspica pertanto che il Ministro Bonafede inverta la rotta di 180 gradi, recependo interamente, senza riserve, la proposta formulata, previe intese con l’Associazione nazionale magistrati, in seno al tavolo tecnico, dai rappresentanti della nostra categoria.
Proprio alla magistratura di ruolo, chiamata a fronteggiare, per responsabilità di alcuni suoi componenti e di certa cattiva politica, una delle proprie più clamorose cadute di credibilità, chiediamo di rinnovare il proprio incondizionato appoggio a una riforma seria della magistratura onoraria, intesa quale iniziativa imprescindibile per restituire credibilità politico-istituzionale a un apparato giudiziario sempre meno benvoluto dall’opinione pubblica, a causa di gravi disfunzioni che ne minano la credibilità, peraltro eliminabili con un adeguato incremento della produttività giudiziaria mediato dall’apporto full time del personale onorario.
Insidiata da certa propaganda corriva, la magistratura intera rischia infatti di autodisintegrarsi in guerre insensate tra le sue varie componenti, mentre il suo problema di fondo rimane la sua connotazione obsoleta e inefficiente, questione in cui resta centrale il sottoutilizzo di una magistratura onoraria inutilmente vessata e sminuita.
Chiediamo quindi, in linea con le indicazioni fornite due anni fa dal Consiglio di Stato, massimo organo consultivo e giurisdizionale del Governo, di riconoscere alla magistratura onoraria, nel rispetto della sue peculiarità, un inquadramento che differenzi la posizione dei suoi componenti di lungo corso, accordando al contempo a tutti i suoi appartenenti tutele economiche analoghe e di livello non inferiore, pro rata temporis, a quelle del magistrato di prima nomina, consentendo l’esercizio non residuale e parcellizzato, ma continuativo e prevalente, delle funzioni giudiziarie onorarie.
Imprescindibile appare poi un rinnovamento dei vertici amministrativi che hanno concorso all’elaborazione di soluzioni tecniche inconferenti con gli impegni assunti dalla maggioranza di Governo (e invero da ampi settori della opposizione), frapponendo alla loro attuazione obiezioni infondate e giuridicamente confligenti con le indicazioni fornite dagli organi sovranazionali, dal contratto di Governo e, ci sembra, distanti dalle aperture espresse dalla Anm.
Anziché superare le disposizioni nazionali che violano il diritto europeo, la struttura ministeriale ha inteso clonarle in una formulazione apparentemente diversa, con il dichiarato intento di rimarcare, tramite ottuse forzature formalistiche, la natura non subordinata e non tutelabile del rapporto di servizio onorario.
Questo contegno non ci rende giustizia, essendo da sempre stato rivolto, il nostro impegno, alla finalità di garantire ai magistrati di ruolo il massimo apporto e ai cittadini una risposta tempestiva nei processi di primo grado.
Su questo presupposto intendiamo condurre una battaglia senza tentennamenti, contro le logiche sterili del peggiore conservatorismo burocratico, al fine di garantire alla magistratura onoraria tutele minime e non sopprimibili in coerenza col forte rilancio della efficienza giudiziaria.
Mesi addietro siamo stati costretti a portare le nostre toghe sotto il Csm per opporci alla proposta “Palamara”, dal nome del suo consigliere relatore, che prevedeva di avvicendare i magistrati onorari più esperti e anziani in servizio, in una logica tutt’oggi incompresa di ostilità manifesta verso il rafforzamento della nostra funzione di supporto.
Chiediamo che quella impostazione, i cui sostenitori non hanno dato prova di efficace difesa dell’interesse pubblico, sia ora definitivamente superata, anziché riproposta ad oltranza, come ottuso baluardo a indebite promozioni sul campo che, d’altronde, non chiediamo di conseguire.
Vogliamo solo svolgere il nostro lavoro e farlo al meglio, senza il costante timore di essere discriminati o espulsi con procedimenti sommari, dopo anni di indefesso sacrificio di altri interessi professionali e familiari.
Non è lasciandoci disarmati (vedasi il bizzarro ritiro della tessera valida per il porto d’armi da difesa personale) e senza tutele assistenziali e previdenziali che il Ministro Bonafede attesta rispetto per la magistratura di ruolo, ma garantendo tutte le componenti dell’unico ordine giudiziario, comprese quelle che non si spartiscono poltrone e incarichi.
La salvaguardia della giurisdizione la riteniamo d’altronde una priorità sottratta alla disponibilità del Ministro della giustizia e delle strutture di supporto che ne traducono, con delega alquanto ampia, l’indirizzo politico.
Occorre una riforma seria della magistratura onoraria e non di facciata. E tale esigenza risponde a un preciso obbligo costituzionale, cui la classe dirigente di questo Paese non ha più scuse o pretesti per sottrarsi.
Il Presidente
Raimondo Orrù – Federazione Magistrati Onorari di Tribunale