POLONIA: IL GOVERNO TUSK COME QUELLO DI JARUSZELSKI?

L’anno scorso la Nuovabussola scriveva che il futuro dell’Europa si gioca in Polonia, e per l’occasione intervistava il giornalista polacco Wlodzimierz Redzioch, che vive a Roma, naturalmente esperto di storia e di politica del suo Paese. Sostanzialmente siamo passati da una Polonia dagli anni bui del regime comunista, illuminati dall’elezione di Wojtyła e da sacerdoti come il beato Popiełuszko, fino all’attuale Polonia del primo ministro Tusk, liberticida ma gradita alle oligarchie europee.

In pratica, da quando si è insediato il terzo governo Tusk (13 dicembre 2023), “le cose stanno velocemente cambiando in Polonia, a discapito della sua identità cristiana. E se fino agli anni Ottanta del secolo scorso la libertà era soffocata dal regime comunista, oggi il nuovo pericolo è rappresentato dal laicismo coltivato dalle oligarchie di Bruxelles che hanno fatto di tutto per favorire il nuovo corso politico polacco”. Per Redzioch in Polonia si è passati da un governo conservatore, guidato da politici che volevano rispettare la storia religiosa e culturale della Polonia, rispettare il cristianesimo, la vita, introducendo leggi in difesa del nascituro, a un governo gradito a Bruxelles. Infatti, i vertici dell’Ue hanno usato ogni pretesto per non erogare i fondi europei alla Polonia, accusando il governo guidato dal PiS (Diritto e Giustizia) di violare il cosiddetto “stato di diritto”.

Adesso con il governo Tusk, la musica è cambiata, c’è una coalizione, uniti solo dall’avversione al precedente governo. Ormai sembra che lo scopo di Tusk sia “distruggere completamente l’opposizione. E lo fa violando la Costituzione, violando le leggi”. A questo punto Redzioch fa alcuni esempi di queste violazioni del nuovo governo. Si inizia subito con l’irruzione della polizia nella sede della televisione TVP Info, con la cacciata a forza dei dirigenti non graditi. Sembra di ritornare ai tempi di Jaruszelski. Del resto “ogni deriva dittatoriale comincia con l’occupazione dei media”, osserva Rędzioch, continua con altri episodi gravi come l’attacco a Radio Maria polacca e il trattamento indegno, descritto in più articoli sulla Bussola, che sta subendo padre Michał Olszewski, arrestato da agenti con passamontagna, soggetto a torture fisiche e psicologiche e accusato con accuse di volta in volta nuove che appaiono “solo pretesti per tenerlo imprigionato”. Ormai diventato un prigioniero politico. Il commissario per i diritti umani della Polonia osserva che padre Olszewski ha subito «trattamenti disumani e altre violazioni dei diritti e delle libertà».  (Wlodzmierz Redzioch, Come ai tempi del comunismo. Le torture a padre Olszewski, prigioniero politico nella Polonia di Tusk, 10.7.24, Lanuovabq.it)

Un altro caso è quello di Urszula Dubejko imprigionata, c’è un racconto drammatico del padre (Wlodzimierz Redzioch, Non è la salis. Prigionieri politici in Polonia: Urszula come padre Olszewski, 29.7.24, Lanuovabq.it) Dopo il suo arresto, in cella, si doveva spogliarsi nuda e sotto la doccia, sorvegliata da agenti uomini. Le era difficile soddisfare i suoi bisogni fisiologici. La donna per oltre un mese non ha potuto cambiare i vestiti. È tenuta in isolamento e non può avere contatti con altre detenute. Niente corrispondenza, le lettere arrivano censurate. Colpita anche la sua famiglia, il marito è stato costretto a licenziarsi dal lavoro. Qualcuno ha svaligiato il loro appartamento: un evidente tentativo di trovare qualche documento compromettente, spacciato per un furto. Per Skrzetuski il calvario della figlia è tanto più doloroso tenendo conto che lui personalmente ha conosciuto le prigioni comuniste durante il regime di Jaruzelski. «Non pensavo – dice amareggiato – che tutte queste cose che io, da oppositore al regime comunista, sperimentavo durante la legge marziale introdotta dal generale Jaruzelski, toccasse in forme ancora peggiori ai miei figli». Il padre della detenuta ha svelato che in questi mesi difficili della prigione in isolamento Urszula legge sempre il Diario di suor Faustina, che è fonte di conforto, come anche le conversazioni con il sacerdote cappellano. Urszula prega molto, prega anche per i suoi persecutori. Riesce ad affrontare l’attuale calvario grazie alle solide fondamenta spirituali. Pertanto, secondo Redzioch,“i casi di padre Olszewski e della signora Urszula i metodi utilizzati dall’apparato di repressione comunista sono ancora oggi ampiamente utilizzati in Polonia. Ma oggi c’è dietro una grande ipocrisia. Nella Polonia comunista la repressione dei cosiddetti nemici di classe o del sistema era palese e ben manifesta, oggi viene nascosta dietro il pretesto di “difendere i diritti umani” o di “ripristinare lo Stato di diritto”. Le persone vengono arrestate ed umiliate per costringere loro a dichiararsi colpevoli o di fornire prove per incriminare altre persone. Tutto questo serve, oggi come nei tempi comunisti, per eliminare ogni opposizione”. Non entro nel merito delle accuse nei confronti della donna, peraltro ci sarebbero altri casi di incarcerazioni inique, ma devo sintetizzare. Tuttavia dopo questi gravi fatti, il giornalista auspicava un interesse da parte dell’Europa per quello che succede in Polonia. Infatti, scrive Redzoich: “Bisogna sperare che anche in Europa si protesterà contro questa deriva autoritaria dell’attuale governo polacco del premier Tusk e del ministro della giustizia Bodnar”. Invece vedo poco o nulla all’orizzonte.

DOMENICO BONVEGNA

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